Lo spettacolo è un montaggio frenetico di pose, di flash, di vizi e di vanità, è una staffetta senza posa di atti sessuali consumati da Dorian con tutti. Al Festival di Edimburgo lo spettacolo dissacrante del coreografo Matthew Bourne. La storia è ambientata nel mondo della moda di oggi.
(Rodolfo Di Giammarco - La Repubblica) Manipolando alla grande il mito de Il ritratto di Dorian Gray, il coreografo-dissacratore Matthew Bourne ha aggiunto un exploit alle sue riletture anticonvenzionali, tipo un Lago dei cigni tutto maschile o una Carmen in garage. All´International Festival ha riservato la prima mondiale di Dorian Gray, due fantastiche ore di libero, attualizzato e audace adattamento in danza del romanzo di Oscar Wilde. Ritenendo che il potere della bellezza dell´800 si sia tradotto oggi in tirannia dell´immagine, e in fama che tutto cannibalizza, Bourne ha abolito il quadro-ritratto che esalta Dorian invecchiando al suo posto e, trasformando il pittore Basil in un fotografo di grido, ha fatto sì che il feticcio causa di guai sia una gigantografia di Dorian a torso nudo che pubblicizza il profumo "Immortal, pour homme". Un manifesto perfetto di Bourne.
L´artefice dell´impresa, ospitata a Londra dal 2 al 14 settembre dal teatro co-produttore Sadler´s Wells, non ha usato una parola del libro, ha costruito una ritmatissima parabola fisica, patinata, ardita, corrotta e piena di glamour (macabro) su un girevole che alterna art-gallery, camere da letto e droga-party. E ha forzato la mano su due identità sessuali: il mentore-sponsor del Dorian interpretato dal gagliardo e minaccioso Richard Winsor - ovvero il dandy cinico che in Wilde era Sir Henry - ora è un´editrice di moda, Lady H (Michela Meazza); e la Sybil che non scalda il cuore di Dorian diventa adesso il ballerino Cyril. Lo spettacolo è un montaggio frenetico di pose, di flash, di vizi e di vanità, è una staffetta senza posa di atti sessuali consumati da Dorian con tutti (sempre con la grazia dinamica che è il marchio di Bourne), ed è la dimostrazione che il causato suicidio di Sybil-Cyril e l´uccisione di Basil (Aaron Sillis) fanno di Dorian Gray un serial killer dei nostri tempi. E come tale il suo destino è diabolico - anche per un demone gemello che qui lo segue e lo danna - tanto che il giovanotto, visto all´inizio come un cameriere, assurge a modello maledetto e commetterà infamie davanti a quadri di Bacon, infrangerà la sua stessa immagine pubblicitaria, eliminerà il suo Doppio, e creperà, immortalato dai reporter. Superbo evento.
L´appuntamento più distante da questo vorticoso omaggio a Wilde è, nel Fringe, un lavoro conteso e fonte di polemiche, The Factory, col quale il Badac Theatre immette violentemente il pubblico in spazi ridotti, a contatto con attori-deportati nudi e sudati, riproducendo le camere a gas di Auschwitz. Tra urla e isterie. Anche qui un cammino verso la morte, tutt´altro che wildiana.
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