Pecoraro Scanio accusa Dini: mi definisce uomo dei no, come la propaganda berlusconiana. Il ministro dell´Ambiente: il premier dica se c´è la maggioranza.
(Gianluca Luzi - La Repubblica) Il ministro accusa: «Abbiamo colpito interessi così forti che ce la vogliono far pagare. Dell´emergenza rifiuti non gli importa niente: è la testa di Prodi che vogliono». Avverte: «Siamo al momento della verità. I tempi sono stretti ma ormai la situazione non è più rimediabile. Il presidente del consiglio dovrà fare tutte le sue verifiche per trarre le conclusioni». Attacca Dini e altri alleati: «E´ assurdo che esponenti del centrosinistra vadano appresso alla propaganda berlusconiana associandosi all´opposizione». Si stringe a Prodi: «Ha sempre condiviso tutto quello che ho fatto. E´ l´unico che può riprendere in mano la situazione e verificare se c´è ancora una maggioranza». E infine avverte: «Prima di mercoledì voglio sentire che tutto il centrosinistra appoggia la mia politica ambientale. Altrimenti non si arriva nemmeno al voto». Alfonso Pecoraro Scanio, ministro dell´Ambiente, sul banco degli imputati (ma non da solo) per l´orrore dei rifiuti in Campania, è un fiume in piena. Mercoledì al Senato si vota una mozione di sfiducia del centrodestra. Dini ha già detto che non lo difenderà. In gioco non c´è solo il ministro dell´Ambiente, ma tutto il governo.
Ministro, che fa, aspetta il giorno del giudizio senza combattere?
«Dopo gli ultimatum di Dini e di Mastella, e l´uscita di Veltroni che non ci vuole più come alleati, il problema è politico. Ci chiediamo e chiederemo a Prodi di verificare prima del voto di mercoledì se c´è ancora una maggioranza che sostiene un governo dell´Unione. Il problema non è più quello dei rifiuti o il ministro dell´Ambiente. Ogni cosa diventa uno strumento per cercare di affossare Prodi. Allora è giusto che si capisca chi ci sta e chi no».
Ma nel suo caso la sfiducia viene dal centrodestra.
«Quella mozione non fa riferimento a nessun mio atto ministeriale, piuttosto mi si contesta il fatto che ho bloccato la truffa del Cip6 in cui i soldi per l´energia solare venivano dati ai petrolieri, che non voglio fare il Ponte sullo Stretto e le centrali nucleari, cosa che è nel programma di governo. Se vengo attaccato perché ho cercato di svolgere una funzione di argine a un meccanismo di affari e di ecomafie e non ho la solidarietà della coalizione, se la maggioranza non ritiene che bisogna difendere una cultura ambientalista di fronte agli affaristi, ai palazzinari e alle ecomafie, che senso ha per i verdi partecipare a una maggioranza del genere?»
Dini non l´appoggerà, ma ha detto che Prodi si può salvare se si rimetterà all´aula e non difenderà in prima persona la sua politica ambientalista.
«Ma nemmeno ci arriveremo a una situazione del genere. Prodi ha sempre detto con molta chiarezza che ha condiviso passo dopo passo tutta la politica del ministero dell´Ambiente in questi venti mesi. Tutta. Non esiste l´ipotesi che la vicenda sia un fatto personale del ministro, perché noi siamo dentro una coalizione e tutte le posizioni che io ho preso sono state condivise dal presidente del consiglio. Quindi questa ipotesi non c´è: se la maggioranza difende le posizioni a tutela dell´ambiente contro strumentalizzazioni, affaristi e camorristi, bene. Altrimenti significa che non vogliono più i verdi nel governo».
Ha pensato a dimettersi? In fondo l´ha fatto anche Mastella.
«E perché? Io non sono certo sotto inchiesta, ma attaccato dall´opposizione che non chiede le dimissioni di Cuffaro, condannato a cinque anni. Francamente non ho proprio ipotizzato le dimissioni perché non mi ritengo assolutamente responsabile. In questi giorni sto lavorando per risolvere il problema dei rifiuti e giovedì scorso ho firmato un accordo con l´Anci per inviare in Campania 60 esperti per la raccolta differenziata per aiutare De Gennaro. E´ ovvio però che se ci fosse la rottura e il problema venisse dal fatto che la coalizione non crede nelle scelte ambientaliste, allora il problema non sarebbero più le mie dimissioni, ma la chiusura dei rapporti. Se non ci fossero le condizioni per i verdi di continuare la battaglia contro affaristi e camorristi, io non resterei un minuto di più a fare il ministro dell´ambiente».
Lobby, affaristi, ecomafie. Ma non le sembra che ormai si grida al complotto con troppa facilità, magari per mascherare errori?
«In questa settimana sono stato attaccato in modo disgustoso da quei poteri forti che nel nostro paese non sono stati mai abituati ad avere un ministro dell´Ambiente che facesse rispettare le leggi dello Stato e le direttive europee. Questa è la verità. Io non tollero che mentre il premio Nobel per la pace Pachauri, presidente dell´Ipcc, viene a trovarmi al ministero per ringraziare l´Italia per la svolta che abbiamo dato in materia ambientale e un altro premio Nobel come Rubbia torna a collaborare gratuitamente con me, a livello nazionale esponenti del centrosinistra vanno appresso alla propaganda berlusconiana. Che nel centrosinistra facciano l´occhiolino alle posizioni affaristiche non è tollerabile».
Ma almeno sulla Campania qualche errore riconoscerà di averlo fatto.
«Dovevamo essere ancora più rigorosi con i nostri alleati e la nostra coalizione, ancora più netti. Come ministro dovevo chiedere a Prodi di avere poteri straordinari per imporre la raccolta differenziata. Solo ora ho ottenuto che si commissarino i Comuni che non la fanno».
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Unione, è scontro su Pecoraro Veltroni: dal Pd pieno sostegno.
Referendum, Rutelli avverte: si rischia il voto anticipato.
(Giovanni Casadio - LA Repubblica) Non è certo tranquillo, Romano Prodi. Il premier è tornato a Roma da Bologna in serata, preparandosi alla settimana di passione che attende il governo, forse la più difficile da quando è stato eletto. E non è il momento di aggiungere altra benzina sul fuoco. Perciò sulla rotta annunciata da Walter Veltroni per il Pd, di fare cioè «correre da solo» il partito alle prossime elezioni, non si intromette: «Il mio compito è guidare il governo, non è definire la linea del partito. È offrire al Pd un programma e una piattaforma di governo in cui si identifichi. Il resto è una decisione degli organi operativi del partito». Tuttavia, due cose gli stanno a cuore: innanzitutto, che il Pd deve unire e non dividere. «La missione del Partito democratico è di comporre insieme tutte le forze riformiste» e di «riconciliare le forti tensioni che ci sono in Italia in questo momento». Perché, aggiunge, è un partito che nasce «con il compito di una larghissima rappresentanza nel paese, non credo nei partiti organizzati dall´alto, padronali». E poi, rivendica il suo ruolo di tessitore in una coalizione disomogenea, e che non vorrebbe vedere il suo sforzo sprecato: «Non c´è contraddizione tra un Pd forte e orgoglioso della sua diversità e un Pd che aderisce a una coalizione».
A tenere sul filo il governo è soprattutto la mozione di sfiducia al ministro dell´Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, in Senato mercoledì, per l´emergenza rifiuti in Campania. Dini ha detto ieri al Corriere della Sera che non la vota. Clemente Mastella rincara: «A questo punto, penso sarebbe più decoroso se Pecoraro si dimettesse». A Pecoraro arriva intanto l´appoggio di Veltroni: «Il Pd esprime con forza il sostegno al ministro e respinge il disegno strumentale del centrodestra». A Palazzo Chigi sanno che la partita è complessa e che mercoledì bisogna «fare bene i conti». L´Udeur ad esempio, valuterà come votare, spiega Mauro Fabris: «Vediamo quello che succede alla Camera martedì nel voto sulla giustizia». Ad accrescere il bailamme, si aggiunge la tensione tra il vice premier Francesco Rutelli e i Verdi. Si sentono offesi dalle parole in tv alla trasmissione "In mezz´ora" del vice premier che parla di «fondamentalismo negativo» degli ambientalisti nostrani su rifiuti e termovalorizzatori e che ha difeso il "governatore" della Campania, Bassolino dimenticando Pecoraro. «Rutelli vuole forse i Verdi fuori dall´Unione?», dichiarano Angelo Bonelli e Loredana De Petris. I toni si fanno aspri, ma una nota dell´ufficio stampa di Rutelli precisa che le preoccupazioni sono «ingiustificate».
Domani poi, l´Unione affronta anche la riforma elettorale e ricomincia a discutere della "bozza Bianco" nell´assemblea dei senatori del Pd dove ci sarà anche Veltroni. Una mina vera. Il vice premier Rutelli ribadisce che «se non si fa una riforma elettorale civile, condivisa, efficace penso che il referendum possa portare alla fine anticipata della legislatura». Riformare insomma la legge elettorale per via referendaria, equivarrebbe a un harakiri per la legislatura. «Terrorismo politico», replica Giovanni Guzzetta, presidente del comitato referendum. Mastella non risparmia critiche al governo: «Non si può far finta di niente ma non abbiamo ancora deciso nulla». E a Veltroni: «Da solo alle elezioni fa come De Coubertin», partecipa non vince. Il centrodestra vede avvicinarsi le elezioni, lo stesso leader dell´Udc, Casini giudica «probabile che cada e che si vada alle urne». Ma Bossi: «Meglio il referendum che la bozza Bianco».
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