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venerdì 21 dicembre 2007

Noi gay, sotto Berlusconi, eravamo più tutelati di adesso.

(Elfobruno) Quando c'era al governo Berlusconi noi persone GLBT eravamo più tutelate. Lo so, può sembrare l'affermazione di coloro che il mio amico il Filosofo chiama froci da vetrina, così come può apparire lo slogan mentale dell'elettore gay medio(cre) della CdL. A dirlo però sono io, un gay che si riconosce nei valori della socialdemocrazia e che avversa gli estremismi ideologici - anche se mi si accusa di essere troppo ideologizzato. Per cui non mi si dica che appartengo alla sinistra radicale che di fatto aiuta il Cavaliere, per quanto sto per dire.

E se affermo questo è per una ragione ben precisa: infatti, negli ultimi diciotto mesi, l'azione di questo governo ha cancellato gli ultimi oltre vent'anni di lotte - già mediocri nei risultati - del movimento di emancipazione omosessuale e transessuale.

Se facciamo una piccola cronistoria, e risaliamo alle primarie di Prodi, vediamo come quell'appuntamento venne scandito - tra le varie cose che si sarebbero dovute fare per il bene dell'Italia - dalla necessità di regolamentare le coppie conviventi anche omosessuali.

E a dirlo era Prodi, non certo un comunista antropedofago o un bevitore di urine. E non a caso in quelle primarie si distinse la figura, assolutamente simbolica, di Ivan Scalfarotto, che si presentava come il candidato gay ufficiale dell'Unione.

Altri tempi.

Il vento di Zapatero avrebbe soffiato dai Pirenei per prendere la rotta dell'Atlantico fino ad arrivare alle Ande. I servi della curia di casa nostra gridavano già alla fine della famiglia e al sovvertimento del naturale ordine sociale. Non credo che sia un caso che la Spagna ci abbia superato anche sotto il profilo economico - creare nuclei più stabili fa bene all'economia, che se ne dica - e il vento si è fermato alle Ande senza soffiare sui nostri miserabili Appennini.

Ad ogni modo, Prodi vinse. La questione dei PaCS era all'ordine del giorno. Se ne parlava, la chiesa tuovana e la destra si stracciava le vesti.

I ruoli erano chiari e definiti: il centro-sinistra aveva a cuore i diritti delle persone omosessuali. La destra era il naturale nemico. La chiesa, il mandante.

Ma...

All'interno del centro-sinistra cominciarono ad agitarsi le acque e di questo dobbiamo ringraziare due personaggi. Francesco Rutelli, ex-tutto e in odore di omosessualità criptata - secondo quanto si dice all'interno delle comunità gay di tutta Italia - al varo del programma dell'Unione impose il suo diktat. Il primo di una lunga serie. I PaCS - già largamente insufficienti, ma necessari per accontentare Grillini e i futuri frocio-dem del partito democratico, e il non plus ultra che le mediocri italiche menti possano concepire quando si accenna alle coppie di fatto - dovevano essere cancellati.

La questione era fondamentale. La chiesa aveva dato il suo niet. Se i PaCS fossero passati era a rischio l'intera coalizione. Rutelli aveva imposto la presenza della Binetti mica per nulla. L'Unione sarebbe stata votata dall'Opus Dei, per cui a sparire dovevano essere i diritti dei froci (intesi come intera comunità GLBT). I froci, alla fine, avrebbero capito e accettato lo stesso. E la storia darà ragione a questa politica.

I PaCS furono cancellati e venne inserito, tanto per far star buoni alcuni DS e i radicali, un paragrafetto di tre righe in cui si accennava a generici diritti alle persone presenti dentro le coppie di fatto. Una cazzata colossale, visto che a livello semantico questa dicitura non ha nessun significato. Ma fatto sta che quel paragrafetto passò. E tutti lo sottoscrissero. Tranne uno. Clemente Mastella, che è la seconda eminenza grigia responsabile della morte della lotta per i diritti. Quello fu l'inizio di tutti i ricatti dei cattolici della coalizione che di fatto hanno impedito qualsiasi tutela per noi persone GLBT.

La storia poi è nota. Da quelle tre righe vennero concepiti i DiCo, subito abortiti dal parlamento che non li ha mai discussi. Il governo andò sotto al Senato, proprio per questa norma. Ma lo specchietto per le allodole fu la missione in Afghanistan. Quindi spuntarono i CUS, che stanno a macerare in attesa dell'ennesima bocciatura.

Tra DiCo e CUS si inseriscono la norma anti-omofobia e la mancata approvazione del registro delle unioni civili a Roma. Altre vittime eccellenti il cui assassino è figlio politico dello scellerato accordo tra ex diessini e cattolici: il partito democratico. Anche se i suoi sostenitori e i suoi militanti hanno ricevuto e.mail, sms e illuminazioni sulla via di Damasco (o sulla via della Conciliazione, poco importa) nelle quali la parola d'ordine è: mentire, anche di fronte all'evidenza, e dire che la colpa è tutta dei comunisti.

Le cose così sono andate, il governo mangerà il panettone - o a quanto pare glielo daranno in punto di morte - e noi persone omosessuali, bisessuali e transessuali chiuderemo l'anno con la certezza di essere più insicuri e in pericolo di prima.

Perché, care amiche e cari amici, da questa sequela di eventi emergono almeno tre ordini di considerazioni:

1. Il processo di riconoscimento delle unioni di fatto doveva seguire un percorso che doveva puntare al pieno riconoscimento del diritto di cittadinanza (matrimonio e adozioni) ed essere corredato da una serie di norme contro i crimini compiuti a discriminante sessuale. Arcigay, che fino a ieri si accontentava dei patti civili di solidarietà, ha puntato tutto su quelli. Il movimento, sfilacciato e cristallizzato nella rivalità tra associazioni, ha fatto il resto. Col risultato che un movimento diviso e affidato ora a personaggi incapaci - Grillini, Lo Giudice, Benedino, Concia giusto per fare alcuni nomi - e apparentemente legati più alle loro poltrone (presenti, future e futuribili) che ai destini della comunità, ora a realtà che sottopongono la lotta per i diritti civili in ruolo subalterno rispetto alla lotta per i diritti sociali ha ottenuto un solo risultato: il niente.

2. Questo processo ha snaturato il concetto stesso di salvaguardia dei diritti. Prima si parlava di coppie da equiparare. La coppia sposata e la coppia non sposata dovevano avere gli stessi diritti almeno in materia fiscale e assistenziale. Che poi la coppia non sposata potesse anche essere composta da gay e da lesbiche, questo poco importava. Con il clamore post-dichiano si è passati a generici diritti dei singoli che decidono di far coppia e che siano rigorosamente non sposati. In altre parole: se decidi di convivere non solo non avrai gli stessi diritti di chi decide di sposarsi - e ringraziamo la Bindi, altro personaggio in odore di omosessualità nascosta ma evidente - ma verranno sancite per legge le discriminazioni. Prima, cioè, eri comunque coppia (e/o famiglia, a seconda delle prospettive). Dopo i dico si è evitato di creare famiglie di serie B, ma si è dato il lasciapassare per distinguere tra coppie meritevoli (di tutto) e coppie indegne (di quel tutto). Grazie ancora, Rosy Bindi.

3. L'attuale classe dirigente - per mezzo dei partiti e delle associazioni collaterali - ha permesso tutto quello che ho delineato nei punti 1 e 2. E non solo. Con le dichiarazioni pubbliche dei suoi massimi esponenti, sempre orientate a rassicurare il Vaticano - che ricordiamolo, è il nemico storico di qualsiasi cosa si avvicini al concetto di giustizia in merito di diritti individuali, sociali ed affettivi (almeno dalle crociate in poi) - hanno lasciato passare il messaggio che la comunità omosessuale è stata lasciata al suo destino. "I gay non simulino il matrimonio" dixit D'Alema, altrimenti i cattolici si potrebbero sentire offesi. "L'omofobia non è reato" e a scuola più che mai, grazie alla Binetti, a Fioroni e a Mastella. In soldoni: prima della vittoria dell'Unione per la società i gay avevano uno status socio-culturale - per quanto da definire, in un modo o nell'altro - e un difensore, ovvero la coalizione progressista. Negli ultimi diciotto mesi questi due aspetti sono venuti a cadere del tutto.

A queste considerazioni possono seguire alcune brevissime conclusioni, e cioè:

- i gay non possono vantare gli stessi diritti di qualsiasi altro cittadino;
- due gay o due lesbiche non possono avanzare il diritto di formare una famiglia perché non sono una famiglia;
- l'amore tra due gay o due lesbiche è qualitativamente minore rispetto a quello degli eterosessuali perché è eticamente sbagliato;
- i gay possono essere offesi (e chissa, magari anche picchiati) perché tali;
- a permettere questo stato di cose sono le persone che prima li proteggevano, per cui i gay e le lesbiche non hanno più quello scudo politico che prima li "salvaguardava" agli occhi dell'opinione pubblica.

Quando c'era Berlusconi a ben vedere tutto questo poteva risultare addirittura raccapricciante. Adesso, invece, quest' "ordine nuovo" di pensieri sta penetrando nelle coscienze dei singoli cittadini. Sta diventando, in altre parole, cultura di popolo.

A permettere tutto questo, e a farci trovare questo stato di cose sotto l'albero di Natale del 2007, è stato questo governo e la classe politica al potere che lo ha prodotto. Si stava meglio quando al potere c'erano i nostri più acerrimi nemici. È triste da dire, qualora non paradossale. Ma è una cosa che dovrebbe fare riflettere tutti noi, a cominciare dalle prossime consultazioni elettorali. E non solo.

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