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giovedì 14 febbraio 2008

Fiction. Il "Caravaggio" della Rai fa arrabbiare i gay.

"La vera fiction è farlo diventare etero".

(Gianluca Nicoletti - La Stampa) I gusti sessuali di Caravaggio sono oggetto di antica disputa tra storici dell’arte, ma un giallo sul possibile «outing» televisivo precede la messa in onda della fiction sulla sua vita. Diretto da Angelo Longoni e realizzato dalla Titania di Ida Di Benedetto insieme a Rai Fiction, il film sarà trasmesso domenica e lunedì in prima serata su Raiuno, ma già nel maggio 2006, sul sito di Gay Tv, si era meritato una filippica al vetriolo. Un pezzo di Giovanni Molaschi riprende l’intervista rilasciata a Vanity Fair dal protagonista, Alessio Boni: «Dopo aver parlato del suo intenso rapporto con la religione, è approdato all’argomento evidentemente da lui considerato scottante e cioè la nota omosessualità di Caravaggio (...). Boni avrebbe avuto la certezza circa l’eterosessualità del più amato pittore della storia direttamente dal Caravaggio, con cui questo periodo l’attore dice di essere in comunicazione». In effetti, in varie occasioni il giovane attore ha raccontato alcune fatali coincidenze biografiche tra lui e Caravaggio; si va dalle origini bergamasche a un comune fratello prete, fino a una conversione avvenuta contemplando La vocazione di San Matteo nella chiesa di San Luigi dei Francesi, a Roma. Questo basta per sancire che «la fiction di regime prodotta dalla televisione di Stato italiana, a quanto pare, ci proporrà un inedito Caravaggio intento a inseguire donzelle». Come cerimonia riparatrice, quindi, la stessa Gay Tv trasmise a più riprese il Caravaggio del regista inglese Derek Jarman, che rendeva giustizia alla gaiezza dell’artista.

Un’accusa etrosessualizzante preventiva, che però viene smentita da Andrea Purgatori, sceneggiatore del Caravaggio Rai: «Non abbiamo nascosto nulla, anzi ho saputo che potrebbero mettere la farfalla rossa per alcune scene piuttosto forti». Dunque non è vero che la Rai abbia «normalizzato» Caravaggio? «Quando si vede lui che veste il suo modello-amante da Bacco si capisce perfettamente che l’atmosfera è quella di un rapporto tra gay. Per di più si vede chiarissimo che il Cardinale del Monte teneva a palazzo una corte di omosessuali». È un Caravaggio bisex? «L’artista ebbe varie amanti ma poi, sicuramente, anche delle storie gay. C’è un’altra scena in cui una di queste prostitute si spoglia davanti a un alto prelato e gli si concede per cercare di salvarlo». Quindi, massima fedeltà alla storia? «Ci siamo solo presi la libertà di azzardare l’ipotesi che abbia subito da ragazzino un abuso sessuale da Simone Peterzano di cui era apprendista».

Una punzecchiatura anche da Vittorio Sgarbi. Ida Di Benedetto fu una delle cause per cui ruppe con il ministro Giuliano Urbani, al tempo in cui era suo sottosegretario: «La fiction sarà sicuramente bella perché nasce da una mia idea, come attore pensavo a Depardieu, la proposi a Urbani che poi la passò alla Di Benedetto, sua fidanzata ufficiale, prima finanziandola come ministro poi come consigliere Rai. La cosa divertente è che lui l’accompagnava anche nella scelta delle location del film. Una volta capitò alla masseria Mandrascate di piazza Armerina, dove io sono alto commissario per i restauri della villa romana. Per questo gli ho fornito paradossalmente anche la collocazione per realizzarla».
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