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martedì 17 giugno 2008

Sicilia, un altro crollo del centrosinistra: 8-0 per il Pdl.

Un elettore al seggio

(Filippomaria Battaglia - Panorama) K.O. al primo round, e senza possibilità di riprese al ballottaggio. In Sicilia, il centrodestra conquista tutte le otto province in cui si votava per il rinnovo delle amministrazioni. Avendo la meglio anche sulle ultime roccaforti del Pd, e cioè Enna, Caltanissetta e Siracusa. La prova della disfatta della sinistra? Tutta in queste percentuali. Alla Provincia di Palermo, arriva Giuseppe Avanti, candidato del centrodestra eletto con 298.998 voti (il 72,3%), oltre 184mila in più rispetto il suo avversario, Giovanni Piro del centrosinistra. A Catania (roccaforte del Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo e il cui presidente uscente della Provincia è lo stesso Lombardo, neogovernatore della Sicilia) vince Giuseppe Catiglione con più di 404mila voti, pari a oltre il 77% delle preferenze espresse nelle provincia etnea. I candidati per la presidenza della Provincia di Catania erano quattro, ma il principale sfidante di Castiglione, Salvatore Leotta del centrosinistra, si è fermato prima dei 95mila voti.

A Messina, dove erano quattro gli sfidanti, la vittoria è andata a Giovanni Ricevuto, sostenuto da tutte le sigle del centrodestra. Anche in questo caso una vittoria netta sugli altri sfidanti: più di 260mila voti per Ricevuto (76%), poco più di 73mila per il “secondo”, Paolo Siracusano del centrosinistra.
Anche gli elettori della Provincia di Caltanissetta hanno scelto: sulla poltrona di presidente andrà Giuseppe Federico del centrodestra (oltre 82mila voti pari al 63,5% del totale delle schede). Il principale sfidante, Salvatore Messana, attuale sindaco di Caltanissetta, ha conquistato solo 38mila voti. Il centrosinistra, dopo dieci anni di potere, perde così il suo fortino. Ma è caduto anche quello di Enna, dove la provincia è stata guidata da uomini della sinistra negli ultimi quindici anni. Qui, per “solo” 12mila voti, il centrodestra conquista la presidenza della Provincia con Giuseppe Monaco a cui sono andati 55.283 voti (pari al 53,87%). All’altro principale sfidante, Angelo Muratore sostenuto da Pd, Italia dei valori e socialisti, sono andate solo poco più di 42mila preferenze.
Ad Agrigento è Eugenio D’Orsi a conquistare la poltrona di presidente della Provincia con 153.717 voti, pari al 67,88% delle preferenze elettorali degli agrigentini. Qui, dove i candidati in corsa erano cinque, il centrosinistra si è presentato diviso alle urne con tre candidati. Corsa a due, invece, a Siracusa dove è uscito vincitore Nicola Bono, sostenuto da tutto il centrodestra (139.907 preferenze, il 68,55%). Al candidato del centrosinistra, Giuseppe Zappulla, sono andati 64mila voti, 75mila in meno del neopresidente della Provincia siracusana. Infine a Trapani, dove gli sfidanti erano tre, la vittoria è andata a Girolamo Turano, uomo del centrodestra, eletto con più di 130mila voti pari al 65,79% delle preferenze espresse dai trapanasi alle urne. Il suo principale sfidante, Camillo Oddo, sostenuto dal centrosinistra, si è fermato a 61mia voti, ovvero il 30,78%.
Con queste elezioni l’Udc ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro, che ha corso insieme al Pdl così come aveva fatto nelle regionali e in controtendenza con le scelte fatte a livello nazionale, si conferma come il secondo partito della Sicilia, conquistando con i suoi due uomini Avanti e Turano le due province rispettivamente di Palermo e Trapani.

Alle comunali non è andata meglio per il centrosinistra: perfino Messina, guidata dal coordinatore regionale Francantonio Genovese, potrebbe cadere sotto il fuoco incrociato di Pdl e Udc (lo scrutinio è iniziato proprio in queste ore). A Siracusa Roberto Visentin (Pdl-Udc-Mpa) - 117 sezioni su 123 - è in vantaggio sul rivale del centrosinistra Roberto de Benedictis: 56,4% contro il 33,2%. Tutta “in casa” centrodestra la sfida a Catania del sindaco uscente Scapagnini, dove si andrà al ballottaggio tra Raffaele Stancanelli sostenuto da Mpa, Pdl e Udc e Nello Musumeci candidato in una propria lista civica.

Per i democratici isolani quindi ci sono solo ferite brucianti che non ammettono repliche, e che nel frattempo hanno scatenato una vera e propria resa dei conti.
A essere chiaro e netto è proprio uno dei candidati, Franco Piro, che guidava i democratici alla riconquista della provincia del capoluogo isolano: è lui a parlare di “sconfitta netta”, è lui - a scrutini conclusi - a dire che “c’è un problema di direzione politica e di quadri dirigenti nel Pd, oltre che complessivamente nel centrosinistra. All’interno del Partito democratico in Sicilia va ricostruita l’iniziativa politica e non si può fare con gli stessi uomini e la stessa classe dirigente”. Detto in altri termini: a casa.
Una richiesta forte, che potrebbe aumentare di intensità se il coordinatore regionale Francantonio Genovese non dovesse spuntarla per la riconferma di Messina. Il vortice potrebbe così persino farsi più grande, rischiando di contribuire al periodo non proprio felicissimo di Veltroni e del loft romano del Pd.

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