Curia, Maroni al contrattacco. «Solo insulti, pensi ai cittadini». Il ministro: Io fascista e populista? Pregiudizi, vado avanti.
(Fiorenza Sarzanini - Il Corriere della Sera) «Di fronte ad accuse pretestuose e pregiudizi il governo va avanti. E se l'opposizione non vorrà seguirci arriverà al suicidio politico». E' un Roberto Maroni a tutto campo quello che risponde all'attacco della Curia milanese sul trasferimento della moschea di viale Jenner, ma anche alle polemiche degli ultimi giorni su sicurezza e giustizia.
Monsignor Bottoni definisce il governo fascista e populista.
«Evidentemente il destino degli uomini per bene come me è ricevere insulti e non replicare. Mi hanno dato del razzista, del nazista e adesso ancora ingiurie. Io seguo la mia linea: non rispondo, spiego. Anche il presidente dell'Unicef aveva usato parole dure nei miei confronti per il censimento nei campi nomadi. Dopo aver parlato con me ha capito e ha deciso di collaborare al programma di scolarizzazione dei minori rom».
Pensa di riuscire a convincere anche la Diocesi di Milano?
«Io credo che chi fa queste critiche e usa questi toni abbia un problema di scarsa informazione. Noi non abbiamo parlato di chiudere la moschea, anche perché quello di viale Jenner è un centro islamico. Vogliamo trasferirlo in un altro luogo dove siano rispettate le norme igienico-sanitarie, urbanistiche, e i regolamenti comunali, cosa che invece ora non avviene assolutamente».
E l'accusa di diritti negati fatta da Monsignor Bottoni?
«È giusto che lui sia attento al rispetto dei diritti, ma allora dovrebbe preoccuparsi della negazione dei diritti dei cittadini milanesi che non possono dormire la notte, girare liberamente per il quartiere, fare ciò che è consentito nelle altre zone. Io intendo garantire i diritti di chi reclama e lo farò senza ledere quelli di nessun altro».
Quando?
«Il termine per risolvere la questione è fine agosto. Mi spiace che monsignor Bottoni non abbia colto quello che avevo già detto: procederemo con il consenso delle parti interessate. Il direttore del centro islamico ha già dichiarato la propria disponibilità al trasferimento e dunque nei prossimi giorni troveremo l'accordo».
La Chiesa ha criticato più volte le sue scelte. Non le viene il dubbio che alcune possano essere sbagliate?
«La posizione della Chiesa viene espressa dalla Cei che attraverso il quotidiano Avvenire ha spiegato con chiarezza e senza pregiudizi le mie iniziative e sui rom è stata nettamente favorevole. Osservo con rispetto e condivido la posizione di papa Ratzinger: accoglienza degli immigrati ma seguendo le leggi».
Non crede che sulla questione dei diritti umani possa logorarsi il rapporto con l'elettorato cattolico?
«Al di là delle polemiche del tutto infondate venute da alcune associazioni che fanno parte di questo mondo, i cittadini cattolici hanno compreso che nelle nostre azioni non c'è alcuna violazione e anzi che noi vogliamo garantire i diritti a chi non li ha mai avuti, in primo luogo ai bambini troppo spesso vittime di genitori senza scrupoli che li sfruttano mandandoli in strada a mendicare o peggio a rubare nelle case».
Il dibattito politico è ancora segnato dallo scontro sulla giustizia. È d'accordo con Bossi quando dice che il governo rischia perché c'è «un bordello»?
«La sua è un'espressione colorita e scherzosa per riportare al centro dell'attenzione il federalismo».
Quindi è sulla linea di Berlusconi secondo il quale Bossi ama divertirsi?
«Io sono sulla linea di chi sostiene che il governo è forte e unito».
È proprio sicuro che i rapporti tra il premier e il suo partito siano così buoni?
«Ottimi, posso garantirlo. E questa sintonia riguarda tutta la coalizione. Per approvare la Finanziaria abbiamo impiegato un quarto d'ora. Questo avviene quando la squadra tiene perché è leale. Ogni ministro ha le sue competenze e decide. Il dibattito c'è, è naturale, ma nel rispetto delle prerogative di ognuno».
Quante altre leggi ad personam siete disposti a tollerare?
«Le leggi che abbiamo fatto sono sulla sicurezza e sulla abolizione dell'Ici. Il resto sono polemiche sterili di chi non si rassegna al fatto di aver perso le elezioni».
Veltroni condiziona la ripresa del dialogo al ritiro della norma bloccaprocessi. Lei che risponde?
«Sono certo che, passata l'estate, tutte queste discussioni infondate e strumentali su sicurezza e giustizia cadranno e si potrà aprire nuovamente un confronto con l'opposizione».
Vi serve per far approvare il federalismo?
«Noi i numeri li abbiamo, quindi non ne abbiamo bisogno. È vero però che Bossi vuole fortemente che la legge sia condivisa dall'opposizione, quantomeno dal Partito democratico. Dunque lavoreremo per questo».
Volete evitare il referendum?
«Non abbiamo paura di alcun referendum nè abrogativo nè confermativo. Se davvero Veltroni decidesse di raccogliere le firme sul federalismo fiscale arriverebbe allo zero per cento dei consensi. Il suo sarebbe un suicidio politico».
I giudici sono di nuovo in agitazione per le nuove norme. Ci può essere una mediazione?
«Su tutto si può dialogare, ma non con chi difende un sistema di informazione e di amministrazione della giustizia che è più vicina al voyeurismo che a un vero sistema democratico».
Secondo Berlusconi dal 1992 una piccola corrente di giudici cerca di sovvertire il voto popolare. Lei condivide?
«Ci sono tantissimi giudici che ogni giorno fanno il proprio lavoro sfidando criminalità e le mafie ma non si può negare che c'è qualcuno convinto che il suo ruolo di magistrato sia superiore al Parlamento e alla Costituzione».
Tra due giorni Di Pietro scende in piazza. È vero che tra l'ex giudice e la Lega rimane un feeling?
«Non può esserci nessun feeling con chi scende in piazza solo per coprire di insulti fini a se stessi il governo di cui la Lega fa parte».
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