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venerdì 27 giugno 2008

“Le Cesarone”, vita quotidiana di una famiglia con due mamme.

La piazza del Gay Pride di Roma nel 2005

(Katia Acquafredda di Listalesbica.it per Panorama) Antonella ha meno di quarant’anni, da sei vive con la sua compagna in una grande città italiana.

Una coppia come tante, se non fosse che nella loro casa ci sono anche tre figli adolescenti: immagino la musica che esce dalle finestre, scarpe da ginnastica abbandonate in sala, la fatica di farli studiare fino al momento di caricare tutti in auto per le meritate vacanze.
Al Bologna Pride loro non ci saranno, la vita è complicata quando devi combinare le esigenze di una famiglia numerosa come oggi non si vedono quasi più. Un po’ come nella fortunata serie tv I Cesaroni, famiglie che si formano quando due genitori separati provano a tenere insieme il bisogno di rifarsi una vita e la responsabilità, l’amore verso i figli.
Nell’ospedale dove lavorano le mie nuove amiche i colleghi non hanno fatto storie, anzi mi dicono che tutti vogliono loro un gran bene e la loro rumorosa famiglia è stata assimilata in fretta a tutte le altre, di cui condivide pregi e difettti. È l’Italia di sempre, quella che sa stringersi e creare legami, e anche capire le cose che contano grattando un po’ sotto la crosta dei pregiudizi, che fa in fretta a saltare quando ci si conosce e ci si vuole bene.
Le mie amiche mi mancheranno un bel po’ in mezzo al variopinto corteo del Pride, mi è rimasto il dubbio che non si siano sentite coinvolte in quella che è diventata la principale battaglia del movimento glbt italiano, e cioè il riconoscimento delle unioni civili, perchè la questione dei figli e delle adozioni per le coppie è stata un po’ accantonata per ragioni di realismo politico.
Vista come politicamente impraticabile, forse controproducente, si è preferito lottare per una legge, quale che fosse, capace di sancire l’unione tra due persone dello stesso sesso, e pazienza se i ragazzi a casa già scorazzano con in un mano un secchio d’acqua per farsi un gavettone.
Le Cesarone (chissà cosa diranno se le chiamo così!) sono talmente belle, giovani e solari che proprio non ti passa per la testa che se per disgrazia una delle due dovesse improvvisamente mancare, la famiglia d’origine o magari i servizi sociali potrebbero pensare di non far loro mai più rivedere la compagna della madre che per anni li ha accompagnati a scuola, aiutati a fare i compiti, insegnato ad andare in bicicletta.
Mi viene in mente un distinto Lord inglese chiamato Robert Baden Powell, fondatore cento anni fa di uno straordinario movimento educativo chiamato Scautismo e ormai diffuso in tutto il mondo il quale, messo alle strette da chi gli chiedeva conto del suo metodo educativo rispondeva semplicemente: “Ask the boys!”, letteralmente: “Chiedetelo ai ragazzi!”.
Se qualcuno oggi chiedesse la mia opinione su quelle proposte di legge tanto poco generose sul versante del riconoscimento dei diritti dei minori nelle coppie omosessuali, credo che anch’io risponderei così: chiedetelo ai ragazzi, di cosa avrebbero bisogno loro!
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