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martedì 1 gennaio 2008

Mastella, non una minaccia ma un'opera d'arte. Il clamoroso fraintendimento svelato dall'onorevole Locatelli.

Quello che sembrava un manichino incaprettato è in realtà la raffigurazione artistica di una delle vittime delle extraordinary rendition. L'artista Bianchini voleva mandare un messaggio a favore di un detenuto marocchino.

(La Repubblica) Non era una minaccia ma un'opera d'arte il manichino incaprettato destinato al Guardasigilli Clemente Mastella. Il cessato allarme arriva da Ezio Locatelli, parlamentare bergamasco di Rifondazione comunista. "Nessun pacco intimidatorio nei confronti del ministro della Giustizia Clemente Mastella è stato inviato da Bergamo. La notizia è destituita di qualsiasi fondamento" ha spiegato il parlamentare.

Il pacco era stato intercettato la mattina del 31 dicembre in un ufficio postale di Roma e aveva creato molto allarme: qualcuno aveva addirittura ipotizzato l'avvertimento di un detenuto.

"Si tratta in realtà di un pacco regalo spedito dall' artista bergamasco Giovanni Bianchini - ha aggiunto Locatelli - senza alcuna minaccia, e contenente un'opera d'arte". L'opera in questione è un pupazzo realizzato con dello scotch, che rappresenta le vittime delle cosiddette "extraordinary rendition", uomini arrestati dai servizi segreti americani e ora ingiustamente detenuti nelle carceri di mezzo mondo con l'accusa di terrorismo. E' la sorte capitata ad Britel Abu Elkassim, cittadino italo-marocchino, sposato con una donna italiana e residente a Bergamo. Il pacco fa riferimento proprio alla sua vicenda, e alla campagna di sensibilizzazione partita proprio da Bergamo per chiederne la liberazione.

"La notizia ci ha molto preoccupati - ha detto Maurizio Mazzucchetti, esponente locale di Rifondazione Comunista - Non riusciamo ancora a spiegarci come mai sia stato possibile un tale fraintendimento. Bianchini e' un artista noto, che ha già esposto le sue opere a Bergamo. Il suo è stato un gesto per lanciare un messaggio ed invitare alla riflessione".

Probabilmente la distanza fisica tra Bergamo e Roma è tale da non essere stata ancora coperta dalla fama dell'artista. Nell'indicazione del mittente c'erano la scritta in italiano "www.giustizia e libertà per Kassim.net" e un appello in arabo per la liberazione dell'uomo. Solo che questa è stata scambiata per una rivendicazione anzichè per la firma dell'artista e relativa campagna di sensibilizzazione.

Kassim è stato arrestato nel 2002 in Pakistan con l'accusa di essere un terrorista appartenente ad Al Qaeda. Nel 2004 è stato trasferito in Marocco, dove è in carcere, condannato a nove anni per i reati di associazione sovversiva e per tenuta di riunioni non autorizzate, e a novembre ha cominciato uno sciopero della fame. Nei giorni scorsi il sindaco di Bergamo Roberto Bruni si è appellato al presidente del Consiglio Romano Prodi e al ministro degli Esteri Massimo D'Alema per chiedere un intervento del governo italiano, facendo seguito alla richiesta di grazia presentata da tempo da parlamentari italiani ed europei a re del Marocco Mohammed VI.

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