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domenica 30 settembre 2007

Fenomenologia del lato B: in Spagna il sedere è diventato cool.

(Gian Antonio Orighi - Panorama blog)Nella sempre più disinibita Madrid cade l’ultimo tabù: il culo. Per la prima volta al mondo la raffinata e pubblica Fundación Canal espone dal 3 ottobre al 6 gennaio prossimi Ocultos (Nascosti), una mostra fotografica dedicata a quella parte del corpo che il grande poeta Pablo Neruda definiva “le due sfacciate metà della mela”. Sono 68 sederi, di tutti i sessi, latitudini ed età, nudi e vestiti, in bianco e nero e a colori, innocenti e voluttuosi, immortalati dai grandi maestri dell’obiettivo, dagli inizi del XX secolo ai nostri giorni.

L’idea dell’esposizione è nata in un ambiente letteralmente underground. “Nel febbraio del 2006 la direttrice della Fundación, Eva Tormo, stava viaggiando nel metrò di Londra e voleva immortalare col cellulare un giapponese stravolto che stava dormendo appoggiato alla spalla di un amico” racconta José María Díaz-Maroto, 50 anni, fotografo e commissario di Ocultos. “Ma mentre scattava sono entrati altri passeggeri e alla fine nelle foto c’erano solo natiche. In quel momento si è proposta di raccogliere immagini di quel particolare anatomico che a volte non si vuole nemmeno nominare”.

La ricerca di immagini è durata un anno. E il risultato è magnifico, perché tutti i tesori fotografici esaltano, sia pure con tecniche e prospettive diverse, la bellezza, la provocazione, l’ironia o l’estetica di quello che nell’ultima edizione di Miss Italia è stato ribattezzato, non senza una certa ipocrisia, il “lato B”. Dal surrealista americano Man Ray all’inventore del reportage bellico, l’ungherese Robert Capa, dal padre del fotoreportage, il francese Henri Cartier-Bresson, al fondatore del realismo magico, il belga René Magritte: la lista degli autori dei capolavori (due gli italiani, Ferdinando Scianna e Giorgia Fiorio) prosegue con Sebastião Salgado, Robert Mapplethorpe, William Klein, Ellen von Unwert. E maestri spagnoli come Joan Colom.
“Di mostre fotografiche magnifiche ce ne sono state tante. L’agenzia Magnum di Parigi, quella fondata da Cartier-Bresson e Capa, ne ha organizzate alcune dedicandole agli occhi, alle mani, ai baci, al nudo, alla pelle” ricorda il commissario. “Ma nessuno finora aveva pensato, escludendo l’erotismo o la pornografia, di presentare un’antologica con il leitmotiv del “trasero”. Eppure, quando fotografiamo qualcuno di spalle, ciò che chiama l’attenzione è il sedere”.

Lo sdoganamento fotografico del fattore C, in un paese dove, secondo stime del governo del premier socialista José Luis Rodríguez Zapatero, ci sono la bellezza di 4 milioni tra gay e lesbiche (quasi il 10 per cento della popolazione), in cui le nozze omosessuali sono legali da due anni e i toreri hanno da sempre esibito il derrière vestendo nell’arena calzemaglie più che aderenti, corona però un irriverente percorso culturale che viene da lontano.

Il primo cantore del fondoschiena è stato nientemeno che Francisco de Quevedo, uno dei grandi scrittori del Siglo de oro, che nel XVII secolo vergava “Gracias y desgracias del ojo del culo”. E l’ultimo Nobel della letteratura, Camilo José Cela, nel suo Diccionario secreto del 1968, dedicava al deretano un famoso capitolo in cui sconsigliava di usare sinonimi al posto del castigliano culo. D’altronde, in questa Spagna sempre più provocante, dove non solo nella peccaminosa Ibiza o nelle libertarie isole Canarie, ma pure in due spiagge pubbliche di Barcellona, Mar Bella e Sant Sebastiá, i naturisti possono abbronzarsi integralmente senza problemi, ha avuto grande successo di critica un delizioso libro del giornalista tv José María Lebrero, Culos appunto. Ben 68 racconti immaginari in cui l’autore trasforma in protagonista il fondoschiena, “ingiustamente emarginato, nascosto, e che io elevo a categoria di icona”.

Ma c’è di più. Eduardo Urculo, compianto pittore e scultore, rivendicava nel 1999 di aver scelto Barcellona “come la prima città occidentale che possiede un monumento al culo”. Nel parco Carlos I del capoluogo catalano, infatti, troneggia un immenso bronzo di 7 metri, il Culis monumentalis, mentre a Oviedo, proprio davanti al teatro Campoamor, dove si consegnano i premi più prestigiosi di Spagna, i Principe de Asturias, ne è stata piazzata una copia nel 2002 (alta 5 metri).

“La Spagna è la nuova Svezia d’Europa. Basta vedere i magazine rosa o il Grande fratello in onda sulle nostre tv, show improponibili in un altro paese del continente” chiosa il giornalista e scrittore Juan Cueto, 65 anni, fondatore della pay-tv Canal Plus ed ex direttore di Tele+, critico televisivo del País. “La nostra permissività è irreversibile e da noi querelle come inquadrare o meno le natiche nel concorso di Miss Italia sono improponibili”.

Non a caso, quando era al potere l’ex premier popolare (centrodestra) José María Aznar, la tv di stato, Tve-1, trasmetteva nel seguitissimo show La fiebre del sabado noche sfilate di modelli, femminili e maschili, che indossavano il tanga.
“La Spagna rimane una società conservatrice. Solo che adesso una minoranza intellettuale e artistica, appoggiata da Zapatero, impone una immagine libertina” ammonisce Amando de Miguel, 70 anni, docente emerito di sociologia presso l’Università Complutense di Madrid e il più importante studioso dei costumi del paese. “Prima ci pennellavano con lo stereotipo della corrida, del flamenco e della paella. Adesso con un nuovo look falso, quello di Almodóvar e delle nozze omosessuali”.
Però, mentre i gay sono così radicati da editare Paginas rosadas, le prime pagine gialle per omosessuali d’Europa, il lato B si prende la sua rivincita persino con i popolari di Madrid: la Fundación Canal, infatti, è il loro fiore all’occhiello culturale.
Certo, il titolo della mostra, Ocultos, è un voluto gioco di parole che cela culo, comunque protagonista indiscutibile del panorama pubblicitario persino con giganteschi cartelloni piazzati davanti alle farmacie mentre proprio il “restyling del trasero” è l’operazione di chirurgia estetica più diffusa tra le spagnole.

“Non credo che la exposición sia audace. Il fatto che le natiche siano motivo di ispirazione fotografica e che vengano elevate a categoria artistica non dovrebbe scandalizzare più nessuno nel XXI secolo” commenta la popolare Tormo, 42 anni, al contempo assessore alla Cultura di Alcobendas, città dormitorio dell’hinterland madrileno. “Il tema del corpo umano è stato ormai digerito”.

La direttrice della Fundación Canal (il cui presidente, Esperanza Aguirre, governa Madrid) rivela anche che fino all’ultimo la mostra poteva essere chiamata Culos e che nessuno, nel suo partito, che pure ha presentato ricorso al tribunale costituzionale contro le nozze gay, ha mai opposto obiezioni a questa carrellata d’autore. “Abbiamo scelto Ocultos per prudenza. Però il culo, questo grande sconosciuto che è anche una ossessione, meritava un trattamento speciale che vogliamo trasmettere ai nostri visitatori”.

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