(Apcom) Aggredito, picchiato, insultato e chiamato 'frocio' e ora "finalmente dopo sette anni", l'ex assessore comunale di Polistena, in provincia di Reggio Calabria, Massimo Frana, è stato risarcito con 25mila euro e i suoi aggressori sono stati condannati a due anni di reclusione dal Tribunale di Reggio Calabria. L'ex assessore è stato messo al corrente solo ieri della decisione del giudice monocratico che ha depositato le motivazioni della sentenza il 18 luglio scorso: "Finalmente ottengo una sentenza esemplare che mi rende giustizia rispetto a quanto ho subito", ha commentato.
La vicenda - ricostruita da Arcigay - risale al 2001: nella notte del 17 settembre 2001, Massimo Frana si trovava a cena in compagnia di due amici in un ristorante di Reggio Calabria. All'uscita del locale un gruppo di persone ha iniziato ad insultare l'allora assessore con epiteti omofobici: "frocio di merda¿ frocio bastardo", per poi passare alla violenza fisica. Tempo dopo Frana e i suoi due amici hanno ricevuto la notifica di un decreto penale per il reato di rissa, con la condannata, insieme agli 'assalitori', ad una pena pecuniaria.
Con due procedimenti diversi il Tribunale di Reggio Calabria nel novembre del 2006, ha prosciolto l'ex assessore dall'accusa perché il fatto non sussiste e, il 14 dicembre 2007 ha condannato i suoi aggressori con la pena di due anni di reclusione per i delitti di lesioni personali gravi e di ingiuria. Nelle motivazioni, che sono state depositate il 18 luglio 2008, non solo è stato riconosciuto sussistente il delitto di lesioni aggravate - tenuto conto delle gravi conseguenze fisiche (tuttora perduranti) sulla vittima, costretta a periodiche visite di controllo medico dopo l'intervento di applicazione di una placca in pieno viso - ma il Tribunale ha condannato gli assalitori anche per il reato di ingiuria. Il Tribunale ha,infatti, seguito l'orientamento della Cassazione, secondo cui l'uso del termine "frocio" integra l'intento di derisione e di scherno verso la vittima, tale perciò da realizzare un'offesa all'onore o al decoro.
Il giudice monocratico ha inoltre condannato gli autori dell'aggressione al pagamento di una somma pari a 25mila euro a titolo di risarcimento del danno, oltre alla rifusione delle spese legali. "La sentenza ribadisce soprattutto l'assoluto rifiuto e la piena condanna da parte dell'ordinamento italiano per ogni forma di intolleranza e di aggressione, fisica o verbale, da chiunque realizzata, per motivi di discriminazione sessuale", sottolinea l'avvocato Paola Balducci che ha seguito il caso.
"Dopo sette anni finalmente ottengo una sentenza esemplare che mi rende giustizia rispetto a quanto ho subito", ha commentato Massimo Frana ricordando che dopo l'aggressione non solo non ricevette alcuna solidarietà ma "pochi mesi mi sono visto revocare la delega come assessore, ufficialmente per motivi politici". Frana spera che la sentenza diventi "un segnale di incoraggiamento per tutti coloro che subiscono violenza o discriminazione per il loro modo di vita", ma aggiunge: "Non bastano le aule dei tribunali per mettere fine a simili episodi, ci vuole una rivoluzione culturale". "La storia di Massimo Frana - commenta Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay - evidenzia come da alcuni anni grazie alle sentenze dei Tribunali i gay si sentono finalmente più tutelati", e - sottolinea Mancuso - "se finalmente fosse approvata una legge contro l'omofobia, le tutele e i tempi giudiziari sarebbero più chiare e celeri".
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