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lunedì 21 gennaio 2008

Milano e le "mostre omosessuali" di Sgarbi. Schwarz: sono mostre di valore Attenti alle ingerenze da totalitarismo.

Mostre provocatorie? «Chi non svolge funzioni culturali non può intervenire».

(P. Pan: - Il Corriere della Sera) Ma se il «casus belli» usato dal sindaco per attaccare la politica culturale di Vittorio Sgarbi questa volta non fosse giusto? Se la mostra dei fotografi Joel Peter Witkin e Jan Saudek in programma dal 29 a Palazzo Reale non fosse «censurabile»? A pensarla così è Arturo Schwarz, poeta, collezionista, studioso al quale si devono alcune fra le più stimolanti mostre sulle avanguardie, a Milano dal 1949, dopo la laurea alla Sorbona. «Joel Peter Witkin e Jan Saudek sono artisti di rinomanza internazionale. Anzi, Saudek è il più grande artista Ceco. È uno che ha cambiato il linguaggio della fotografia», afferma.

Witkin è un fotografo nato a Brooklyn nel 1939 da madre napoletana cattolica e padre ebreo russo. Jan Saudek, invece, è nato a Praga nel 1935 e vide i suoi sei fratelli morire nel campo di concentramento. «Di fronte a esperienze come le loro», continua Schwarz, «e ad altre simili, l'ingerenza di uffici amministrativi si chiama nazismo, totalitarismo, fascismo». E aggiunge, un po' fuori di sé (come dice lui stesso): «Qui si fa come Hitler e Mussolini. Chi non svolge funzioni culturali non si può permettere di intervenire per sanzionare l'operato di Sgarbi, al quale nessuno disconosce preparazione».
Ma sono sempre mostre provocatorie… «Io non credo che queste mostre e quelle sugli omosessuali siano da vietare: facciamo lo struzzo e mettiamo la testa sotto la sabbia? Nell'Ellenismo i filosofi erano omosessuali». Ma possono offendere chi ha Fede. «Alcune mostre possono offendere i cattolici, ma l'Italia è laica o è rimasta prima della Rivoluzione francese?»
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Sgarbi. Il critico dal Brasile: «Facciano una verifica al loro cervello».
(Il Giornale) Una roccia, almeno in apparenza. Niente lo scalfisce. Nemmeno quando la notizia arriva dall’altra parte del mondo. L’assessore alla cultura Vittorio Sgarbi a San Paolo del Brasile per la mostra Street Art, in cui compaiono anche opere di writer meneghini, è incredulo che la giunta abbia chiesto una verifica sulla sua politica culturale.

Le mostre su Witkin e Saudek sono la goccia che ha fatto traboccare il vaso, tanto che la giunta ha dato mandato al sindaco di verificare il suo operato. La sua politica culturale non sarebbe in linea con quella della giunta....
«Ah sì, facciano una verifica sul loro cervello. Politica vuol dire avere delle idee, ma loro non ne hanno. Fare una politica di destra vuol dire fare una politica libera. Non sono mai stato così orgoglioso della mia linea culturale - risponde con voce ferma, di chi sa il fatto suo - libera da pregiudizi di qualsiasi tipo e che proprio in forza della sua libertà può spaziare da Balla a Serafini, passando per Bacon e per Witkin, uno dei fotografi più grandi di tutti i tempi, che non ha certo bisogno della legittimazione del sindaco e dei suoi assessori».

Dopo la mostra Vade Retro, però queste sono state considerate delle inutili provocazioni...
«Detta da De Corato che ha fatto dimettere Strehler...La verità è che loro difendono una sorta di bigottismo: appena si allude al sesso, si scandalizzano. Allora censuriamo metà della storia del cinema. La cultura che non provoca, fa dormire. Vogliono cancellare la mostra di Witkin e quella di Saudek, organizzata o con il consolato della Repubblica Ceca? Facciano pure, Milano farà l’ennesima figura di città bigotta che censura. Cultura non vuole dire nascondere le cose e il mio programma culturale parla da solo: ho fatto mostre di primo livello ed esposizioni fotografiche che rappresentano una visione del nostro tempo».

Si dimetterà?
«Si dimettano i miei colleghi...

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1 commento:

Uyulala ha detto...

Censurare Sgarbi la vedo dura...