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lunedì 10 marzo 2008

Primarie Usa. Lo slalom tra i temi di bioetica. Si di Obama e di Hillary alle unioni tra gay, no poco convinto dei Repubblicani.

(Alberto Simoni - Giornale del Popolo) Assistenza sanitaria, lotta al terrorismo, economia, tagli alle tasse e immigrazione. Le decine di milioni di americani che si sono recate finora alle urne per le primarie hanno giudicato i candidati soprattutto su questi temi. Non deve sorprendere l’assenza in agenda dei cosiddetti “moral issues”, dalla difesa della vita alla famiglia sino alla bioetica. Questioni che furono centrali nelle presidenziali del 2004 e che consentirono a George W. Bush di prevalere su John Kerry. Tradizionalmente i temi etici non incidono nel dibattito delle primarie. Troppo complessi e laceranti per essere semplificati in slogan o programmi che poco hanno a che vedere con la battaglia interna a un partito per la nomination. Più che spariti dal dibattito i “moral issues” sono in realtà soggiacenti, pronti a spuntare e a diventare tema di scontro politico fra repubblicani e democratici in vista del voto di novembre. Quanto incideranno è difficile prevederlo. Con ogni probabilità molto meno rispetto al 2004, poiché il lotto dei candidati (McCain, Clinton e Obama) trova su altri terreni i punti forti e qualificanti della piattaforma elettorale. E poi perché è proprio sui “moral issues” che il repubblicano “atipico” McCain fatica a guadagnarsi i consensi presso lo zoccolo duro conservatore. Girare alla larga da staminali, diritto alla vita e unioni gay potrebbe essere per lui una strategia vincente. Come in fondo è stata vincente la scelta di evitare di farsi trascinare in dibattiti sull’immigrazione – il suo tallone d’Achille, visti i fallimenti della riforma nel 2006 – durante le primarie. Ma anche per i democratici, i temi etici sono scivolosi. Soprattutto oggi, quando sarà fondamentale per Obama (o la Clinton) convincere i moderati a sostenerli in novembre. E posizioni troppo radicali sui “valori non negoziabili”, potrebbero rivelarsi un boomerang.

(...) La concezione della vita e della famiglia, i limiti della scienza, la forza e il ruolo della religione nella società distinguono in maniera netta anche se non uniforme repubblicani e democratici americani. La distinzione ovviamente tocca anche i candidati alla Casa Bianca soprattutto in tema di aborto, dove McCain e i rivali democratici parlano linguaggi diversi. Il senatore dell’Arizona che il 4 marzo ha ottenuto formalmente la nomination del partito repubblicano può vantare un record di voti pienamente in linea con chi avversa l’interruzione di gravidanza. Secondo il National Journal, la sua aderenza ai principi pro-life sfiorerebbe addirittura il 100 per cento. Obama e la Clinton sull’altro fronte sono fra i senatori più liberal in materia di aborto. Se Hillary Clinton negli anni ha addolcito la sua posizione, parlando apertamente di “tragedia dell’aborto” e lasciando da parte il linguaggio da crociata abortista che la caratterizzava negli anni ’70 quando guidava il fronte femminista, Obama invece ha sempre espresso posizioni fortemente pro-choice. Nel 1999 e ancora nel 2001 quando era un deputato in Illinois si astenne e poi votò “no” contro una legge che imponeva la rianimazione dei nati vivi dopo un aborto, poiché a suo dire a loro non poteva applicarsi la definizione di “persona”. Recentemente Obama ha tentato di giustificare la sua posizione – che nel 2002 è stata addirittura criticata dai democratici del Congresso di Washington – dicendo che si sarebbe schierato con Bush sulla legge contro l’aborto parziale, ma la sua identità di pro-choice è innegabile.
Il problema di McCain con i conservatori è invece legato alle unioni gay e alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. Per quanto riguarda le coppie omosessuali, il senatore dell’Arizona ha sempre sostenuto la sua contrarietà a emendare la Costituzione per bandire il matrimonio gay. È una posizione, questa, che se rientra nell’alveo del conservatorismo classico (che tende a limitare i poteri del governo federale), ha fatto però arrabbiare ampie frange della galassia cristiana, evangelici e cattolici, che nel 2004 avevano accolto con favore la proposta di Bush di cambiare la Costituzione USA per certificare che il matrimonio vero e proprio è quello fra uomo e donna. Sia Obama sia la Clinton sono favorevoli alle unioni gay, ma si oppongono al matrimonio fra omosessuali.
Ma è sui temi di bioetica che McCain rischia l’autogol sia nell’elettorato cattolico sia fra i conservatori. Egli infatti è a favore del finanziamento pubblico per la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Votò “sì” alla legge che dava soldi pubblici ai centri di ricerca, alla quale Bush appose il veto.
Hillary Clinton ha più volte espresso in campagna elettorale l’intenzione di togliere i vincoli ed elargire fondi federali per la ricerca sugli embrioni. Lo scorso settembre parlando a Des Moines (Iowa), disse che avrebbe stanziato soldi per la ricerca non appena entrata nello Studio Ovale.

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