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mercoledì 9 luglio 2008

Una piazza Navona con fianco a fianco i movimenti contro la discarica di Chiaiano, le comunità rom, le associazioni gay.

(Marco Filippetti - L'Unità) Piazza strana quella di martedì. Una piazza Navona che ha visto fianco a fianco i movimenti contro la discarica di Chiaiano, le comunità rom, le associazioni di gay e le famiglie del Sud Italia con le magliette dell'Italia dei Valori. Piazza variegata ed eccentrica ma allo stesso tempo unita nella richiesta del rispetto della Costituzione e nella condanna alle leggi personalistiche del "Caimano", come recita una maglietta firmata Idv.

L'antiberlusconismo sembra essersi ricompattato mantenendo intatte tutte le sfaccettature e le differenze che questo fronte, guidato nel 2003 da Nanni Moretti, ha sempre dimostrato di possedere. Il tocco di pepe in più oggi è sicuramente l'irruenza e la schiettezza del dialetto abruzzese di Antonio Di Pietro e dei suoi seguaci, che con la scomparsa della sinistra parlamentare è diventato il "massimalista" della politica italiana.

Il tocco di sale in meno è appunto la mancanza di quella sinistra parlamentare che è stata sempre alla testa delle battaglie contro tutti i governi Berlusconi, e che oggi stenta ad affermarsi, nonostante la presenza in piazza di mezzo Prc (c'erano solo gli iscritti della mozione Ferrero, i "vendoliani" non hanno partecipato) e qualche Pdci, il più riconoscibile: Oliviero Diliberto. Verdi assenti.

La goccia di limone invece è Beppe Grillo che dal palco inasprisce i toni della manifestazione accusando il Presidente Napolitano di far parte della famigerata «banda dei quattro» (riferito alle quattro cariche dello Stato che con il lodo Alfano hanno garantita l'immunità) e di «dormire» rispetto alle proposte del governo sulla giustizia e sui rom.

Basta leggi ad personam, basta guerre, basta precarietà, basta razzismo. Queste sono le parole d'ordine di questo No Cav Day, alchimia giornalistica di una ricetta antiberlusconiana nuova. Non troppo nuova. Non troppo diverse da allora, dal primo girotondismo, le allora richieste che il regista romano faceva insieme a centinaia di persone quando "circondava" i palazzi del potere per pretendere il rispetto della Costituzione durante la terza "Era" Berlusconi. Ora siamo alla quarta, la ricetta cambia ma il piatto è lo stesso.

Numerosi come allora anche gli artisti "antiberlusconisti". Ma i nomi in molti casi sono altri e interpretano altre sensibilità. Moni Ovadia dal palco ricorda come la «retorica dei "ragazzi di Salò" iniziata dal centrosinistra abbia permesso l'ingresso al governo dei fascisti e dei loro principi, spianando la strada al razzismo che oggi è la vera "emergenza" del nostro paese».

Sabina Guzzanti invece è una assidua e torna con rinnovato furore anche per ricordare che grazie a questo clima di razzismo diffuso e «alimentato dal governo sono partite le "ronde" dei cittadini che al Prenestino hanno aggredito con spintoni, sputi e insulti delle transessuali accusandole di essere il problema del degrado del quartiere con la complicità dei poliziotti e dei giornalisti». Fiorella Mannoia non se la aspettava nessuno ma è molto gradita ai partecipanti. Dice solo ricordato che «non si poteva aspettare ottobre per manifestare lo sdegno», riferendosi al Pd. E molti di coloro che la applaudono - e persino la Guzzanti - ammettono di aver votato democratico seguendo una speranza: fermare l'avanza di Berlusconi.

Poi lo choc della sconfitta. E ora il primo ritorno in piazza. Pino Frozzi un operaio di Pesaro dice che nella sua fabbrica «c'è malcontento per i salari bassi e perchè no si arriva a fine mese». Veronica, una studentessa di scienze politiche di Roma accusa il governo perchè discrimina gli stranieri e alimenta gli odi interetnici. «Incrementando lo stato di paura verso lo straniero si indirizza la rabbia sociale in maniera orizzontale, cioè contro i propri fratelli, - è l'opinione di Veronica - e non contro chi ci sfrutta».

Certo, non sono molte le bandiere del Pd. Giovanni Mallozzi chene porta una ci dice che «bisogna essere in piazza in qualsiasi manifestazione che si oppone alle politiche del "Caimano"». «Io sono un'insegnante e posso assicurare che la scuola italiana non è mai stata a questi livelli-dice Giovanni - se continuiamo così non si porrà fine allo squallore culturale che attanaglia la nostra società, vera e propria benzina del governo Berlusconi». Lui non ci trova niente di strano a partecipare al No Cav Day. Si sente a casa.
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