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giovedì 26 giugno 2008

Scopa et labora, il successo dei "sudamerican gigolò" in Svizzera.

(p. berizzi - La Repubblica) Su questa strada silenziosa che dal lago si arrampica verso Vico Morcote, un´oasi di giardini e palmeti super sorvegliati, le ville e i castelletti si chiamano "Casa Annamaria", "Casa Cesira", "Casa Dania". Oppure "La Gioia", "Lo Scorpione". Lungo la panoramica che porta a Figino, laggiù, in mezzo al verde, ecco le cinque stelle dell´Hotel Diamond coi Suv, le Porsche, le Ferrari parcheggiate a picco sulla piscina au bord du lac dove ti servono l´aperitivo in livrea, servizio molto apprezzato dai clienti russi.

Lugano è a cinque minuti d´auto; si vede appena ti lasci alle spalle la prima curva dopo la fondazione Caccia Rusca, una casa di cura per anziani. Gli angoli di Brasile e di Cuba, invece, sono, come dire, un po´ più defilati. Bisogna cercare, ma si trovano. Qui nel Cantone dove i ricchi sono molto ricchi e le banche una specie di arredo urbano, nella Svizzera italiana della finanza e del «non è omertà, è solo riservatezza», l´immigrazione ha una faccia nuova, nascosta.

Come ti coccolano «loro», dicono le signore benissimo-sposate di Lugano (e di Locarno e di Chiasso), non c´è nessuno. Quanto sono premurosi. E che galantuomini, nella loro allegra semplicità. «Loro» sono i jardineiros, come li chiamano scherzosamente - e con una punta di compiaciuta goliardia - le dame annoiate (forse non più, forse meno di prima). Giardinieri, off course. Volendo anche maggiordomi, guardiani.

Le donne agée, soprattutto svizzere, italiane, tedesche, se li stanno importando in nome della globalizzazione, di un welfare "democratico" e, certo, della parità dei sessi. Altro che badanti ucraine. Da dimenticare la vecchia figura del maestro di casa saggio ma anzianotto. I jardineiros sono giovani, atletici. E per niente noiosi. Maglietta, jeans e scarpe da ginnastica. I brasiliani vengono da Bahia o da Belo Horizonte.

I cubani sono esuli non proprio sprovveduti partiti dall´Havana e approdati qui: ufficialmente per studiare. In realtà, per prendersi cura delle "signore". Tengono in ordine il parco, curano le magnolie, lucidano le auto, fanno la spesa. Se necessario, "accompagnano". Comunque sia: tengono compagnia. Chi li assume - quasi sempre in nero, per il Cantone sono turisti o "studenti" - preferisce non mostrarli troppo, e si capisce.

«Stanno in casa con noi, li facciamo studiare così hanno la possibilità di crescere - racconta un´elegante e bionda signora sulla sessantina, moglie di finanziere, una somiglianza fisica e di modi con Marina Doria - . Sono seri e affidabili, e pure simpatici. Rafael - bahiano, figlio di pescatori, guardiano tuttofare della villa incastonata nella collina di Castagnola, sull´altra sponda del lago - mi ha anche insegnato a ballare». Se li tengono stretti, le svizzere, i loro esotici collaboratori domestici.

Perché da queste parti con l´immigrazione e il lavoro nero non si scherza. Anche se hai un forziere al posto del conto corrente. «Nel 2007 abbiamo rilasciato 6029 permessi a persone residenti in maniera permanente (dimora e domicilio) - dice Attilio Cometta, responsabile della sezione immigrazione del Canton Ticino - Se la durata del contratto di lavoro è superiore a un anno viene rilasciato un permesso per 1 anno rinnovabile. Se è per motivi di studio, è rinnovabile ogni anno fino al termine degli studi».

Gli studenti fuori sede a Lugano se la possono prendere comoda. Basta pagare l´onerosa retta e i registri della USI (Università Svizzera Italiana) ti accoglieranno. Anche se ti chiami Emelson e vieni da Natal e anziché spaccarti la testa sui libri guadagni 2400 franchi svizzeri, circa 1500 euro più vitto e alloggio. Ammette una luganese con marito inglese impegnata in iniziative di charity: «Emelson è già il secondo brasiliano che collabora con noi. Ha un cugino che lavorava a Lucerna, una mia amica quando l´ha visto l´ha subito chiamato a lavorare qui da lei».

Come le colf dell´Est europeo, i jardineiros fanno vita ritirata. Sono qui per guadagnare e il guadagno significa essere a totale disposizione della famiglia: sia essa un nucleo tradizionale, marito-moglie-figli, sia essa una donna sola, con disponibilità economiche e un tenore di vita alto. «Esco poco, preferisco accumulare i giorni di riposo e prendermi un periodo per tornare a casa» - dice Juliano, 26 anni, fisico muscoloso ma non palestrato, «ho fatto karate per dieci anni».

Juliano viene dal Tocantins, uno Stato del Brasile al confine tra la foresta amazzonica e la savana costiera. Fa il guardiano in una villone di Morcote. In Brasile lavorava in una rivendita di ricambi per mezzi industriali: nella sua nuova vita - mi racconta davanti a una birra in un bar nel centro della città - «devo moltissimo alla signora, lei sempre brava e gentile». Il sorriso malizioso lo tradisce, ma si toglie subito dall´imbarazzo facendo sfoggio di un tono professionale da consumato gigolò.

«E´ normale, loro ti vogliono, le donne, e tu devi essere disponibile, sempre». E´ prostituzione soffusa, ma guai a chiamarla così («Si fanno mantenere, vengono pagati ma non per la mera prestazione sessuale», dice Michel Venturelli coordinatore di CASI, l´associazione che riunisce i night e i locali a luci rosse del Ticino). I jardineiros si offendono. Chi li assume non vuole nemmeno sentirne parlare. «E´ l´invidia degli svizzeri - ragiona una signora che si fa chiamare "Ceci" e sembra essere parecchio conosciuta nel quartiere di Lugano dove abita anche Megane Gale - . Questi ragazzi sono solari, e hanno voglia di lavorare. Forse perché hanno conosciuto la povertà, quella vera».

L´esegesi sociologica lascia subito spazio alla sincerità: «E poi, scusi, se devo scegliere un collaboratore domestico, meglio che sia bello e sveglio e che abbia i modi giusti. O no?». Già. All´ora dello struscio in piazza dell´Orologio - tra i tavolini dove dicono trovasse ispirazione Hermann Hesse e dove Totò faceva buon viso di fronte a una tazzulella di caffè svizzero - è tutto uno sfoggio di griffe e chiome platinate.

Ci sono le bellezze russe e le veneri sudamericane. Non è difficile distinguere tra quelle che lavorano nei tanti postriboli del Cantone e quelle che hanno già trovato un buon partito dove accasarsi. Poi, sommessamente, spunta qualche jardineiros. Sono un po´ disorientati perché vivono tutti nelle ville della periferia e in centro vengono poco. Con Guillerme ci eravamo dati appuntamento per l´aperitivo. E´ arrivato con mezz´ora di ritardo e solo per dirmi che gli dispiaceva: «Devo lavorare, la signora mi ha chiesto di accompagnarla fuori a cena».

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