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domenica 30 settembre 2007

Gay: Gentilini indagato per razzismo.

Il vicesindaco sotto inchiesta per la seconda volta, per la legge sull’istigazione all’odio: era già successo nel 2000, dopo la frase sui leprotti.

A Palazzo di Giustizia continuano ad arrivare gli esposti degli omosessuali contro lo Super G.
Fascicolo in Procura dopo le denunce per la frase sulla «pulizia etnica»


(Sabrina Tomè - La Tribuna di Treviso) Il vicesindaco Giancarlo Gentilini iscritto per la seconda volta nel registro degli indagati per il reato di istigazione all’odio razziale. Era già successo nel 2000, quando lo Sceriffo propose di vestire gli extracomunitari da leprotti per far esercitare i cacciatori; quella frase gli costò un processo. E’ accaduto di nuovo, stavolta per l’uscita di agosto sulla «pulizia etnica contro i gay». Decine di denunce contro Gentilini stanno ora arrivando da tutt’Italia in Procura a Treviso. E se nella maggior parte delle querele si contesta la diffamazione, in alcune si fa riferimento al reato di razzismo.
Le querele contro Gentilini sono arrivate a magistrati diversi che, di fronte alla notizia di reato, hanno aperto i fascicoli relativi. Almeno quattro le inchieste avviate dagli inquirenti, destinate a essere riunite in un unico procedimento penale con due reati contestati: diffamazione e istigazione all’odio razziale. Una violazione, quest’ultima, con la quale lo Sceriffo ha una certa dimestichezza visto che gli fu già contestata nel 2000 dall’allora procuratore Gianfranco Candiani, per l’uscita sui leprotti da impallinare. Gentilini finì a processo, ma il collegio dell’epoca, presidente Arturo Toppan, impiegò solo dieci minuti (una delle più brevi camere di consiglio della storia giudiziaria trevigiana) per pronunciare una sentenza di assoluzione, malgrado l’articolata e dettagliata contestazione dell’accusa e malgrado un gip l’avesse ritenuta fondata. A distanza di sette anni, lo Sceriffo è finito un’altra volta nel registro degli indagati per l’analogo reato. La frase è stata pronunciata da Gentilini ad agosto, nel corso di un’intervista rilasciata all’emittente televisiva Rete Veneta. Il vicesindaco annunciava, tra l’altro, di aver incaricato i vigili di ripulire Treviso dai «culattoni». Una dichiarazione che aveva scatenato la rivolta dei gay, con tanto di manifestazione di protesta tenutasi in città l’ 11 agosto. E dopo la mobilitazione di piazza, è arrivata quella legale. Denunce contro Gentilini stanno arrivando in Procura da tutt’Italia. Quattro di queste, finite sul tavolo di diversi magistrati, si sono già trasformate in fascicoli d’indagine. E, ancora una volta, Gentilini è nei guai per l’ipotesi di violazione della legge 654 del ’75 che rattifica la «Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale», firmata a New York nel 1966. L’articolo di riferimento è il numero 3 che prevede la reclusione per chi «diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Il procuratore Antonio Fojadelli, all’indomani dell’uscita di Gentilini, aveva gettato acqua sul fuoco parlando di una frase di cattivo gusto, ma escludendo qualsiasi violazione penale e, in particolare, quella dell’istigazione. Si arriverà a un’archiviazione, così come sette anni fa alla frettolosa assoluzione?
In Procura gli orientamenti giurisprudenziali sono diversi; l’epilogo non è scontato.

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