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mercoledì 2 luglio 2008

A margine del Gay Pride 2008.

Gay Pride Bologna

(Foto Emmevì - dal Corriere della Sera)

(Cadavrexquis) Ieri sera, leggendo online i primi reportage dal Gay Pride nazionale - che quest'anno si è tenuto a Bologna -, ho provato una punta d'invidia per chi c'era e di malinconia per non esserci potuto andare. Ho letto che ci sono state manifestazioni molto più imponenti a Berlino e Parigi, dove siamo nell'ordine dei cinquecentomila partecipanti, mentre qui da noi c'è qualcuno che ancora discute di "esibizionismo sì / esibizionismo no". Tra parentesi, ancora non capisco perché in Italia ci si ostini a organizzare ogni anno un Gay Pride Nazionale "itinerante", quando nei principali paesi europei si tiene sempre nella capitale. Credo che anche in Italia dovremmo manifestare sempre a Roma, che è la capitale e il luogo in cui risiedono il potere politico e - guarda caso - anche i nostri principali avversari. Organizzarlo altrove - ogni anno in una città diversa e magari in realtà di provincia - significa correre il rischio della marginalità: si è poco visibili, si attraggono meno persone e, soprattutto, ci si allontana troppo dai luoghi fisici - come il Parlamento e il Vaticano - in cui avrebbe più senso e forza la contestazione. E in questo momento storico, in Italia, occorre che la presenza dei gay e la rivedicazione di pari diritti sia il più dirompente possibile. Ovviamente questo non impedisce che, poi, si possano organizzare anche delle manifestazioni locali.

Ho letto anche dei Gay Pride più "esotici" che ci sono stati a Brno e a Sofia, dove per la prima volta hanno sfilato un centinaio di persone, aggredite da estremisti di destra. Ed è proprio in Bulgaria, apprendo dal sito di Repubblica, che "il leader della Chiesa ortodossa bulgara ha definito 'immorale e peccaminosa' la marcia e il Gran Mufti musulmano ha definto l'omosessualità 'una malattia' ". Anche a Gerusalemme ci sono state contestazioni di ebrei ortodossi, che hanno gridato "Vergogna" e "Non sodomizzate Israele!". Ancora una volta vedo che le grandi religioni monoteistiche si compattano intorno all'odio contro gli omosessuali: ormai penso abbia ragione il ragazzo della fotografia che ho riprodotto qui sopra e che riprendo dal sito del Corriere della Sera.

Per continuare la mia piccola "rassegna stampa", oggi ho dato un'occhiata anche ai maggiori quotidiani nazionali. Solo il manifesto e l'Unità hanno un richiamo in prima pagina. Gli altri ne parlano esclusivamente nelle pagine interne - quando ne parlano. Avvenire, per esempio, passa tutto sotto silenzio: non c'è il minimo cenno a una manifestazione tanto indigesta alla proprietà editoriale. Stupisce, in negativo, la copertura che ne dà Repubblica: bisogna arrivare a pagina 19 per trovare un riferimento al Gay Pride, ed è solo un trafiletto sotto una fotografia in una pagina di cronache varie ed eventuali, riguardanti per lo più disgrazie: "Si fotografava nuda per comprare abiti firmati", "Benevento, giovane drogata e violentata e a Vibo stupratore si uccide in cella", "Si tuffa da gommone muore tranciato da elica", "Due escursionisti morti sul Gran Sasso", "Maturità, professore minacciato di morte". Se il contesto conta ancora qualcosa e quello che "sta attorno" contribuisce a passare un certo messaggio, il messaggio che arriva da Repubblica è chiaro e ben poco lusinghiero. Al Gay Pride sono dedicate in tutto 42 parole (49 con il titolo): tanto per avere un termine di paragone, alla notizia del professore minacciato di morte sono dedicate 66 parole. Interessante anche l'articolo sull'edizione online della Stampa, in cui il paragrafo più lungo è dedicato all' "opinione" - e lascio immaginare quale opinione - della parlamentare forzitaliota Isabella Bertolini, una cretina notoria, oltre che fondamentalista cattolica: chi vuole, può leggerselo qua.

Molto meglio delle solite fotografie riportate dai maggiori quotidiani online - che sembrano scattate apposta per épater les bourgeois - sono quelle dei partecipanti al Gay Pride: me ne sono guardate un po' su Flickr - il che ha alimentato la mia malinconia - e, tra le mie preferite, ho trovato quella che riproduco qui sotto, scattata da lei. E' una di quelle fotografie che mi piacerebbe vedere pubblicate sui quotidiani a grande tiratura, ma soprattutto è una di quelle scene che vorrei vedere, tutti i giorni, per le strade delle nostre città, senza che suscitassero più scandalo o curiosità.

(1° luglio: su richiesta, sostituisco la fotografia originaria con un'altra fotografia della stessa autrice, altrettanto significativa. Per spiegazioni, rimando al commento di Silvia).

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