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mercoledì 2 luglio 2008

Adesso all’arte ci pensa la moda.

(Stefano Pirovano - Panorama) L’arte contemporanea in Italia è trascurata? Nessun problema, ci pensa la moda, che in cambio chiede buone idee, progetti che abbiano ricaduta sul tessuto sociale e un po’ di discrezione, per riaversi dall’epilettica pioggia di flash delle sfilate.
Così il 27 giugno, nell’ambito del Festival di Ravello, sulla Costiera Amalfitana, apre al pubblico Mediterraneo 2008, mostra che inaugura la neonata Fondazione Perna, istituzione non profit dedicata all’arte contemporanea del mare nostrum, voluta dall’imprenditore e collezionista molisano Tonino Perna, presidente di It Holding, società che controlla, tra gli altri, marchi come Ferrè e Malo. A dirigere la Fondazione è la moglie, Giovanna Palumbo Perna, che ha ragionevolmente deciso di avvalersi di un comitato scientifico di cui fanno parte anche Alanna Heiss, direttrice del museo Ps1 di New York, centro di arte contemporanea, e Vincente Todoli, direttore della Tate Modern di Londra. Nel frattempo, Giovanna Furlanetto, presidente della Furla, apporta un restyling al premio che porta il nome del suo marchio, tra le più importanti gratificazioni per giovani artisti italiani, ma soprattutto annuncia la costituzione della nuova Fondazione Furla, che diventerà operativa nel 2009, in concomitanza con la Biennale di Venezia, occupandosi di arte e moda con l’obiettivo di sostenere e internazionalizzare la giovane creatività italiana.
Sullo sfondo, poi, c’è il superprogetto di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli per gli spazi di via Isarco, a Milano, già sede operativa di Luna rossa, dove nell’arco di un triennio, con un investimento di 25 milioni di euro, nascerà un’area museale di oltre 17 mila metri quadrati per raccogliere le diverse identità della Fondazione Prada, tra collezionismo, nuovi progetti, cinema, design e architettura. «Sarà una macchina espositiva adatta a qualsiasi tipo di opera» ha detto Bertelli, che ha affidato la ristrutturazione dell’area all’architetto Rem Koolhaas e la direzione artistica a Germano Celant.
Continua la sua attività la Fondazione Nicola Trussardi, anch’essa milanese che da lunedì 30 giugno fino al 27 luglio, sul megaschermo montato in piazza Duomo per gli Europei di calcio, manderà in onda Tarantula, rassegna di video d’artista che raccoglie firme dell’arte contemporanea come Pipilotti Rist e John Bock, accanto a quelle di giovani promesse mantenute della scena italiana come Roberto Cuoghi e Patrick Tuttofuoco. Dice Beatrice Trussardi: «Abbiamo scelto di pensare all’arte contemporanea come a qualcosa che può comparire all’improvviso in città e per questo può utilizzare anche canali non tradizionali. L’obiettivo della fondazione è mettere alcune opere a disposizione di tutti».
Quello dell’arte contemporanea sembra essere un campo sempre più interessante anche per chi, come Alberta Ferretti, non sostiene direttamente un museo o una fondazione, ma colleziona opere e frequenta costantemente musei, fiere e gallerie.
«In un momento in cui nemmeno le analisi di mercato e gli specialisti del marketing riescono a dare indicazioni precise, la sensibilità degli artisti è la lente migliore attraverso la quale guardare al futuro». A parlare è Renzo Di Renzo, sino allo scorso anno direttore artistico di Fabrica, il laboratorio creativo di Benetton, oggi a capo della Fondazione Buziol di Venezia, presieduta da Paola Dametto Buziol, la moglie dell’imprenditore trevigiano che ha portato nel mondo il marchio Replay e ispirato un laboratorio di idee aperto a tutte le discipline. Dello stesso avviso è Giovanna Furlanetto. Che aggiunge: «Sono gli artisti la punta di diamante della creatività, in Italia come all’estero. Lavorando con loro credo di aver compiuto un percorso importante imparando a guardare ai giovani e al futuro con una mentalità più aperta».
Certo, investire nell’arte richiede grosse disponibilità finanziarie ma i risultati poi arrivano, non solo sul piano economico. Chi lavora con la creatività l’ha capito e ormai da qualche anno colma lo spazio lasciato vuoto dalle istituzioni pubbliche, in Italia concentrate soprattutto sulla conservazione del patrimonio storico.
A volte sono gli stessi creativi ad avere una doppia identità, come il designer cipriota Hussein Chalayan, che passa con disinvoltura dalle passerelle del prêt-à-porter agli spazi delle gallerie d’arte, coltivando in eguale misura prodotti destinati al mercato della moda e opere d’arte per i collezionisti. O come il vulcanico e raffinato Hedi Slimane, già delfino di Yves Saint-Laurent, che dalla visione inedita della silhouette maschile formulata per Dior qualche anno fa è passato all’installazione e alla fotografia, traducendo nell’immagine d’arte il rigore formale della moda. Una sua mostra personale è aperta sino al 7 settembre al Musac di León, in Spagna.

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