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domenica 9 dicembre 2007

Norma anti-omofobia c'è un errore nel decreto. Impreciso il riferimento al Trattato europeo. Il governo costretto a correggere.

Giovedì Pera l'aveva denunciato in aula. Per "blindare" il testo i partiti della sinistra radicale disposti anche a scendere in piazza.

(Giovanna Casadio - La Repubblica) E adesso si scopre che c'è una svista nella norma anti omofobia, per la quale il governo ha rischiato di andare a gambe all'aria anche per il mancato voto di fiducia della teodem Paola Binetti. Nel decreto sulla sicurezza c'è il riferimento a un articolo sbagliato del Trattato di Amsterdam: quello giusto - in cui si parla di discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale - non era l'articolo 13 effettivamente citato nel decreto ma il numero 2, comma 7. Peraltro il Trattato non ha il valore delle delibere europee, cioè di costituire indirizzo normativo per gli Stati membri.
Il governo se n'è reso conto in corso d'opera. Non poteva ignorarlo del resto, poiché giovedì in aula è stato Marcello Pera, l'ex presidente del Senato, a sottolineare l'errore materiale. L'articolo 13 del Trattato - ha detto Pera - fa solo riferimento alla sua "durata illimitata".
Tuttavia, l'impegno del ministro dei Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti ("Cancelleremo questo riferimento errato nella sua formulazione e inapplicabile") è stato interpretato soprattutto come il cedimento alle insistenze dell'ala cattolica oltranzista dell'Unione. Così, si è continuata la guerra ideologica: da un lato il leader dell'Udeur Clemente Mastella, che ha minacciato la crisi se la norma anti-omofobia non verrà cassata (con lui i teodem), dall'altro la sinistra e i laici del Pd per i quali quel riferimento va blindato.
La svista ha il sapore di una beffa. La norma anti-omofobia semplicemente non c'è. Non è scritta da nessuna parte nel decreto sicurezza, non è stata introdotta. Quindi, l'emendamento anti omofobia voluto dalla Cosa Rossa (e di cui il riferimento al Trattato di Amsterdam doveva rappresentare una semplice riformulazione) è evaporato nel nulla.
Ancora ieri, la convention della Sinistra alla Nuova Fiera di Roma lanciava la parola d'ordine: "blindare" in Parlamento la misura contro le discriminazioni ai gay. Maria Grazia Acciarini, sottosegretario alla Famiglia, di Sinistra democratica, ha chiesto che oggi, nella Carta dei valori della Sinistra, la questione sia formulata in questi termini. Disposti anche a scendere in piazza.
Aurelio Mancuso, presidente dell'Arcigay, che lo scorso anno restituì la tessera dei Ds, interviene nel workshop sui diritti civili e la laicità: "Una manifestazione nazionale contro l'omofobia vedremo come e quando farla, i leader della sinistra mi hanno garantito che non mollano, terranno duro. Alla Camera questa cosa non si tocca".
E Fabio Mussi, Oliviero Diliberto, Alfonso Pecoraro Scanio s'indignano. "Sono rimasto basito perché queste norme in Europa sono difese da tutti i partiti anche di destra visto che si tratta di norme di civiltà", denuncia Diliberto. "Sono norme che ci sono in tutta Europa, le polemiche succedono solo da noi", rincarano Mussi e Pecoraro.

Il fatto è che quel punto va cambiato per forza. "Il problema è da affrontare subito alla Camera", spiega il sottosegretario all'Interno, Marcella Lucidi. Il ministro Amato ne è ben consapevole. Tutto da rifare per uscire da un pasticciaccio.

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