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domenica 16 dicembre 2007

Il potenziatore dell’Hiv . I frammenti di una proteina contenuta nel liquido seminale amplificano l’aggressività del virus di oltre 50 volte.

(Galileo) Frammenti della proteina fosfatasi acida prostatica (Pap) si trovano abbondantemente nel liquido seminale maschile e, secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Cell, incrementerebbero di molti ordini di grandezza il potere infettivo del virus dell’Hiv. I ricercatori delle università tedesche di Hannover e Ulm hanno scoperto che la frammenti inattivi della proteina formano infatti micro-fibre (fibre amiloidi) che, incastrandosi con il virus, funzionano come una sorta di “traghetti”, facilitandone l’entrata nelle cellule.

Il professor Frank Kirchhoff dell’Università di Ulm stava studiando la composizione del seme maschile alla ricerca di elementi in grado di bloccare l’infezione da virus dell'immunodeficienza umana. La ricerca ha invece portato a scoprire un inaspettato potenziatore. Molti dei fattori già noti per aumentare l’aggressività del virus incrementano il tasso di infezione di 2-3 volte. In questo caso ci troviamo di fronte a un aumento di oltre 50 volte e, in determinate condizioni, anche di cento volte.

In base alle conoscenze attuali esisterebbero due ceppi dell’agente virale: Hiv-1 e Hiv-2. Il primo, più aggressivo, è prevalentemente localizzato in Europa, America e Africa centrale, responsabile di 60mila contagi e 20mila morti dal momento della sua identificazione. Il secondo ceppo, invece, si trova per lo più in Africa occidentale e in Asia. I medici ritengono che il 90 per cento delle infezioni sia avvenuto per via sessuale.

Le fibre amiloidi formate dai frammenti della Pap e denominate Sevi (Semen-derived Enhancer of Virus Infection) potenziano soprattutto il ceppo Hiv-1: “Concentrazioni fisiologiche di Sevi amplificano l’infezione delle cellule T e i macrofagi del sistema immunitario perché abbassano la quantità di virus necessaria”, spiegano gli autori che hanno studiato l’effetto della Pap su topi ingegnerizzati per portare i recettori umani del virus Hiv-1. “Adesso abbiamo un obiettivo preciso per una possibile prevenzione della diffusione dell’Aids” concludono i ricercatori. (s.f.)

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