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sabato 22 marzo 2008

Michael Lucas. Il magnate del pornogay invitato a parlare tra mille contestazioni all'università di Stanford.

(Christian Rocca - Il foglio) La scelta di invitare un magnate dei film porno omosessuali a parlare di salute sessuale all’Università di Stanford è stata duramente contestata da una parte degli studenti californiani, ma non per il primo dei motivi che viene in mente. La storia è questa: il 15 febbraio scorso il principe dell’industria pornografica gay americana, Michael Lucas, è stato invitato da un’associazione di studenti di Stanford a parlare all’università.
L’argomento di discussione a Stanford era il sesso e la salute. Lucas è il più famoso attore, regista e produttore di film omosessuali, vincitore di vari premi di categoria, tra cui un Oscar, anche per il suo remake della “Dolce Vita” [1] [2]che pare sia stato il film porno più costoso di tutti i tempi. La scelta degli studenti di puntare su Lucas, ha scritto New Republic, era allo stesso tempo provocatoria e divertente, in piena linea con la tradizione progressista, libertaria e di sinistra dell’università californiana. Lucas è un ovvio esperto del tema, anche perché è un convinto sostenitore dell’idea di promuovere il sesso sicuro e uno dei pochi registi di film gay che durante le riprese impone ai suoi attori di usare il condom.
L’incontro era stato ben organizzato, la sala bloccata, Lucas arruolato e tutto quanto, senonché sul giornale universitario, The Stanford Daily, alcuni studenti hanno sentito il bisogno di esprimere tutto il loro disappunto per la decisione e l’opportunità di invitare Lucas. Gli organizzatori si sono dovuti difendere, lo stesso Lucas ha scritto sulle colonne del quotidiano, ma la polemica non s’è placata. L’incontro alla fine si è fatto, con soltanto cinquanta persone ad ascoltare l’ospite d’onore.
A scatenare la protesta non è stato il ruolo di Lucas nel mondo della pornografia, men che mai il suo essere un militante omosessuale. Gli studenti hanno invece scoperto che Lucas è un fervente sostenitore di Israele e un altrettanto feroce critico dell’islamismo militante, al punto da aver definito il Corano “il nuovo Mein Kampf” per l’omofobia e l’antisemitismo che ispira: “Non riesco proprio a capire – si legge su New Republic – come sia possibile che i gay possano stare al fianco dei musulmani portatori di burka, urlatori del jihad e innamorati del Corano”.
Queste sue opinioni non sono piaciute al collettivo degli studenti, che ha cominciato ad accusarlo di essere un razzista. Lucas ha replicato, sottolineando di non aver mai detto una parola contro gli arabi o i musulmani, ma di avercela soltanto contro l’ideologia islamista. E, a riprova, ha citato i suoi eroi intellettuali, musulmani laici e anti islamisti come Wafa Sultan, Ayaan Hirsi Ali e Salman Rushdie.

La passione per Lee Harris e Oriana Fallaci.
Trentaseienne, ebreo russo, trasferitosi a Berlino, Lucas è arrivato negli Stati Uniti nel 1997 dove ha fondato la sua casa di produzione di pornocinema. “Se stessi con la bocca chiusa la mia situazione finanziaria sarebbe nettamente migliore”, ha detto Lucas. Sul suo blog, infatti, accanto alle immancabili immagini spinte, c’è la sua visione del mondo, molto simile a quella di un neoconservatore, un neoporn gay circondato da attrezzi sessuali, ma che cita Bernard Lewis e regala agli amici i libri del filosofo Lee Harris, l’autore di “Suicide of Reason: Radical Islam’s threat to the west”, spesso citato e intervistato su queste colonne.
Abbonato fin dal suo arrivo in America a New Republic, la rivista filo israeliana, neoliberal e di confine tra i democratici e i neoconservatori, Lucas è un fan del commentatore del New York Times David Brooks, di Oriana Fallaci, anche se a quest’ultima imputa una certa omofobia, e di Nicolas Sarkozy. Il porno mogul ha opinioni su tutto, contro quel “fottuto venditore di noccioline” di Jimmy Carter, contro la guerra in Iraq perché l’America ha colpito l’obiettivo sbagliato, ma soprattutto contro i giornali troppo soft nei confronti del terrorismo islamico: “Mi dà davvero fastidio che non facciano vedere alla gente le teste tagliate”. Lucas ce l’ha con i fondamentalisti e i parrucconi del Partito repubblicano, ma soprattutto con i liberal anti israeliani e che giustificano il maltrattamento delle donne professato dall’islamismo.
Lucas ha accusato gli studenti di Stanford di “terrorismo intellettuale” e di “dogmatismo”, scrivendo sul loro giornale che la sua speranza invece era che l’università non rovinasse ulteriormente il significato della parola “liberalismo” come già hanno fatto per esempio Michael Moore e Noam Chomsky: “Non riesco a capire come la sinistra progressista possa difendere l’ideologia più arretrata e reazionaria della terra”.
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