Da grande vuol fare la regista?
Veramente non ci pensavo affatto. Da anni mi diverto a scrivere, a lavorare sulle sceneggiature. Con Daniele avevo fatto un trattamento intitolato Ciliegine, il produttore francese Bruno Pesery, che ho conosciuto recitando in Cuori di Alain Resnais, l’ha comprato e ci ha chiesto una sceneggiatura. E siccome in Europa è difficile trovare un regista per un film scritto da altri, a meno che non sia un film commerciale, Bruno mi ha detto: preferisco che lo faccia tu. Lì per lì mi sono spaventata, poi mi sono affezionata all’idea.
Un film tutto francese?
Lo giriamo a Parigi con attori francesi, per il momento nel cast ci sono Gérard Lanvin, Marina Fois e Pierre Arditi.
Recita anche?
Già, non sarà un po’ troppo?
È una commedia sentimentale? Buffa, drammatica?
Buffa, speriamo. Parla della difficoltà di lasciarsi andare, di dare fiducia agli uomini, un tema che può essere serio.
È vero che le colleghe mandano spie per vedere se si fa qualche ritocco?
Le colleghe non so, ma all’estetista che mi cura da quando avevo 17 anni le clienti domandano: “Dimmi la verità, la Morante è rifatta. No? Non ci credo!”.
La bellezza della sua pelle è genetica?
Credo di sì: mia madre aveva una pelle bellissima, le mie sorelle anche. Quando mi chiedevano qual è il tuo segreto?, rispondevo: bevo, fumo, non dormo mai e piango sempre per amore. Mi sono sempre lasciata molto vivere. Adesso non fumo più, ma certo non mi privo di niente.
C’è chi vive sempre nell’attesa e si risparmia nel presente, e chi si butta e prende tutto quello che gli capita.
Non mi identifico in nessuna delle due scelte. Non importa quante delusioni accumuli, se non perdi la capacità di illuderti. Dico sempre alle mie figlie: guai a rimpiangere di non avere tentato. Lo scacco, i fallimenti, io ne ho una certa quantità alle spalle, non sono un dramma. Drammatico è perdere la capacità di desiderare, sognare. Questa vitalità a me è rimasta sempre.
È un problema per le sue figlie avere una madre bella e di successo?
Le mie figlie sono molto belle, diverse tra loro e da me, hanno tutt’e due gli occhi chiari pur essendo italiane (una è mezzo francese). Nella mia famiglia ci sono occhi azzurri, mia nonna li aveva e anche mia zia (la scrittrice Elsa Morante, ndr). Eugenia ci ha messo del tempo ad accettare di voler fare l’attrice, voleva percorrere una strada sua, ho dovuto dirle: Eugenia, se vuoi fare l’attrice, fallo! Non ti privare, intanto fallo! Poi magari cambi idea.
Ha avuto grandi dolori?
Come tutti, basterebbe la morte di entrambi i genitori, mia madre ha avuto una malattia lunga e difficile. E poi sono stata giovane in un momento in cui essere giovani era estremamente pericoloso. In certi ambienti circolava molta droga, ho visto morire diversi amici.
È stata in analisi?
A Parigi andai da un analista che si addormentava mentre parlavo. Lo dissi alla persona che mi aveva mandato, e quello rispose: è normale! Forse lui era stanco o io noiosa, però mi sentivo sola. In seguito sono anche riuscita a frequentare analisti che non si addormentavano, fatto sta che in questa sceneggiatura ci sono due psicoanalisti…
Si regge saldamente da sola sulle sue gambe?
Insomma, saldamente dipende dai momenti. Sola poi, ho un entourage affettivo molto nutrito. Nove fratelli e sorelle ai quali sono legatissima, pochi amici ma importanti come Agata Cannizzaro, la costumista del mio film, che è qui con me. Penso che nessuno possa procedere da solo nella vita. Poi ho le mie figlie, un marito.
Ha una vita casalinga?
Sì e ci tengo molto. Mi piace molto cucinare e mi piace mangiare bene.
È orgogliosa di essere ambasciatrice di bellezza?
Tutte le persone con cui ne ho parlato hanno detto:
che fico!
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