Hanno il coraggio di parlare di elezioni anticipate, dopo appena un anno dalle ultime consultazioni. Berlusconi per primo perché spera di risalire sul trono e ricominciare a fare il padrone d’Italia, che gli piace tanto.
Anche dall’altra parte però c’è chi si farebbe volentieri allettare dall’idea di un eventuale successo elettorale del nuovo partito democratico.
E’ uno schifo, una vergogna, una cosa assolutamente vomitevole, perché l’Italia ha bisogno di tutto meno che di elezioni anticipate.
E’ uno schifo, una vergogna, una cosa assolutamente vomitevole, perché l’Italia ha bisogno di tutto meno che di elezioni anticipate.
Forse hanno ragione gli amici che mi consigliano di smetterla di guardare TG e leggere giornali ma io continuo sempre a sperare che da qualche parte, in questi mezzi di informazione fantoccio, vi sia qualcuno che prima o poi faccia notare a questi politici quanto stiano abusando della nostra pazienza e che magari ponga loro la fatidica domanda: “Onorevole, lei parla di elezioni anticipate, ma si rende conto di quanto costano e di quanto si potrebbe fare con la stessa cifra per cose più utili e che servano a noi e non al vostro culo?”
Per le elezioni politiche del 2006 lo Stato stanziò 393 milioni di euro, più altri 34,6 milioni per l’esperimento del voto elettronico. Totale 427 milioni di euro, quasi 827 miliardi del vecchio conio. E’ come se ognuno di noi elettori avesse sborsato 7 euro per votare.
Beh, per la democrazia sono soldi ben spesi, era un appuntamento elettorale previsto e normale ma che accadrebbe se questi 427 milioni di euro li dovessimo sborsare anche l’anno prossimo? E’ qualunquismo chiedersi cosa si potrebbe fare con quei soldi invece di mettere in piedi per l’ennesima volta il gran circo elettorale con le pagliacciate dei partiti e dei politicanti?
Invece i reggitori di microfono, spacciandosi per notisti politici, ogni sera ci trapanano le palle con le dichiarazioni puramente propagandistiche delle più infime nullità della politica, i portavoce, tanto più inutili in quanto devono solo dire ovvietà e cose trite e ritrite, come “questo governo deve dimettersi”. Mai che uno dei sedicenti intervistatori e reggimoccolo replichi: “va bene, ma voi in concreto cosa proponete, a parte la propaganda?” Invece di fare il controcanto e ribattere alle cazzate, da perfetti fiancheggiatori si limitano a girare silenziosamente le pagine al pianista.
L’anno scorso andammo a votare con la famigerata legge porcata di Calderoli, fatta scientificamente da Berlusconi per danneggiare il governo entrante, dato che secondo tutti i sondaggi, inclusi quelli seri, si sapeva che avrebbe vinto il centrosinistra. Dopo aver messo il sasso in mezzo alle rotaie ha continuato a ripetere dai suoi almeno cinque megafoni mediatici che questo governo era una porcheria e che bisognava ritornare a votare. Solo perchè lui non aveva vinto.
(L'orizzonte degli eventi blog) Dal canto suo il governo, invece di muoversi per cambiare subito la legge, costringendo anche l’opposizione a porre rimedio ad uno sfacelo legislativo, per il bene del paese, cazzo!, ha tergiversato fino a ritrovarsi con un Mastella che, dall’alto del suo partitello feudale, ogni giorno minaccia di far cadere il governo e chiede elezioni anticipate, un Dini che, riesumato non si sa da quale avello, parla come se avesse il 52% e una sinistra comunista che ovviamente, come da copione, si prende tutta la colpa dell’instabilità politica del governo Prodi.
In questi giorni che finalmente pare si decidano a mettere mano alla porcata, ci tocca sentire un Piercasinando Casini che dice “si alla riforma ma poi alle elezioni”. Cosa crede di ottenere, la maggioranza relativa?
Noi che ascoltiamo i telegiornali, a costo di passare per pazzi che parlano ad alta voce da soli ce le facciamo queste domande: “per chi parlano questi politici?”, “quale interesse fanno, il nostro o il loro?”, “non hanno paura di allontanare ancora di più la gente dalla politica?”
O forse è proprio questo ciò che vogliono?
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Per le elezioni politiche del 2006 lo Stato stanziò 393 milioni di euro, più altri 34,6 milioni per l’esperimento del voto elettronico. Totale 427 milioni di euro, quasi 827 miliardi del vecchio conio. E’ come se ognuno di noi elettori avesse sborsato 7 euro per votare.
Beh, per la democrazia sono soldi ben spesi, era un appuntamento elettorale previsto e normale ma che accadrebbe se questi 427 milioni di euro li dovessimo sborsare anche l’anno prossimo? E’ qualunquismo chiedersi cosa si potrebbe fare con quei soldi invece di mettere in piedi per l’ennesima volta il gran circo elettorale con le pagliacciate dei partiti e dei politicanti?
Invece i reggitori di microfono, spacciandosi per notisti politici, ogni sera ci trapanano le palle con le dichiarazioni puramente propagandistiche delle più infime nullità della politica, i portavoce, tanto più inutili in quanto devono solo dire ovvietà e cose trite e ritrite, come “questo governo deve dimettersi”. Mai che uno dei sedicenti intervistatori e reggimoccolo replichi: “va bene, ma voi in concreto cosa proponete, a parte la propaganda?” Invece di fare il controcanto e ribattere alle cazzate, da perfetti fiancheggiatori si limitano a girare silenziosamente le pagine al pianista.
L’anno scorso andammo a votare con la famigerata legge porcata di Calderoli, fatta scientificamente da Berlusconi per danneggiare il governo entrante, dato che secondo tutti i sondaggi, inclusi quelli seri, si sapeva che avrebbe vinto il centrosinistra. Dopo aver messo il sasso in mezzo alle rotaie ha continuato a ripetere dai suoi almeno cinque megafoni mediatici che questo governo era una porcheria e che bisognava ritornare a votare. Solo perchè lui non aveva vinto.
(L'orizzonte degli eventi blog) Dal canto suo il governo, invece di muoversi per cambiare subito la legge, costringendo anche l’opposizione a porre rimedio ad uno sfacelo legislativo, per il bene del paese, cazzo!, ha tergiversato fino a ritrovarsi con un Mastella che, dall’alto del suo partitello feudale, ogni giorno minaccia di far cadere il governo e chiede elezioni anticipate, un Dini che, riesumato non si sa da quale avello, parla come se avesse il 52% e una sinistra comunista che ovviamente, come da copione, si prende tutta la colpa dell’instabilità politica del governo Prodi.
In questi giorni che finalmente pare si decidano a mettere mano alla porcata, ci tocca sentire un Piercasinando Casini che dice “si alla riforma ma poi alle elezioni”. Cosa crede di ottenere, la maggioranza relativa?
Noi che ascoltiamo i telegiornali, a costo di passare per pazzi che parlano ad alta voce da soli ce le facciamo queste domande: “per chi parlano questi politici?”, “quale interesse fanno, il nostro o il loro?”, “non hanno paura di allontanare ancora di più la gente dalla politica?”
O forse è proprio questo ciò che vogliono?
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