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giovedì 26 giugno 2008

Oggi il Gay Pride a Gerusalemme.

Sarà un Gay Pride sotto stretta sorveglianza quello che si svolgerà oggi nel pomeriggio a Gerusalemme, dove sono stati inviati oltre 2.000 poliziotti per garantire la sicurezza.
L'annuale marcia, organizzata dal Jerusalem's gay and lesbian center, è stata autorizzata questa settimana dall'Alta corte di giustizia, dopo che l'amministrazione comunale si era opposta al suo svolgimento.
La Corte si è ripetutamente espressa in favore del corteo, nonostante l'opposizione dei rabbini e dei leader religiosi cristiani e musulmani, che vedono la parata come un abominio e un insulto ai valori biblici.
I sostenitori del corteo affermano che Gerusalemme, come simbolo di città universale e pluralista, è il luogo adatto a un Gay Pride che chiede tolleranza e rispetto.
Il corteo di oggi sarà leggermente più lungo di quello dello scorso anno: partirà da Independence Park per arrivare a Liberty Bell Park, dove ci sarà uno spettacolo serale che concluderà la manifestazione.
Come negli anni passati, la sicurezza sarà molto stretta, con 2000 agenti di polizia per le strade, sotto il comando del capo della polizia di Gerusalemme, Aharon Franco.
L' Eda Haredit ha deciso di astenersi da dimostrazioni contro la sfilata, minacciate fino alla vigilia, e questo dovrebbe ridurre la tensione. Negli anni passati, l'opposizione al corteo ha unito anche i grandi capi religiosi di Gerusalemme, in un raro esempio di accordo interconfessionale tra ebrei, cristiani e musulmani.

Gli abitanti di Gerusalemme sono divisi sul giudizio nei confronti della manifestazione, e le loro posizioni rispecchiano quella già viste in occasione del Gay pride di Roma, entrambe considerate come «città sante» in cui la presenza visibile di gay e lesbiche è «offesa alla vocazione religiosa».
Eppure giudizi positivi vengono dagli studenti dell'Università ebraica: «Il fatto che Gerusalemme sia una città religiosa, non significa che non debba permettere a tutti di esprimersi», dicono alcuni di loro. «Non capiamo perchè la gente si debba sentire offesa. Si tratta di una libera scelta».

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