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sabato 22 marzo 2008

L’amoralità di Dolce & Gabbana.

Mi invitate a sparare di nuovo sulla croce rossa, alias Giuliano Ferrara. Troppo facile, e poi provvede definitivamente il pamphlet di Adriano Sofri (”Contro Giuliano”, edizioni Sellerio) che raccomando per la sua profondità. Preferisco denunciare pubblicamente il comportamento indecente di un altro potere milanese assai pervasivo: la talentuosa coppia Dolce & Gabbana. Dico talentuosa senza ironia, perchè so bene che la loro omosessualità culturale ha contribuito a farne dei creativi notevoli nell’esaltazione della femminilità contemporanea. Hanno idealizzato femmine perfette nell’offrirsi ai maschi, con ciò inventando una nuova forma di eleganza. Bravi, hanno venduto molto e quindi hanno comprato molto in quel di Milano. Col piccolo difetto che, nonostante i soldi gli uscissero pure dalle orecchie -nè loro mancavano di farcelo notare- ugualmente hanno provato l’impulso irrefrenabile di fotterci, evadendo il fisco. Grazie all’azione meritoria dell’Agenzia delle entrate, sono stati beccati. Hanno cercato di patteggiare offrendo al fisco la somma riparatoria di 90 milioni di euro, ma era l’ennesima furbata: gli euro evasi sono molti, molti di più. Fatto sta che quando “Repubblica” ha rivelato queste notizie, vere e dunque non smentibili, cosa hanno fatto i nostri amici modaioli? Hanno pensato bene di interrompere tutti i contratti pubblicitari col gruppo “L’Espresso”. Come dire: i giornali ci vanno bene solo quando leccano il culo agli stilisti e magnificano le loro sfilate. Ma se dicono verità scomode, boicottaggio! Più che la prepotenza mi colpisce l’amoralità di una coppia geniale, che immagino viva con spavanderia, come una rivincita contro il mondo, il suo successo. Totale irresponsabilità culturale nella città di Milano, totale menefreghismo rispetto al dovere civico. Vedo in Dolce & Gabbana l’opposto di Giuliano Ferrara, accomunati però dal medesimo spirito reazionario.

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