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lunedì 30 giugno 2008

Il punto su Milanomoda. Maschia seduzione.

Motivi etnici. Colori accesi. Spunti catturati dal nomadismo moderno. Trucchi alla vedo-non-vedo rubati alle donne. La moda racconta uomini sospesi. Tra affari e impegni concreti. E tanta voglia di tenerezza.

(Valeria Palermi L'Espresso) Ok. Caldo è caldo. Ma addirittura la camicia nude look? La schiena nuda? Le maglie scollate a sottolineare il décolleté, nuovo punto G - e chi se ne era accorto - del fascino maschile? E certe vaghe allusioni a una gonna per lui? Certi fucsia? Le collane, e le malizie da vedo-non-vedo?

Succedono cose, a Milano, in un giugno troppo caldo. Succede, a qualche stilista, di disegnare un uomo delicato, non a caso interpretato dai modelli di nuova generazione calati dal Nord, pura razza ariana, però spauriti come piccoli fiammiferai malnutriti. Camminano quasi ingobbiti, come cercando di non prendere troppo spazio, lo sguardo nel vuoto, turbati dalla loro stessa inadeguatezza. Fragilità, il tuo nome è uomo.

Ma davvero? Perché a guardarsi in giro, gli uomini non sembrano così in disarmo. E se c'è un sesso che ancora si arrabatta, e nonostante i tanti annunci alla fine il potere non lo prende mai, è quello femminile. Chiedere a Hillary, che ha dolorosamente scoperto di far parte della minoranza sbagliata. Ma la moda, sa raccontare ancora la contemporaneità? Sa ancora anticipare il futuro?
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"La moda è una macchina per produrre sogni", interviene Vanni Codeluppi, sociologo dei consumi: "Con la realtà ha sempre meno a che fare, perché è autoreferenziale, fossilizzata, in parte dominata da un'estetica gay chiusa in se stessa, che si riflette nei prodotti e nella comunicazione. Vecchia. Così immagina un uomo indebolito, estetizzante, mentre i due sessi oggi si stanno riallontanando. I ruoli maschili e femminili tornano a radicalizzarsi. Certo, gli uomini vogliono piacere, ma usano la seduzione per comunicare la propria identità di genere. Per competere con l'altro sesso. In Italia, ma non solo, i posti chiave sono in mano agli uomini. Le donne manager sono sempre meno, la politica va anche peggio: sono emarginate, al limite se sono vallette carine diventano ministri di dicasteri che non contano niente".

Ma per capire cosa davvero sta succedendo nella moda di oggi bisogna tener conto di un altro aspetto, prosegue Codeluppi: gli stilisti guardano a nuovi consumatori. "Guardano a società non ancora stabilizzate, dove sono in ascesa gruppi sociali che attraverso la moda comunicano il loro nuovo status".

Guardano non più solo ai paesi del Bric, Brasile India Russia e Cina, ma sempre più all'area del Mena, acronimo da imparare alla svelta: Middle East North Africa. Il dollaro boccheggia, e le luci di Jeddah e Riad sono sempre più seducenti. "L'Europa è un mercato meno interessante. Qui i consumatori sono già saturi". Gli fa eco senza saperlo Diego Della Valle: "La gente non compra più, hanno tutti gli armadi fin troppo pieni. Vince solo chi sa offrire vera qualità, chi controlla tutta la filiera, chi ha una storia alle spalle. Per gli altri sarà dura".

Le prime file dei giornalisti che assistono alle sfilate rispecchiano la realtà che cambia. Gli italiani cominciano a essere spostati indietro. Nel front row sempre più facce russe, indiane, asiatiche. Follow the money. Davanti ai loro occhi sfila lo stile prezioso di Bottega Veneta, con le sue giacche smoking in shantung di seta bianca; il cashmere ricavato dal filamento di seta più sottile del mondo, che Loro Piana trasforma in un bomber da viaggio che pesa solo 400 grammi; i ricami importanti e traforati delle splendide camicie di Gianfranco Ferré; lo stile intelligente di C. P. Company, fatto di trench in nylon leggero come pressato e completi in seta con camicie a stampa digitale a righe, che sembra fatta a china; la silhouette beatnik strizzata delle giacche di John Richmond, e le sue borchie laccate che adornano vestiti, accessori e scarpe; il trench che diventa giubbotto diAllegri, il blouson-camicia che evolve in gilet, tutto in fibre intelligenti; le stratificazioni colte dello stile di Antonio Marras e le sue cinture, i cravattini, le spille, i fiori ispirati a Luigi Ontani.

I motivi etnici e le belle stampe da Bohémien safari della nuova collezione di Cavalli appariranno sulla gente giusta al momento giusto. Le sfumature fucsia e aranciate di Salvatore Ferragamo guardano senza incertezze all'India e ai suoi moderni maharaja, che adoreranno le camicie dai preziosi jabot, le sciarpe in grani d'oro, i broccati e i ricami. Stessa atmosfera, stessa attenzione al subcontinente, nella primavera estate di Ermenegildo Zegna: pantaloni jodhpur, colletti guru, fantasie paisley su seta per camicie e cravatte.
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Prada prosegue convinta sulla sua estetica in cui i confini tra maschile e femminile si assottigliano: i modelli hanno caban indossati a pelle che scoprono con generosità spalle e clavicole, oppure portano lunghe polo simili a miniabiti insieme a shorts e calzettoni: collezione concettuale, come al solito, bisognerà aspettare e vedere quanto ci metteranno gli altri ad imitarla.

Gucci venderà in tutto il mondo i suoi pantaloni a righe e le camicie d'ispirazione psichedelica, e ancor meglio gli strepitosi accessori.

Per Giorgio Armani, less è sempre more. Sa che l'iper décor agli uomini non dona, così non li impigiama (trip che invece ha folgorato troppi, mal metabolizzate le provocazioni di Julian Schnabel e di Prada), né li traveste. La collezione East meets West non li trasforma in improbabili muftì, ma in cittadini del mondo che abbinano con scioltezza giacche quasi formali a morbidi pantaloni di shantung all'indiana o alla balinese. I colori, splendidi, vanno dal verde al grigio, si fondono col viola, esplodono nell'arancio e nel rosa.

Folk anche l'ispirazione di Fendi, tra camicie guru, giacche orientali e il Madras per la sera. Ai grandi viaggiatori pensa Belstaff, cui regala capi leggerissimi, meno di 200 grammi, pezzi reversibili e sfoderati, cotoni e lini naturali.

L'uomo di Costume National invece è un party animal. Al lavoro forse non va, comunque non è quello che più gli importa. Tira tardi la sera con gli amici, per questo usa scarpe color argento, gli piacciono il blu elettrico e certe cinturette glitterate, i tessuti pieni di riflessi metallici, le cravatte giallo limone come un lampo sulla camicia grigia. Ruba alle donne i trucchi della seduzione: la schiena nuda, per esempio, rivelata da maglie sagge sul davanti ma inesistenti sul dorso. O l'effettaccio della camicia nude look, che svela un torace da cui è stato definitivamente estirpato qualunque sospetto di pelo. Piacerà? Sì. A chi? Chissà.

Altra storia da Jil Sander. Il designer Raf Simons è adorato dai fashion victim, e a ragione. La sua creatività ha ridato al marchio una magia che si era appannata. L'operazione di questa stagione sorprende ancora. Gran lavoro sulle giacche, spesso a mezze maniche, su cui come un quadro di Mondrian si alternano blocchi di colore. L'effetto è sofisticato, certo su maschi meno chic e algidi dei giovanissimi in passerella può essere spericolato.

Il clou è rappresentato da un abito rosa davanti e blu scuro dietro, così che chi lo indossa rivela, a seconda dei punti di vista, una voluta ambiguità. Da un lato il maschio quotidiano e consueto, che vive e lavora nella sua divisa da manager; dall'altro, una insopprimibile voglia di tenerezza. E ancora, la giacca sulla pelle nuda e le scarpe stringate. Certi giochi maliziosi delle zip. La pelle così traforata da divenire trasparente. Collezione concettuale, ambiziosa. Delirio in sala.

Missoni è una boccata di aria fresca. Il suo uomo non ha problemi di identità, non si arrovella. Ha fatto delle scelte, e ne è soddisfatto: l'idea è Saint Tropez, l'aria è quella serena della Costa Azzurra, il modello è Alain Delon quando girava 'La piscina', quello dei tempi mitici in cui usciva con la Bardot. E quindi: uno stile decontratto, allegramente malizioso, colorato. Fatto di t-shirt a righe azzurre, sahariane, mocassini, bermuda, camicie in bambù, ebbene sì, stampe floreali, pull a V, pantaloni di seta o shantung. Ai piedi sandali, ovviamente chicchissimi. Uno da cui farsi invitare a cena.

Christopher Bailey, per Burberry, sta facendo un gran lavoro. Non è facile confrontarsi con un marchio che è un'icona, e renderlo sempre più di tendenza senza stravolgerne la storia. Ma è proprio quello che fa, stagione dopo stagione. Il suo lavoro sul trench, capo cult della maison inglese, in questa primavera estate 2009 si fa coerente come non mai. L'icona scelta è Derek Jarman, e Bailey immagina il regista in un giardino piovoso. Da qui la palette fangosa e autunnale, i colori muschiosi e sottobosco, i verdi, certi cupi marroni. Un senso di elegante, sensuale malinconia pervade la collezione: i cappelli a cloche sempre calati, i gilet e i pull, che lasciano scoperta tanta pelle, allacciati con noncuranza, come di uno che ha fretta o è perso dietro altri pensieri. I tessuti sono stropicciati. E noncurante è la sovrapposizione di canotte, camicie, gilet e pull, l'inevitabile trench.

Da Dirk Bikkembergs le giornaliste in sala si rasserenano. Lo stile è no frills. Bei pantaloni e tute, begli abiti in jersey, gilet e perfino smoking, ma sempre all'insegna dell'eleganza senza sforzo. I ragazzi sono sportivi, qualcuno ha perfino peli sulle braccia. Sono cose che consolano.

Anche quello di Versace è un maschio naturale. Risolto, sereno, sicuro. Non si decora né si tormenta. E il casting che Donatella Versace ha voluto lo conferma: se su molte passerelle sfilano fanciulli smunti misteriosamente preoccupati, da Versace i modelli sono più adulti, un accenno di barba, il torace senza sospetti di mal sottile, perfino qualche nero assolutamente atletico. Obama, del resto, è l'icona cui dedica la sua collezione l'astutissima Donatella, che in passato ha già omaggiato personaggi sulla cresta dell'onda come il bel Padre Georg.

E per un uomo così serve uno stile disinvolto e sensuale, fatto di colori leggeri, tanti azzurri, tanti chiari, bei sandali geometrici e confortevoli per chi anche quando lavora sa divertirsi e non prendersi troppo sul serio. Blouson, pantaloni, lunghe sciarpe al posto delle cravatte, borsoni senza esagerare, qualche shorts, la voluta eccentricità del bermuda portato con la giacca. La sera, saggiamente, è nera: perché questo è un uomo galante, che sa che è bene non rubare la scena alle donne. Applausi.
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