L’AEI dopo aver apprezzato il richiamo alla relazione come tratto fondamentale dell’antropologia biblica, afferma:
Nel contempo, sempre nell’ordine della redenzione, sono considerati peccato tutte le relazioni sessuali (sia eterosessuali, sia omosessuali) che fuoriescono dal patto matrimoniale. Quindi affermare che una generica “relazione d’amore”, ancorché reciproca e libera, sia sostenuta dalla promessa di Dio è monca rispetto all’insegnamento biblico se omette di indicare quale sia la cornice biblica della relazione d’amore benedetta dal Signore e le distorsioni dell’adulterio e della fornicazione da cui la Parola di Dio mette in guardia.
E ancora:
Chi viene accolto da Dio intraprende un cammino di cambiamento e non rimane quello che è. Ciò vale per tutti, in quanto non esiste una persona che sia sessualmente “normale”. Tutti coloro che s’incamminano nella via del discepolato cristiano sono chiamati a ricostruire la propria identità di genere e di relazione sulla base del disegno biblico della complementarietà.
Per quel che riguarda il riconoscimento civile delle coppie di fatto, ecco la posizione degli evangelici:
Riteniamo che l’invito a riconoscere i diritti civili delle coppie da parte dello stato (punto 7) debba avere come criterio la non equiparazione tra il matrimonio e altre forme di convivenza e che i diritti debbano semmai essere riconosciuti alle libere scelte di individui nell’ambito di contratti privatistici.
La strada da percorrere è ancora molta. Da parte di tutti, si intende.
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