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venerdì 12 ottobre 2007

Diamo i numeri sul Pd.

(Panorama) Walter Veltroni tra Torino (dove tutto ha avuto inizio) e Milano il venerdì, a Ventotene il sabato. Enrico Letta venerdì sarà in radio, poi da Sky, poi a Napoli e infine a Roma. La combattiva Rosy Bindi chiude la campagna elettorale venerdì a Bologna e sabato a Bari, mentre spopola su YouTube un rap a suo sostegno, ambientato nel Bronx (qui il video). L’outsider Mario Adinolfi ha un biglietto di andata e ritorno da Roma a Lamezia Terme: all’hotel Nazionale della capitale, sabato 13, alle 10.30, chiuderà la sua personale corsa, per poi atterrare in Calabria a sostenere la lotta contro ogni criminalità della lista di Generazione U nella provincia di Cosenza. PierGiorgio Gawrosky, il meno conosciuto degli altri, sfrutterà gli ultimi giorni per apparire in tv e parlare alla radio.
Uno di qua e uno di là, insomma: sparpagliati e non insieme, i cinque candidati nazionali alla guida del Pd. Un dato che potrebbe dirla lunga sulla confusione che, seppur allegramente, regna a sinistra, alla vigilia del 14 ottobre, data di nascita del Partito Democratico.
Confusione comprensibile, in effetti: è la prima volta che in Italia nasce un partito con questo metodo: chiamando i cittadini ad assistere al parto e a scegliere chi lo dovrà guidare.
Per questo lo sforzo da parte degli organizzatori (i tre coordinatori: Maurizio Migliavacca, Mario Barbi e Antonello Soro, ds, prodiani e dl, che hanno curato la regia; Nico Stumpo, direttore dell’Ufficio tecnico amministrativo nazionale a cui fanno capo i vari Utap, un po’ le prefetture del pd; Maurizio Chiocchetti che ha in carico il voto all’esteroe i 70 mila i volontari che da sabato pomeriggio lavoreranno per il successo della consultazione) è stato grande.
Del resto i numeri sono da capogiro: 35 mila candidati per entrambe le consultazioni; 1.888 liste nazionali; 1.656 liste regionali; 187 candidati all’estero distribuiti in dodici liste e suddivisi nelle quattro grandi circoscrizioni (Usa; America centrale e del sud; Europa; Africa-Asia-Oceania); 11.195 seggi, distribuiti in circa 7000 comuni su un totale in Italia di 8.100 comuni.
Altre cifre, che girano intorno al 14 ottobre: 16 sono gli anni richiesti per poter votare; 20 sono i segretari che saranno eletti (con la seconda scheda) per guidare il Pd in ciascuna delle 20 regioni italiane e 4.800 sono i delegati che saranno eletti per scrivere lo statuto regionale del Pd; 2.400 è il numero dei delegati che verranno eletti all’Assemblea costituente del Pd (prima seduta il 27 ottobre), che dovrà redigere il programma-manifesto e lo statuto del nuovo partito. 35.000 saranno i candidati che correranno per essere eletti; di questi la metà, circa 17.500 sono donne, così come lo sono la metà dei 2.270 capilista. Ciò farà sì che la metà dei costituenti del Pd sia donna.
Per quanto riguarda le operazioni di voto: le urne sono aperte dalle 7 alle 20 di domenica 14 ottobre. Sul sito dei democratici è possibile visualizzare il proprio seggio. In alternativa c’è sempre il numero verde (800 231506). Al seggio occorre portare documento di identità e tessera elettorale. In ogni postazione ci saranno un presidente - non candidato - e due scrutatori, anche loro possibilmente non candidati. Ci saranno due schede: quella azzurra elegge il segretario nazionale e i 2.400 membri dell’assemblea costituente nazionale del Pd; quella grigia i venti segretari regionali e le rispettive assemblee. Lo spoglio comincerà subito dopo la chiusura dei seggi (ore 20) ognuno dei quali avrà il proprio verbale con resoconto di votanti, voti validi, voti nulli e schede bianche. Lo scrutinio quindi andrà avanti tutta la notte (e potrebbe non essere breve, visto che Letta e Bindi hanno detto, minacciosamente, di voler vigilare attentamente per impedire possibili brogli…). Si potrà votare anche dall’estero, via web, e in questo caso gli orari di voto rispettano i fusi orari. Sono 69 i posti nell’assemblea costituente per i delegati stranieri.
Mistero invece sul numero delle schede stampate: nelle primarie del 2005, che decretarono Romano Prodi quale leader in corsa per Palazzo Chigi, l’affluenza fu superiore al previsto (votarono circa 4 milioni e 300mila italiani,). Stavolta nessuno si sbilancia. Anzi, il dato dell’affluenza è stato uno dei temi di contrasto tra i cinque candidati (Veltroni dice che 1 milione è la quantità di elettori che farebbe superare il break-even delle primarie, trasformandole in un successo; Adinolfi ha rilanciato a 1,5 milioni; Letta non si accontenta, ne vorrebbe di più. Esattamente come la Bindi, per la quale sotto i 2 milioni sarebbe un piccolo flop; Gawrosky ha sparato alto: almeno tre milioni).
Milione o milioni di partecipanti che daranno mandato al leader e ai delegati di moltiplicare i numeri a livello nazionale, cercando i consensi necessari per vincere la partita più importante: quella del governo del Paese. E a proposito di questi dati: quanto vale oggi il partito democratico? È questa la domanda cruciale, che in tanti si pongono, interpellando i vari sondaggisti. Senza citarli tutti e facendo una media, dalle ultime rilevazioni risulta che il Pd oscilli parecchio, proprio a causa delle oscillazioni di cui attualmente soffre il centrosinistra al governo, con una forbice che va dal 23 per cento al 27 per cento, di molto sotto le percentuali ottenute da Ds e Dl insieme, nelle elezioni del 2006.

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