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martedì 19 agosto 2008

Olimpiadi. Italiani a Pechino in cerca di divertimenti gay.

Pechino 2008 all’italiana. Le storie di chi potrà dire: “Io c’ero”.

(Panorama) Non hanno seguito la Via della seta, né i loro diari di viaggio passeranno alla storia. Ma nel Cathai moderno, i discendenti di Marco Polo sono più popolari del mercante veneziano.

Lo hanno scoperto gli italiani che sono sbarcati in città per le Olimpiadi e che vengono fermati per strada e fotografati insieme con intere famiglie cinesi, felici di portare a casa il ritratto di un occidentale. La battuta più declinata in italiano è “Ciao bello”. Vanno forte anche “Milan” e “pizza”. In Cina la rappresentanza tricolore più numerosa è costituita dalla carovana di amici e parenti al seguito dei 346 atleti in gara. Per esempio l’emozionatissima Gabriella Salomone, mamma di Mauro Gavotto, “opposto” ventinovenne della Nazionale di pallavolo. La futura cognata, Ilaria Nicolini, 30 anni, l’ha portata a fare shopping al Silk market, il bazar delle marche contraffatte. Qui Francesco Rauccio, casertano di 30 anni, davanti all’obiettivo di Panorama ha firmato decine di magliette con la scritta “Italy”. Tra i banchetti fumanti di Wangfujing è facile incontrare altri connazionali. Per esempio le sorelle casertane Paola e Laura Tramontano, 32 e 27 anni, alle prese con uno scorpione fritto. Gli italiani sono anche frequentatori assidui di locali per soli uomini, discoteche gay e centri massaggi particolari. Ecco le cartoline da Pechino di chi ha accettato di raccontare delusioni e piaceri. A volte proibiti.

Ospitalità italiana. È finito persino sulla copertina del settimanale Time, per un servizio sulle forze speciali italiane in Iraq. È stato in prima linea, dal Libano all’Afghanistan. Ma questa volta è caduto nell’imboscata del pacchetto turistico. “Ho pagato 4 mila euro per una settimana: temo di aver preso una cantonata” si lamenta Alberto Clemente, 41 anni, incursore della Marina di stanza a La Spezia. A Pechino il suo quartier generale è diventato quello di molti italiani: un hotel un po’ kitsch alla periferia est della capitale. Nella brochure è circondato da prati e laghetti. In realtà è in un’area industriale fatiscente. Ma l’agenzia che ha organizzato il viaggio era una delle poche a offrire pacchetti con i biglietti per le gare. “Ho pagato persino 45 euro per l’escursione a piazza Tienanmen dove si entra gratis praticamente dappertutto” conclude Clemente. Nella hall dell’albergo, Stefano Cagnolati, 58 anni, medico di Parma, rincara la dose: “Siamo in una zona così isolata che ho cenato sempre in hotel: 35 euro a pasto per mangiare italiano”. Emanuele Assumma, 32 anni, Federico Malerba e Nicola Marchitto, 34 anni, sono tre professionisti romani e stanno facendo il giro del mondo per vedere le sette meraviglie moderne. La muraglia cinese è la quinta che raggiungono. Ma il vero muro è quello che hanno trovato a Casa Italia, l’hospitality allestita dal Coni. I tre si sono presentati per vedere la partita d’esordio della Nazionale olimpica di calcio, ma l’inflessibile servizio d’ordine li ha rimbalzati. Sotto la pioggia di Pechino, Nicola, avvocato civilista, obietta: “Questo dovrebbe essere un punto di ritrovo per italiani e non una zona esclusiva”. E così alla fine i tre hanno chiesto asilo a Casa Olanda. Dove pare siano stati accolti festosamente.

Biglietti e bagarini. Il ritratto di Mao Zedong, di fronte alla Città proibita, domina imperturbabile la scena. Sotto un gruppetto di pechinesi fa la fila per fotografare tre giovani cosentini quasi fossero personaggi del jet-set. “Stiamo cercando i biglietti per il nuoto” spiega Stefano Muraca, 25 anni, istruttore in piscina e laurea in Scienze motorie. La fidanzata Cristina studia cinese a Pechino e da settimane tampina un bagarino che si presenta sempre con una valigia piena di biglietti. “Ma quelli per le finali di nuoto costano ancora circa 400 euro” confida Gaetano Sorcale, 25 anni, ricercatore. Il venditore abusivo ogni giorno mostra la mercanzia e dà le quotazioni, ma al momento gli unici prezzi abbordabili sono quelli per sport come badminton, pugilato o pallamano. I ragazzi, per ora, hanno acquistato a 100 euro i biglietti per Italia-Usa di volley.

E come cadeau il bagarino gli ha consegnato una bottiglietta d’acqua minerale. Nella città proibita gira con la macchina fotografica pure Marco Gualtieri, il fondatore di TicketOne, società specializzata nella vendita online di tagliandi per ogni genere di spettacolo. “L’idea mi è venuta mentre studiavo economia e lessi le lamentele per le code al museo degli Uffizi”. La trovata ha funzionato e lui ha rivenduto ad aprile la sua società per 36 milioni di euro. “Ma non ho partecipato alla gara per Pechino 2008: ero troppo impegnato con Torino 2006″ spiega. Ora è in Cina con l’amico Sergio Cocchi, consulente di una banca internazionale. Ovviamente, Mister Bigliettone ha il marsupio pieno di tagliandi: “Sono 16, alcuni li ho comprati, altri me li hanno regalati”.

Nel mondo di Suzie Wong. Nessuno ammette di essere in cerca di avventure, ma tutti a Pechino sanno dove trovarle. Per esempio al Mondo di Suzie Wong. Qui Cindy, 25 anni, labbra vistose, taglia corto: “Degli italiani amo solo i soldi”. Si mette in posa con lei Andrea Puleo, 38 anni, agente immobiliare, per hobby soldato napoleonico nelle ricostruzioni storiche. Non gli dispiacerebbe conoscere qualche bellezza locale: “Qua le ragazze mi sembrano ancora all’antica, ti danno l’indirizzo email, ma è difficile persino baciarle sulle guance”. E così c’è chi decide di evitare la fase del corteggiamento, come Giovanni, 48 anni, che ha passato una notte con Jenny, una ragazza del Suzie Wong: “A letto, all’inizio, sembrano timide, poi ti fanno sentire un imperatore”.

Gay pride. Il Destination è il locale gay più celebre della città. Sino a una settimana fa era semiclandestino, in vista delle Olimpiadi ha inaugurato tre nuovi piani: la discoteca è al primo (luci soffuse e pali per la lapdance), sopra il pianobar, al terzo i massaggi, all’ultimo un hotellerie. Salvatore è uno dei due italiani che Panorama ha incontrato nel locale. Ha 32 anni, fa l’informatico e grazie a una chat gay è entrato in contatto con un ventenne del luogo: appuntamento al Destination. La serata di Salvatore finisce in albergo con il giovane amico. Al bar c’è un altro ragazzo italiano, Alessio, 27 anni, giornalista di moda. È sorridente: “Vivo a Shanghai, ma sono venuto qui per le Olimpiadi. Nel 2000, quando ci sono stati i Giochi, vivevo a Sydney e in città era una festa continua. A Pechino il clima è più formale, ma ci si diverte lo stesso”. Un amico in shorts lo invita nell’atrio per una foto di gruppo. Un ragazzo mostra le natiche agli uomini della security, ma nessuno interviene. Anche questo fa parte del clima olimpico.

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