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lunedì 25 agosto 2008

Festival di Venezia. Come fare un film con mille euro e andare al Lido.

"Un altro pianeta" di Tummolini, Merrone & amici ... Non vi abbiamo detto di che parla il film: ve lo diremo da Venezia, dove passa il 2 settembre. Per ora diciamo che parte come un gay-movie ma poi diventa tutt’altro...

(Alberto Crespi - L'Unità) Fare un film con 1.000 euro, o poco meno, si può. Ma occorre prendere alcune precauzioni. Avere, in primis, un operatore che possegga già una videocamera Hd (in alta definizione), altrimenti solo l’acquisto dell’indispensabile oggetto farà impennare il budget. Assoldare attori e tecnici amici, disposti a sgobbare gratis e a dividersi il malloppo solo se e quando ci sarà un’uscita nelle sale o un passaggio tv. Pensare a una storia con unità di luogo, possibilmente sotto casa, e stipulare una convenzione con il bar più vicino, per sfamare la troupe (di ristoranti, va da sé, non si parla!). E magari ambientarla su una spiaggia, d’estate, così gli attori vengono direttamente in costume da bagno. Con questi accorgimenti, in 1.000 euro ci potete stare: poi, se siete bravi, il film andrà a Venezia.
Stefano Tummolini (regista), Antonio Merone (attore e co-sceneggiatore) e tutti i loro amici non pagati sono stati bravi. Hanno girato Un altro pianeta sulla spiaggia di Capocotta, sul litorale romano, nelle suddette condizioni: e ora il film è a Venezia, nelle Giornate degli Autori, la sezione collaterale promossa da Anac e Api e coordinata da Fabio Ferzetti che, alla quinta edizione, sta conquistando una riconoscibilità forte e autonoma all’interno della Mostra. Per capirci: nel 2007 il film italiano delle Giornate era Non pensarci, di Gianni Zanasi. Arrivò a Venezia senza uno straccio di distribuzione, nonostante fosse costato qualcosa più di 1.000 euro e schierasse un cast importante (Valerio Mastandrea, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston). Si impose come il film più simpatico della Mostra, trovò casa alla 01, uscì ed ebbe persino successo. Saremmo felici se Un altro pianeta percorresse la stessa strada, anche se paradossalmente, rispetto a Zanasi, parte con un vantaggio: la distribuzione ce l’ha già, la Ripley di Angelo Draicchio (marca consolidata dell’home video che si sta buttando anche nella distribuzione in sala), che vede il film, ci crede e aiuta gli autori in fase di post-produzione: «Arriva molta roba, alla Ripley - racconta Draicchio -. Un altro pianeta era segnalato da Maurizio Ponzi, un bravo regista che è anche un nostro collaboratore. L’ho visto alle 2 di notte, dopo una giornata pesante. È un test decisivo: se non ti addormenti, il film c’è. Non mi sono addormentato. C’erano delle ingenuità, ma ci si poteva lavorare. Abbiamo rifinito il montaggio ed effettuato la correzione colore in Danimarca, poi l’abbiamo trasferito in pellicola. Ora vediamo come va a Venezia, poi lo faremo uscire: non sarà facile perché il mercato è monopolizzato da 01, Medusa e majors hollywoodiane, ma ci proveremo».
Stefano Tummolini, il regista, ha 39 anni: è laureato, ha scritto saggi e sceneggiature, insegna alla scuola Holden di Torino. Potremmo definirlo, se non si offende, un intellettuale prestato al cinema. Pensava al film da quasi 10 anni, l’ha girato in 5 giorni: «Abbiamo tutti lavorato gratis, a ritmi da soap-opera. Andare a Venezia mi sembra un miracolo. Non sono mai stato alla Mostra, ma ovviamente la seguo da sempre sui giornali e so che è una tribuna difficile, che può lanciare un film ma può anche distruggerlo. Spero però che le Giornate siano il luogo giusto per noi. E mi pare un buon segnale che questa sezione scelga film poco protetti, quasi artigianali». Non vi abbiamo detto di che parla il film: ve lo diremo da Venezia, dove passa il 2 settembre. Per ora diciamo che parte come un gay-movie ma poi diventa tutt’altro. Intanto mettete da parte 1.000 euro, e cominciate a pensare al vostro film.

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