Violenza omofoba, chi tace acconsente.
(Andrea Maccarrone - EPolis) Il raid vandalico al Circolo Mario Mieli, associazione che da 25 anni fa dell’impegno sociale e politico e della lotta per i diritti la ragione stessa della sua esistenza, è il terribile segnale di un clima di omofobia e violenza che è andato crescendo negli ultimi anni, spesso troppo tollerato e poco condannato.
Questo gesto costituisce un salto di qualità rispetto al passato, perché non si tratta di un’esplosione estemporanea di violenza, pur deprecabile, ma di un’azione premeditata, organizzata, di gruppo e indirizzata a un luogo di aggregazione visibile e punto di riferimento centrale per la comunità GLBT romana e italiana.
Un atto intimidatorio che spaventa, ma ci induce ad accrescere il nostro impegno, dimostrandone ancor più l’impellente necessità.
Da sempre ritengo che le aggressioni a sfondo omofobo non siano casuali e non siano solo il frutto di gesti sconsiderati di pochi giovani isolati e ignoranti. Trovano terreno fertile in una società paurosa e bloccata, incapace di guardare con fiducia al futuro. L’intolleranza, l’odio, l’avversione per la diversità e il pluralismo, il razzismo e, in particolare, l’omofobia che armano i violenti hanno dei precisi mandanti, rintracciabili in alcuni esponenti politici, religiosi o della cultura, che l’alimentano con le loro affermazioni discriminanti. Chi invece fa finta di non vedere e non si sdegna ma preferisce girare il capo dall’altro lato perché pensa che questo non lo riguardi si fa complice di uno strisciante imbarbarimento.
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