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lunedì 25 agosto 2008

Si spegne la fiaccola a Pechino. E i cinesi sperano di non tornare indietro.

cerimonia di chiusura

(Panorama) Alle 21,30 in punto la fiamma olimpica si è spenta sopra lo stadio nazionale di Pechino. E una anziana volontaria addetta alle pulizie dei bagni del secondo piano si è appoggiata a uno stipite e si è commossa. Centinaia di giovani colleghi, pure loro con gli occhi lucidi , si sono fatti fotografare in mille pose diverse con lo stadio sullo sfondo. Per loro non finiscono solo le Olimpiadi, ma anche il periodo di maggiore libertà che abbiano conosciuto da quando sono nati. Ora non possono prevedere se con quella fiamma si sia spento anche il «sogno» annunciato da migliaia di cartelli in tutta la capitale in questi giorni. Poche ore prima, il regista Zhang Yimou, direttore artistico delle cerimonie di apertura e chiusura dei giochi, con le sue parole, sembrava aver cercato di rassicurarli: «Stanotte la fiamma olimpica sarà spenta a Pechino. Alla Cerimonia di chiusura speriamo di dirvi attraverso il nostro spettacolo: “In realtà la fiamma olimica non è spenta, ma brucerà nel cuore di ciascuno di noi». Resta da capire se le sue siano solo parole o una concreta speranza per tutti i cinesi che si augurano che dopo queste Olimpiadi non si possa più tornare indietro sulla strada delle riforme. Alla fine, verso le 22,30, tutto era già impacchettato, la spazzatura raccolta. E fuori dallo stadio, nei prefabbricati dove per almeno un mese hanno vissuto volontari e responsabili della security si sentivano per la prima volta risate e gridolini. Mentre il pubblico defluiva, un ventenne con la maglia del comitato organizzatore si lavava i denti in strada. Essì, perché su Pechino 2008 è sceso il sipario e la festa è finita. Ma è stata bella.

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