(Il Giornale) Che ci fa Tinto Brass alla Mostra? Il presidente di giuria. Mica quella ufficiale, presieduta da Wenders. E neanche delle minori. Però, insieme al padovano Massimo Benvegnù e all'olandese Boyd van Hoeij, assegnerà a fine Mostra il Queer Lion Award al «miglior film con tematiche omosessuali». L'offerta, lì per lì, lo lasciò stupito.
Proprio lui, il «cinecologo», l'uomo che alle forme femminili, con particolare riferimento al lato B, ha dedicato una speciale «poetica», chiamato a scegliere, tra i film della Mostra, il più intonato alla sensibilità omosex? «Sospetto sia un'iniziativa di Müller, che è un raffinato sinologo. Deve aver saputo che in Cina sono un'icona gay. Del resto, i miei film abbondano di scene lesbiche, di sesso e strusciate tra donne, da Caligola a Tra(sgre)dire, passando per Salon Kitty. Sicché...».
A 75 anni, Brass è il Tinto di sempre. Rimasto vedovo dell'amata Tinta, non s'è fatto schiantare dalla depressione. Anzi, in attesa di girare in Croazia l'annunciato Ziva, starring una disinibita psicoanalista junghiana, il regista di Miranda ha preparato per Circuito Off (proiezioni all'isola di San Servolo) un cortometraggio di 14 minuti, Kick the cock, qualcosa che potremmo tradurre «prendi a calci l'uccello». Dove lui, con inseparabile sigaro, mette alla prova una procace cuoca-cameriera dagli abiti succinti in un tripudio di ortaggi di forma fallica e smaneggiamenti vari, con contorno di musiche mozartiane (del padre Leopold).
«Ormai il sesso lo fanno più gli omosessuali che gli etero, ne sono sicuro. E si divertono. Non è il sesso triste e punitivo che si vede in tanti film da festival. Ne ricordo uno di Chéreau, una tristezza», teorizza alla sua maniera, appena sceso dall'aereo. Lui preferisce inscenare un erotismo spigliato e gioioso, anche se il mercato s'è ristretto (il suo ultimo film, Mon(a) amour, è uscito solo in dvd). «Sono curioso di venire al Lido, sul tema gravano tanti pregiudizi, spero di smantellarne qualcuno».
Intanto ricorda le sue Mostre, quando girava film d'avanguardia, accolti nel programma ufficiale. Chi lavora è perduto nel 1963, Col cuore in gola nel 1967, La vacanza nel 1971. «A dirla tutta, partecipai anche alla contestazione del '68. Ma non ero granché convinto. Stavo con Chiarini. Infatti non mi prendevano sul serio. Forse perché avevo uno spirito anarchico».
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