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mercoledì 18 giugno 2008

De Gregori: "Vorrei cantare anche al Festival Gaber". Partirà dalla Versiliana il tour estivo del cantautore.

In scaletta anche i brani del nuovo disco. Conosco la Versilia, ci venivo con i miei da piccolo a visitare i parenti in estate. Sono immagini confuse ma senz’altro piacevoli.
(Luca Basile) «Andare su palco, cantare canzoni insieme a chi sta un passo da te, è sempre emozionante, anche dopo una vita di concerti. Non c’è niente di gratuito, non è mai routine».
I giorni che fanno da prologo immediato ad una nuova tournée sono frenetici: la cura del dettaglio, le sincronie da limare, il pathos che si lega ad ogni piccolo o grande evento.
Francesco De Gregori non sfugge alla regola: venerdì il teatro all’aperto della Versiliana di Marina di Pietrasanta sarà sede della data zero del tour estivo del cantautore romano. E’ tempo di accorgimenti, di sguardi di intesa fra musicisti e anche di interviste. Ci dicono: De Gregori è uno snob, se la tira, concederà parole con parsimonia.
«Sono quello che gente vuole vedere. Come tutti del resto. Facile dire che odio le etichette, ma in fondo funziona così. Anche se poi, alla fine, sembro e sono semplice». A 57 anni, tanti ne ha De Gregori, si può anche ridere dei luoghi comuni, dei giudizi tirati lì e resi apparenti verità dal tempo che scorre. De Gregori parla, eccome se parla, non “se la tira” e chiede subito il “tu”; «ovviamente, se sei d’accordo».
Perché un titolo così curioso, “Per brevità chiamato artista”, per il tuo ultimo lavoro?
«Ho riesumato una formula legale scritta sul mio primo contratto discografico. Una dicitura riassuntiva a suo modo indicativa della definizione di una professione».
La data zero in Versiliana: di chi la scelta?
«Dell’agenzia per cui lavoro. Detto questo adoro la Versiliana, una sede suggestiva, generosa per fascino. In passato ero già stato ad ascoltare un incontro, credo al Caffè. Ma del resto conosco la Versilia: ci venivo con i miei da bambino, con i calzoni corti, a visitare dei parenti. Erano gli anni ‘60: spiagge, bagnini, mare, la gente che caratterizzò un’epoca. Immagini confuse, ma piacevoli».
Cosa proporrai su palco?
«Pezzi dell’ultimo album così come canzoni che sono rimaste nella memoria della gente. Penso a Rimmel, a La Donna Cannone, con piccoli ritocchi, interpretazioni che ai puristi non piacciono e invece altri condividono».
Quindi non è vero che non ti piace riproporre i tuoi vecchi successi.
«E chi lo ha detto questo? Li provo e li canto volentieri. Fanno parte di me».
Da quante persone è composta la band?
«Su palco saremo in sette, compreso il sottoscritto. Oramai ci conosciamo a memoria: non è più tempo di prove, siamo ai dettagli. Ci divertiremo e, quello che più spero, si divertiranno gli spettatori».
Un pezzo del tuo ultimo disco, “Celebrazione”, parla del ’68: come giudichi, a 40 anni di distanza, quel periodo?
«Quella canzone non parla solo di un anno a suo modo importante, diciamo che spazia su vari fronti. Per quanto riguarda le mie valutazioni, per quello che contano, posso dire che il ’68 portò cose buone ed altre meno. Il fatto è che alcuni continuano a celebrare solo gli aspetti positivi di quel periodo. E questo non lo posso proprio condividere».
In Versilia, nel mese di luglio, impazza il FestivalGaber: hai mai pensato di parteciparvi?
«Sarebbe un onore, per il sottoscritto, cantare a una manifestazione del genere, dedicata a un artista di tale livello. Se un giorno decidessero di invitarmi, sarei più che disponibile. Fino ad oggi magari non è accaduto, proprio per sovrapposizioni di date, di impegni che erano già stati presi».
Ti senti un’artista?
«Sì, certo. Ogni musicista, a suo modo, è un’artista».
E come artista, in Italia, ti senti tutelato?
«Diciamo che non è tutelata la musica cosiddetta leggera, a differenza del cinema, della lirica, di altre forme dello spettacolo. Il mondo discografico attraversa una crisi importante: vendere è difficile e allora servirebbe una maggiore valorizzazione del settore, dei suoi interpreti, da parte di chi può. Ma in fondo, forse, è giusto così: noi musicisti viviamo da zingari di natura, ci lasciamo andare, guardiamo al nostro orticello».
La tua tournée ospiterà altri grandi artisti su palco?
«No, quanto meno non c’è niente in questo momento. Quando collaborai con Pino Daniele, ad esempio, era un qualcosa studiato a tavolino. Poi, per carità, se arrivano, una sera, Ruggeri e Battiato ad un mio concerto, sarei veramente felice di fare un pezzo insieme a loro».
A 57 anni pensi mai al tuo futuro professionale? Voglio dire: hai ancora voglia e passione per continuare a comporre canzoni?
«Chi può dire quale sarà il mio futuro. E’ una vita che scrivo e canto canzoni, è ciò che ho sempre fatto e ciò che vorrei continuare a fare».
Hai mai nostalgia del passato?
«No, assolutamente. E’ uno sport perdente e non serve a niente. Non fa per me».

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