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lunedì 11 febbraio 2008

Elezioni amministrative a Roma. Centrodestra: Le sfumature differenti sono la nostra forza. No alle unioni gay.

Intervista a Dino Gasperini, capogruppo romano in Consiglio Comunale dell’UDC.

(Stefano Tretta - Meltinpot onweb) Onorevole Gasperini, qual è la direzione del centro-destra romano? Si corre uniti o ogni partito segue i propri disegni peculiari?
In questo momento prevale la condivisione. Siamo impegnati in una prospettiva di governo alternativo, che lavori assieme come opposizione costruttiva. Miriamo a trovare sempre un punto in comune.

E’ cambiato il modo di fare opposizione in questi anni?
Certamente. Siamo passati da un approccio muscolare, fitto di interrogazioni, all’attuale metodo di concretezza, basato sulla presentazione di delibere. Vediamo il traguardo vicino: davvero, ora, ci sono le condizioni di conquistare il governo della città.

Qual è la linea programmatica comune? In cosa siete simili all’interno dell’opposizione?

La volontà di superare la sudditanza culturale nei confronti del centro-sinistra. Siamo pronti a governare, rappresentiamo una classe dirigente che non ha paura di proporsi e d esporsi. La delusione della cittadinanza è profonda e nasce dalla pochezza delle iniziative della Giunta romana.

Tuttavia, l’approccio concreto sui temi non è lo stesso fra voi, AN e FI. O mi sbaglio?
Proprio questa è la nostra forza. Avere sfumature differenti è un vantaggio, perché rende l’iniziativa più completa. Inoltre, la condivisione finale c’è sempre. L’importante è la volontà di restare uniti, e quella non scarseggia.

A questo proposito, le Elezioni Provinciali sono un banco di prova importante. Quale sarà il comportamento dell’opposizione? Convergerete su un unico candidato?
Serve responsabilità politica e un accordo serio fra le classi dirigenti. Non occorrono certo le primarie, ma bisogna trovare l’accordo unitario fra noi, a tavolino.

Sosterrete la candidatura di Ciocchetti?

Vorrei precisare che non è nata da noi la proposta, ma è stato avanzato il suo nome da più parti. Ciocchetti, poi, si è messo a disposizione. Chiaro che è un nome autorevole, ma deve essere condiviso. Di certo, non vedo perché, dopo anni di lealtà a ogni candidatura promossa dal centro-destra nel Lazio, non possa trovarsi l’accordo su un uomo dell’UDC, stavolta.

Può darmi un punto programmatico forte sul quale l’UDC costruirà le iniziative del 2008?
Le propongo uno slogan: Roma città delle opportunità. Vogliamo aprire la città al mondo giovanile, finanziare progetti, borse di studio, rimettere i giovani al centro del progetto cittadino. Inoltre, vogliamo fare una forte battaglia sugli alloggi e sul Piano Regolatore.
Infine, occuparci della riqualificazione delle periferie e dei senza tetto.

Sul piano economico, appoggiate la proposta nazionale del suo partito che vuole introdurre il quoziente familiare sulle tariffe di competenza territoriale?
Lei ha toccato un punto cardine del nostro schema di lavoro: penso sia ora di introdurre tale iniziativa a tutte le tariffe comunali, come l’ICI e la TARSU, agli affitti. Dobbiamo sostenere le famiglie e le coppie sposate con figli. Altrimenti, poi non lamentiamoci che l’Italia è un paese vecchio! Se lo Stato, e nello specifico, l’Ente Locale, non fa nulla per sorreggere concretamente la famiglia, cosa vogliamo aspettarci?

Roma ha sempre anticipato le tendenze politiche del paese. Non le pare che ora si stiano ribaltando i ruoli, nel senso che l’agenda nazionale detta i ritmi e la politica romana si adegua? C’è margine di autonomia a livello locale?
Di autonomia ne abbiamo moltissima, la città continua ad essere un laboratorio politico di primo ordine e di grande rilevanza, sin dal ’93 quando Fini prese, da candidato d’opposizione, il 30%, dando il là alla discesa in campo di Berlusconi per formare la casa dei moderati. Sull’altro lato, ugualmente, Rutelli raccolse il consenso di un’ampia coalizione progressista. Sarebbe gravissimo seguire la tendenza nazionale. Sottolineo che, su questo, Veltroni sta agendo nel modo sbagliato: se in passato la tendenza era di governare l’ente locale per poi arrivare al Governo nazionale, ora si torna ai tempi in cui a proporsi come leaders statali vanno i segretari di partito. Ciò svilisce la peculiarità romana.

Lei chiede le dimissioni di Veltroni, come hanno fatto FI e AN?
No, su questo sono categorico. Non chiedo che si dimetta da Sindaco, perché rispetto il voto dei cittadini che in gran numero l’hanno rieletto. Tuttavia, dato il suo evidente “conflitto d’interessi”, invocherei le sue dimissioni da segretario del PD. O l’uno o l’altro. Se voleva assumere un ruolo nazionale, poteva evitare di ricandidarsi a Roma.

Come si approccia, lei, cattolico, alla vita politica? Quali sono le sue linee guida?
Innanzi tutto, le istituzioni sono laiche. Che io sia cattolico è un discorso separato, ma parallelo. Quando faccio politica, vi porto i miei valori, che sono appunto quelli cattolici: la centralità della persona umana, la vita, sin dall’embrione, la difesa della famiglia, la perequazione sociale, la solidarietà. Ma essi sono anche e soprattutto i valori della mia vita. Non esiste una veste politica e una ordinaria. Sono laico, ma faccio attività politica cercando di seguire i miei valori cattolici.

E’ contro le tutele alle coppie di fatto?

Penso che quando ci si sposa si assumono dei diritti e dei doveri. Riconoscere unicamente dei diritti ai conviventi lo reputo sbagliato. Inoltre, non bisogna fare passi affrettati,sui quali si rischia una pericolosa escalation che porterebbe un degenerato riconoscimento dei matrimoni gay e l’adozione dei bambini da parte delle coppie dello stesso sesso. In questo caso, io sono dalla parte del bambino, che ha il diritto naturale di aver due genitori, un padre e una madre, e non con la soddisfazione di un interesse particolare della coppia, di secondo livello.

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