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mercoledì 18 giugno 2008

Strangolata mentre facevano sesso. Le abitudini sessuali dell’imputato con corde e manette.

Processo Di Modica - In aula gli interventi del procuratore generale Vittorio Corsi e dell’avvocato di parte civile Stefano Castra.
Le strane abitudini sessuali dell’imputato, il suo utilizzo di corde e manette durante i rapporti e l’abitudine ad afferrare per il collo le partners poco prima di raggiungere l’orgasmo.
(Giovanni Falconieri - Conacaqui) «Assolto. Mancanza assoluta di prove. Si apersero tutte le porte, si apersero tutti i cancelli. Assolto! Io sono l’assolto miei cari signori, e ora che sono fuori guardatemi bene in viso: ho ucciso?». «Sì, la risposta è sì. Paolo Stroppiana ha ucciso Marina Di Modica, l’ha strangolata durante un rapporto sessuale». “L’assolto” di Aldo Palazzeschi consente al procuratore generale Vittorio Corsi di rivolgere un ultimo accorato appello alla Corte: «Non facciamo di Stroppiana un assolto», chiede infatti il pg. «Stroppiana non lo merita, e non lo merita neppure Marina. Marina merita un mazzo di fiori sulla sua tomba e Stroppiana deve dirci dove si trova il suo corpo».

Parla per poco più di tre ore, il procuratore generale Vittorio Corsi. Ripercorre con estrema lucidità tutti gli aspetti di una vicenda che, come ricorda poi dopo di lui l’avvocato di parte civile Stefano Castrale, è rimasta avvolta nel mistero per «12 anni e 39 giorni». Anche se per l’accusa, in questa storia, di misterioso è rimasto ben poco. Nessun dubbio, infatti, su cosa è accaduto in quella maledetta sera dell’8 maggio 1996. «Paolo Stroppiana non ha disdetto l’appuntamento con Marina - spiega il pg -, ha incontrato la donna e l’ha portata alla morte». A dirlo sono due elementi: l’appunto sull’agenda di Marina e la scomparsa dei francobolli.

«Questo è un processo eccezionale - ricorda Corsi -, come se ne celebra uno ogni cento anni partendo da un appunto su un’agenda: “Cena Paolo x F.bolli”. Se l’appuntamento fosse stato annullato, Marina avrebbe cancellato quell’appunto e noi avremmo trovato i francobolli in casa della donna. Ma Marina è morta mentre aveva con sé quei francobolli. Paolo Stroppiana fa piazza pulita distruggendo i francobolli, l’impermeabile blu della donna e le chiavi della sua automobile. Ma non fa i conti con l’appunto sull’agenda». Proprio come accade nel film “Match Point”, di Woody Allen: «Una donna viene uccisa e l’assassino nega qualsiasi relazione con la vittima, per poi cambiare versione nel momento in cui viene scoperto il diario della donna. Su quel diario compare infatti il nome dell’uomo, che però se la cava per un incredibile colpo di fortuna: del delitto viene infatti accusato un barbone. Il protagonista del film - conclude Corsi - se la cava, mentre Stroppiana non riuscirà a mettere a segno alcun match point». E tutto questo grazie al diario di Marina. «E se anche Camilla Bini avesse avuto un diario?», è la domanda cattiva che il pg butta lì a un certo punto. Nessuna risposta.

Ma perché Stroppiana avrebbe ucciso Marina? «Il movente non è necessario - spiega Corsi -, l’ha detto il giudice del primo grado. E poi - continua il pg -, oggi si uccide per gioco, per scherzo, per sesso». Già, il sesso. Sesso che, secondo il pg, potrebbe consentire di spiegare cos’è accaduto a Marina. Corsi ricorda infatti le strane abitudini sessuali dell’imputato, il suo utilizzo di corde e manette durante i rapporti e l’abitudine ad afferrare per il collo le partners poco prima di raggiungere l’orgasmo, «per provare un maggior piacere sessuale». Si chiama strangolamento. «Guidato dalla rabbia, Stroppiana potrebbe aver strangolato Marina. Ma si è reso conto - domanda il pg - di averla strangolata?». E il corpo dov’è? «Stroppiana è scalatore esperto, pensate alla forza delle sue mani. E poi conosce decine e decine di orridi precipizi in cui avrebbe potuto gettare via il cadavere. Possiede una competenza di luoghi che fa di lui l’imputato ideale».

E l’alibi? «È falso, naturalmente. Anzi, dirò di più: quell’alibi fornito da Beatrice Della Croce di Dojola è come una fotografia Polaroid che diventa sempre più sfocata». E ancora: «Beatrice sull’alibi ha mentito e in tre occasioni ha avuto un cedimento, lasciandosi sfuggire che “Paolo quella sera non era a cena da me”». Più di così. Infine: «Stroppiana gioca a scacchi ed è convinto di poter vincere perché ha un alibi di ferro e ha nascosto bene il corpo. Ma non vincerà».

Poi la parola passa all’avvocato di parte civile Stefano Castrale. «Marina non si è allontanata volontariamente, ma è stata uccisa durante l’incontro con Stroppiana. L’atto violento dell’imputato emerge sempre quando dall’altra parte è un mettersi contro. La personalità di Stroppiana deve sempre prevaricare su quella degli altri e ha tratti di cattiveria profonda». E poi, ancora: «È impossibile che l’imputato non ricordi in che maniera ha cancellato l’appuntamento, perché già l’11 maggio ha dovuto ripensare e ricostruire. Il ricordo non può cancellarsi nel tempo, perché Stroppiana non ha avuto il tempo di cancellare. Non ricorda più? È perché l’appuntamento non è mai stato disdetto».

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