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domenica 30 settembre 2007

Preti 4/Se per Farina è ipocrisia...

(Francesconardi.it) “Che ne direbbe la signora conduttrice Ilaria D’Amico, che è tanto carina e brava, se un tizio registrasse di nascosto le sue private performance di non sappiamo quale tipo [...] e poi fossero trasmesse semplicemente coprendole la faccia per non farla riconoscere?”. Così Renato Farina su Libero (domenica 30 settembre 2007). Così in polemica con la trasmissione attesa “morbosamente” e prevista per lunedì sera in prima serata su La7 durante la quale saranno mostrate ai telespettatori immagini di abboccamenti in chat, e successivi incontri, di sacerdoti omosessuali nell’esercizio tentato delle loro, private certo, performance.

Non c’è dubbio che il rilievo sulla violenza privata possa aver dei fondamenti, ed altrettanto è vero che le condotte descritte configurino peccati e non reati. Tuttavia qualcosina forse c’è da ridire quando Farina riattacca: “La conosciamo questa ideologia: si vuole smascherare l’ipocrisia della chiesa, la quale condanna la pratica omosessuale, non ammette i gay in seminario, e poi ospita nei suoi annuari del clero moltissimi omosessuali”. La conosciamo, dice, e ce ne fottiamo, sembrerebbe chiosare. Perché conoscerla, quell’ipocrisia, non può mutare - in ragione evidentemente di altra ideologia - la considerazione che della chiesa apparato dobbiamo avere. Ed ancora più interessante sarebbe sapere di quell’ideologia che - nei fatti - si concreta nell’intenzione di smascherare l’ipocrisia di un enorme apparato “filantropico” che opera in assenza di democraticità interna (condizione che assume enorme rilevanza dal momento che già questo basterebbe a far cadere ogni possibile accesso a regimi fiscali agevolati). Quale ideologia, dunque? Forse Farina riconduce alla laicità comunista, quella del così atei da aver bisogno di un altro Dio? Sì, probabilmente allude a quella. Ed è la semplificazione che vuole la laicità in becera confusione con l’ateismo fino all’esaurimento nel materialismo dialettico. Non sfiora l’idea che assuma politica rilevanza la necessità di porre in evidenza le contraddizioni di un apparato che politicamente – seppur, concediamo, indirettamente – senza dubbio agisce?
Nello stesso numero di Libero, tanto per divagare - ma poi non troppo - intervistato Daniele Capezzone: "Tempo fa, lei dichiarò di essere bisessuale, qualcosa non torna…[…], Giro la domanda, lei ha mai avuto una relazione omosessuale?". Insomma parrebbe che - intervistando un politico - le sue confessioni private in campo sessuale abbiano una rilevanza politica. Certo, rimane la violenza privata, resta la differenza tra un politico che sceglie di rispondere o meno a certe domande ed un prete che viene adescato in una chat di omosessuali (forse vi si collega per motivi diversi dall’essere adescato?), e poi ripreso quasi fino al momento in cui l’adescamento si fa carne, e di questa differenza teniamo conto.
I paralleli sono pericolosi se si ha da difendere una parte contro l’evidenza, se si arriva a denunciare l’ipocrisia della chiesa per svelare quelle altrui suppostamene più gravi o violente che contro la chiesa stessa “morbosamente” attendono. Ci si scontra con l’ineffabile dogma, c’è la fede che come la betulla si piega ma non si spiega. Ed è proprio alla stretta sulla fede che rivolgerei accorato appello al buon Farina: meglio lasciar perdere le divagazioni ondivaghe intorno alle private performance di Ilaria D’Amico, magari torrida e nuda (...hai linee di mela, sentieri di luna..., diceva il poeta); meglio lasciar perdere, dico, ché si diventa ciechi.

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