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mercoledì 24 ottobre 2007

La settimana della consapevolezza islamo-fascista.

(Christian Rocca) New York. Questa è la settimana della consapevolezza islamo-fascista (“Islamo-Fascism Awareness Week”), l’ultima funambolica battaglia culturale di David Horowitz, l’ex leader della sinistra marxista americana degli anni Sessanta ed ex collaboratore di Bertrand Russell, oggi diventato il più grande accusatore delle malefatte ideologiche dei progressisti e in particolare della sinistra accademica.

Dall’altro ieri a venerdì prossimo, all’interno dei campus di oltre cento università americane, gli studenti conservatori vicini al Freedom Center di Horowitz organizzano varie manifestazioni di protesta, sit in, volantinaggi, raccolta firme e una serie di eventi pubblici per provare a mettere in discussione ciò che i professori americani insegnano ai loro studenti sulla guerra al terrorismo. Agli eventi di Horowitz partecipano l’ex senatore Rick Santorum, il conduttore iper conservatore della Fox News Sean Hannity, la polemista Ann Coulter, la femminista Phyllis Chesler, i saggisti Robert Spencer, Daniel Pipes, Michael Ledeen e Michael Medved, i dissidenti musulmani Wafa Sultan e Ibn Warraq.
L’obiettivo della mobilitazione è far conoscere la minaccia islamo-fascista, ha detto Horowitz ammiccando sulla scorrettezza politica della sua proposta, ma anche quella di svelare le “due grandi bugie” raccontate dalla sinistra in questi anni. La prima è che sia stato George Bush a creare la guerra al terrorismo. La seconda è che il surriscaldamento terrestre sia un pericolo più grave del jihad globale e del razzismo islamista. La settimana universitaria di Horowitz è stata presa di mira da molte associazioni studentesche liberal, dai giornali di facoltà, da minuscoli gruppi comunisti che ieri in California hanno cercato di non far parlare i conservatori, da decine di blog, e dall’opinionista Maureen Dowd che l’ha ridicolizzata sul New York Times. Il gruppo “Campus Progress”, emanazione del centro studi clintoniano Center for American Progress di John Podesta e finanziato da George Soros, si è mobilitato online e nei campus per contrastare l’iniziativa di Horowitz. Le associazioni di studenti islamici e l’influente lobby di americani musulmani (Cair), che secondo Horowitz sono affiliate ai Fratelli musulmani e a Hamas, si sono mobilitate in contro-manifestazioni dal titolo “Pace, non pregiudizio”. Horowitz considera “pura satira” la replica dei suoi avversari, visto che gli islamisti radicali che loro proteggono “hanno dichiarato una guerra globale contro l’occidente e sono le persone con più pregiudizi al mondo”. L’agenzia di stampa governativa iraniana, Irna, ha definito la manifestazione “la settimana dell’odio” e salutato con soddisfazione i preparativi degli studenti della Columbia che venerdì accoglieranno Horowitz al grido di “Not on our campus”, “non nella nostra università”.
Christopher Hitchens, su Slate, è stato l’unico a difendere Horowitz, soprattutto dall’accusa di sbagliare analisi nell’insistere a definire “fascismo islamico” l’ideologia totalitaria e religiosa di gran moda in medio oriente e nelle comunità musulmane occidentali.
L’idea di Horowitz è che in America sia in corso una censura culturale da parte della sinistra progressista e della academic left che accusa di islamofobia chiunque colleghi il radicalismo islamico alle campagne terroriste contro l’America, l’Europa, Israele e i musulmani moderati nel Darfur. La replica di Horowitz è senza giri di parole: “E’ con questi mezzi che il nemico prova a paralizzare le difese delle sue vittime predestinate, mentre la sinistra progressista facilita e incoraggia il jihad terrorista, formando un’alleanza profana con le più retrograde e reazionarie forze del mondo odierno”. La settimana di protesta contro il fascismo islamico, almeno a parole, resta un tentativo di iniziare una discussione culturale e politica: “Le persone ragionevoli possono non essere d’accordo e noi non vogliamo sopprimere il disaccordo né chiudere l’argomento – ha detto Horowitz – questo è il programma dei nostri oppositori”.
Le prime due giornate di mobilitazione sono andate bene, dicono gli organizzatori. Millecinquecento persone hanno ascoltato Ann Coulter alla Tulane University di New Orleans. Horowitz ha parlato a seicento studenti all’Università del Wisconsin, mostrando uno dei due poster scelti per illustrare l’obiettivo della campagna: un’enorme foto di una donna afghana in burka e in ginocchio, uccisa con un colpo alla nuca da un talebano al centro di uno stadio di Kabul. L’altro poster mostra una ragazzina iraniana, accusata di molestie sessuali, seppellita viva prima di essere lapidata a morte.
Le violenze islamiste contro le donne sono al centro della “Islamo-Fascism Awareness Week”. Gli organizzatori hanno previsto lezioni improvvisate sul ruolo della donna nell’islam e manifestazioni davanti ai numerosi Dipartimenti di studi sulla donna per protestare contro l’assenza di corsi sulla misoginia islamica. “Il silenzio dei Dipartimenti di studi sulla donna di fronte a questa oppressione è una vergogna nazionale – sostiene Horowitz – Agli studenti viene offerta la possibilità di studiare ‘l’oppressione’ delle donne a Boston o a Beverly Hills in centinaia di corsi, ma non esiste nemmeno un corso che affronti la vera oppressione in corso a Riad e a Teheran. Soltanto qualche giorno fa, in Arabia Saudita, la polizia ha sparato sulle studentesse che scappavano da un edificio in fiamme senza velo: meglio morte che scoperte”. Nei campus il gruppo di Horowitz distribuisce un pamphlet di Robert Spencer e Phyllis Chesler sulla condizione della donna nel mondo islamico e trasmette anche la miniserie tv “The Path to 9/11”, molto dura nei confronti della gestione clintoniana dei primi attacchi islamisti all’America.
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Ndr. Chissà se si ricorderanno in che situazione vivono i gay nei paesi mussulmani.

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