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domenica 9 dicembre 2007

Compie 10 anni il protocollo di Kyoto, fallito prima ancora di essere applicato.

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(Panorama) Sono sei i gas ad effetto serra al centro degli accordi presi in Giappone l’11 dicembre del 1997: tra essi il biossido di carbonio (il famoso CO2) e il metano. L’obiettivo dell’accordo era che i Paesi firmatari si impegnassero a ridurre le proprie emissioni di questi gas serra di almeno il 5% rispetto al livello del 1990 nel periodo compreso tra il 2008 e il 2012. L’Unione europea ha ratificato il protocollo di Kyoto (qui il pdf in inglese) il 31 maggio 2002. Il protocollo è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica della Russia. Vari paesi industrializzati non hanno voluto firmare il protocollo, tra cui gli Stati Uniti e l’Australia, che però si è rimessa in pari con il nuovo governo laburista, il cui premier ha ratificato il protocollo all’apertura della conferenza di Bali a inizio dicembre.

Ma ad oggi la produzione mondiale di gas e anidride carbonica non solo non è diminuita, ma è addirittura cresciuta in misura esponenziale. In Europa si producono ogni anno piu’ di 35 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2), di cui quattro provengono da camini, ciminiere, autoveicoli. Nel 2050, in assenza di contromisure, le attuali emissioni raddoppieranno.
Il quarto rapporto sui cambiamenti climatici del’IPCC presentato a novembre a Valencia, quello sulla base del quale si discute a Bali per formulare il dopo-Kyoto, si concludeva con una frase che lascia poco all’immaginazione. “Le scelte in merito ad ampiezza e tempistica degli interventi di mitigazione dei gas serra implicano di mettere sulla bilancia i costi economici di più rapide riduzioni delle emissioni ora, contro i corrispondenti rischi climatici a medio e lungo termine derivati da interventi tardivi”.
Ora si punta al Kyoto 2, ma trovare l’accordo nel summit in corso a Bali non sarà facile: non tutti i Paesi sono disposti, o sono nelle condizioni, di sostenerne il peso economico di scelte ambientali. Tra questi Brasile, India e Cina, che sono fra i maggiori produttori mondiali di gas serra.
E mentre la conferenza si avvia alla conclusione, online si moltiplicano le iniziative di informazione e partecipazione sul tema dei cambiamenti climatici. La rivista scientifica Nature, per esempio, ospita nel suo quartier generale all’interno di Second Life, che non poteva che chiamarsi Second Nature, una serie di conferenze con ospiti illustri. L’ultima è prevista giovedì 13 dicembre, alle 18 ora italiana: a parlare sarà George Monbiot, giornalista del Guardian e autore del libro Calore!

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