(Roberto Malini e Dario Picciau) Un amico Sinto italiano, uomo di sinistra da tanti anni, ci scrive, esponendoci i suoi dubbi e le sue speranze riguardo alla posizione del suo partito nei confronti dei Rom e dei Sinti in Italia: "Cari Roberto e Dario, cari compagni, ci siamo conosciuti qualche anno fa a Bologna, durante la proiezione del vostro bel film 'L'Uovo, un'allegoria profetica che spiega, secondo me, come nasce l'intolleranza verso chi è diverso. Ho una domanda che mi assilla da tempo: è conciliabile che un 'nomade' continui a credere in questa sinistra e nelle organizzazioni per i diritti umani che essa sostiene? E' vero, il Partito Comunista e la corrente progressista non esistono più. E' anche vero che quando si parla di Rom e Sinti, non sono più così evidenti le differenze fra destra e sinistra. Ma l'alternativa per uno 'zingaro' non può essere solo l'anarchia. Cosa ne pensate?"
Rispondono Roberto Malini e Dario Picciau. Cari amici, come giustamente sottolineate, in questo frangente destra e sinistra inseguono il consenso dell'elettorato cavalcando il pericoloso "destriero" della sicurezza, che il movimento razzista, un'ideologia transpartitica, ha demagogicamente e in mala fede identificato nei Rom, nei Sinti e nei "clandestini". Una scelta xenofoba e intollerante, perché i problemi di sicurezza sono ben altri: la criminalità organizzata, la corruzione politica, l'inadeguatezza delle forze dell'ordine, la pericolosità sulle strade e negli ambienti di lavoro, la violenza razzista (i cui autori, spesso squadre armate, non vengono perseguiti dalle autorità). Riguardo poi ai crimini sessuali e alle violenze sulla persona, come Amnesty International ha ribadito attraverso diverse campagne, il nemico non è "fuori", ma "dentro": oltre il 90% di tali atti criminali vengono infatti compiuti fra le mura domestiche. Ai politici, però, fa comodo indicare, quando servono voti o consenso, un capro espiatorio indifeso ed esterno alla famiglia, simbolo - oggi come negli anni del nazifascismo - della "nazione" e della "razza": adesso gli "zingari" e i rifugiati (perché chiamare "clandestino" o addirittura "autore di reato di clandestinità" un essere umano che cerca rifugio nel nostro Paese, per sottrarsi a guerre, carestie, condizioni di indigenza inaccettabili?), domani, non ci si illuda, le altre minoranze. Votare a sinistra o impegnarsi nelle organizzazioni per i diritti umani che gravitano attorno alla sinistra è un atto di fede nel domani, un auspicio che le forze politiche che dovrebbero essere vicine alle classi sociali più vulnerabili ritrovino la loro anima. La Comunità ebraica, per esempio, sostiene la destra, che mantiene buone relazioni con Israele, ma così facendo regala il suo consenso a forze politiche antisemite, neofasciste e intolleranti. Personalmente, ribadiremo sempre e in ogni sede che le ultime elezioni politiche costituiscono un gigantesco broglio, un'immane truffa perpetrata ai danni del popolo italiano, perché è iniquo, secondo le leggi nazionali ed internazionali, condurre una campagna elettorale su basi di xenofobia e razzismo. E' necessario impegnarsi perché un fenomeno perverso come quello verificatosi in occasione del suffragio dello scorso aprile non si ripeta mai più. Non bisogna dimenticare, però, che fu proprio la sinistra ad aprire la strada all'attuale governo xenofobo, ancora più intollerante del regime di Mussolini: fu il precedente governo, infatti, a iniziare la campagna razziale, gli sgomberi senza alternativa, la persecuzione del popolo Rom. E' importante riconoscere, tuttavia che vi sono persone che si impegnano dall'interno delle forze politiche e umanitarie di sinistra per ripristinare in esse una linea di condotta tollerante e antirazzista. Tocca a loro, uomini e donne illuminati, cercare di far comprendere ai compagni che non bisogna temere di tornare sulla via dei diritti umani e che è una pericolosa devianza competere con la destra sui temi della "legalità" e della "sicurezza", per conseguire e mantenere risultati elettorali. La sinistra dei diritti umani, al contrario, deve impedire - senza eccezioni - che la controparte politica attui propaganda razziale e xenofoba. Se continuasse a imitarla, seminando fra la popolazione italiana pregiuizi e terrori immotivati, il confine che separa fascismo e antifascismo sarebbe cancellato per sempre.
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