(Stenio Solinas - Il Giornale) Modi di dire antichi e nuovi, vecchie parole che hanno cambiato significato, neologismi e slang. A volte si capisce più un popolo da come si esprime, che non leggendo ponderose indagini sociologiche in materia. Dopo tre settimane, lo straniero che vuole comunque cercare di comunicare, si ritrova con un vocabolario piccolo, ma a suo modo significativo. Lo abbiamo suddiviso in quattro gruppi, ciascuno con un titolo riassuntivo. Ecco, dunque, il nostro dizionarietto pechinese. Buona lettura.
LA NUOVA GIOVENTÙ
Tongzhi. La traduzione corretta, quella dei tempi di Mao, è compagno: indicava la militanza, incarnava la fede nella dottrina comunista. Sere fa, al locale L'Oriente è Rosso, ho chiamato così il ragazzo che mi spiegava il senso nazional-maoista di uno spettacolo in cui finte Guardie rosse cantavano per la gioia di un pubblico caloroso quanto alticcio. «Sei un compagno» gli ho detto per fargli capire che avevo capito. «No, mi piacciono le donne» è stata la risposta. Oggi tongzhi sta per omosessuale, e questo è quel che resta del marxismo...
Xi xin zenlei. È la nuova-nuova generazione. Si definiscono così i ventenni con i capelli corti che il gel tiene dritti sulla testa. Le ragazze hanno lo smalto nero sulle unghie, rossetto marrone, borsetta di Vuitton. Molti anelli alle dita, telefonino Nokia giallo, Swatch al polso.
Ziwoydai. È la Me Generation, visto che in Italia Generazione Io non lo dice nessuno. Sono i figli unici, viziati e coccolati, su cui genitori e nonni ripongono speranze di gloria che loro però non ritengono di dover soddisfare.
Sanpei xiaojie. Una sera finisco al Cargo, nel quartiere di Chaoyang, ovvero il tempio del karaoke cinese: un megaclub dove si balla, si gioca, ci si ubriaca, si spende. Il mio anfitrione mi introduce a una Sanpei xiaojie, ovvero «la Signorina dei tre accompagnamenti»: canta con te, danza con te, beve alla tua salute in cambio di una piccola mancia. «C'è anche il quarto accompagnamento» mi viene detto, e insomma tutto il mondo è paese...
USI E COSTUMI
Chi le ma? Il buon giorno cinese si dice così, e letteralmente vuol dire: «Hai già mangiato?». La passione, l'ossessione, quasi, dei cinesi per il cibo ha a che fare con l'incubo della fame che gli sconvolgimenti del Novecento e le carestie dell'epoca maoista hanno contribuito a radicare nelle menti, ma anche con una tradizione millenaria. Nel 1976, quando Mao morì, c'era un ristorante ogni tre milioni di cinesi, oggi ce n'è uno ogni quattrocento. Ai tempi della Cina imperiale, nella Città proibita, più della metà dei quattromila servitori era addetta al cibo e al vino dell'imperatore. In linea di massima, qui si mangia qualsiasi cosa abbia le gambe, eccetto i tavoli, che voli, tranne gli aerei, che si muova nell'acqua, escluse le navi.
Li le ma? Hai già divorziato? È un altro modo di salutare che racconta benissimo la modernizzazione cinese.
Xiao mi. Significa piccolo segreto. È quello di uomini d'affari, manager, politici, tutti regolarmente sposati e con famiglia. Li accomuna, appunto, il «piccolo segreto» di avere un'amante... Pur nella modernizzazione, la Cina spesso conserva verbalmente un'antica pruderie rivoluzionaria.
Xiaozi. È invece il piccolo borghese. Non è ricco, ma è attento alle mode occidentali e, dove può, le segue.
Sizhu bupa zeshuitang. È il detto con cui si definisce chi non bada ai giudizi altrui. Significa: i maiali morti non temono l'acqua bollente. Ovviamente non vale per chi ha il suo «piccolo segreto».
NOI E LORO
Yang ren. Sta per Popolo dell'Oceano, ovvero lo straniero, detto anche Waiguozen, naso lungo.
Jia yangguiz. È il falso popolo straniero, ovvero il cinese troppo occidentalizzato persino agli occhi di chi comunque è già molto occidentalizzato...
Haigui. Vuol dire tartarughe di mare e indica chi torna da oltre Oceano con un master, un inglese fluente, un buon lavoro.
VECCHI E NUOVI IMPERATIVI
San zhongyu. Erano le tre lealtà. Verso Mao, verso il Partito, verso il socialismo.
San Zhuan. È ciò che negli anni '80 le ha sostituite, ovvero «le tre ruote»: una bicicletta, una macchina da cucire, un orologio da polso.
Siyou. Sono «i quattro averi» degli anni Duemila, in forma di desideri: un appartamento, una macchina, la salute, la bellezza.
Bazong bachi. Da un paio d'anni sono i Comandamenti socialisti che trovi affissi nei luoghi pubblici a mo' di campagna contro la corruzione e l'immoralità. Indicano Gli otto Onori e le Otto Vergogne. Per esempio, Onora chi lavora sodo, Vergogna sul nullafacente; Onora gli onesti, Vergogna sui disonesti...
COSTRUZIONE E CORRUZIONE
Cha ne. Sta per demolire. «Se non demoliamo, come possiamo definirci cinesi?» dice il mio interprete giocando sull'assonanza fra cha e China in inglese... Già come possono?
Lan wei. Letteralmente, coda marcia. Indica tutti quei palazzi, centri commerciali, complessi alberghieri mai finiti di cui la Cina è piena, un buon dieci per cento del mercato edilizio. Sono figli della speculazione, dell'imbroglio, della corruzione e della crisi economica fine anni '90. Adesso lo Stato si sta industriando con nuovi incentivi da un lato, leggi più severe dall'altro.
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