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venerdì 20 giugno 2008

Quell’opposizione con il terrore dei girotondi. Cardinale Bagnasco: ‘Meglio un Gay Pride che un girotondo’.

(Furio Colombo - Micromega) Due parole continuano a terrorizzare amici e colleghi di… diciamo così, “opposizione”. Una è la parola “girotondo o girotondi”. A giudicare dal disgusto e dal gesto di repulsione di molti nostri colleghi del Pd (senza distinzione ingiusta e razzista fra ex Ds ed ex Margherita, fra credenti e non credenti) deve essersi trattato di una serie di manifestazioni così repellenti, così sguaiate e controproducenti che farebbero dire al Cardinale Bagnasco: ‘Meglio un Gay Pride che un girotondo’.
Il fatto curioso è che i nostri amici e le nostre amiche schierate a sinistra, che dormono sogni agitati al solo pensiero che i girotondi ritornino, (per esempio Linda Lanzillotta dalla destra della sinistra e Rina Gagliardi dalla sinistra della sinistra sul Corriere della Sera di oggi, 19 giugno) non hanno mai detto che cosa li sconvolge nella mobilitazione spontanea dei cittadini a sostegno dell’opposizione, la stesso opposizione di cui i predicatori del “VADE RETRO GIROTONDO” sono, almeno in teoria, membri di diritto in quanto parlamentari di un partito battuto. Possibile che non abbiano notato che, finiti gli orrendi girotondi, i cittadini se ne stanno a casa, come desiderato, e non vanno più a votare?

Ma ho già detto, c’è un’altra parola che tormenta: “Regime”. E, come i girotondi, non tormenta i titolari del regime ma gli oppositori del regime. Una grande sorpresa è l’improvviso arruolamento di un limpido commentatore come Michele Serra al partito del “Non ditelo mai”, persino se il primo ministro controlla e possiede tutte le televisioni e le usa come i suoi carri armati, persino se continua imperterrito a combattere senza quartiere una dei tre poteri (quello giudiziario) che sono i pilastri indispensabili della democrazia. Ma ecco Michele Serra (La Repubblica, 18 giugno): “Minaccia di tornare in auge il vecchio dibattito se il berlusconismo sia regime”. Serra si scuote dalle spalle la vecchia forfora con quest'altra affermazione: “Non serve affatto “il regime”, basta un consenso popolare vasto e tenace come quello di cui gode Berlusconi”.

Strana osservazione, perché vaste e tenaci maggioranze hanno votato e poi sostenuto a lungo odiosi regimi, da Mussolini a Hitler a Peron, e alcuni dei più pericolosi presidenti brasiliani. Michele Serra sceglie una controprova azzardata per la sua tesi (secondo cui basta la volontà popolare a dichiarare che anche il peggior governo non è regime ma normale democrazia). La controprova di Serra è questa: “Anche un orrore come la guerra in Iraq è stato deciso nell’assoluto rispetto delle leggi democratiche di uno stato democratico”.

Sarebbe difficile ripetere questa frase di fronte alla Presidente della Camera americana Nancy Pelosi, che ha vinto le elezioni “di mezzo termine”, e il seggio di Speaker della Camera, battendosi per dimostrare che tutto, nella vicenda dell’Iraq, si è svolto fuori legge, dalla grande bugia delle armi di distruzione di massa “che avrebbero potuto colpire l’Occidente in 45 minuti”, alle pesanti intimidazioni sui dissenzienti. La più nota: la punizione inflitta all’ambasciatore americano Wilson che era tornato dalla missione affidatagli con la rivelazione che l’Iraq non aveva mai acquistato uranio e che dunque non poteva avere armi letali. La punizione? Far sapere in giro che la moglie della Ambasciatore era “spia coperta” (ovvero in pericolo di vita se la sua attività viene rivelata) della Cia. Fonte: Il vice presidente degli Stati Uniti che, per vendetta politica, ha violato la severissima legge sui servizi segreti. Segue la lunga campagna di gran parte della stampa americana che, attraverso gli anni, ha rivelato e denunciato il governo di Bush come un governo che ha compiuto continue violazioni della legge, dalla sospensione di fatto della Costituzione alla abolizione dello Habeas Corpus. Tutto ciò è ripetuto in modo drammatico e chiaro dall’editoriale del New York Times di ieri (18 giugno), ripetuto sullo Herald Tribune di oggi, (19 giugno). E’ un lungo elenco di violazioni che finisce così: “Questa situazione deve cambiare. Ma cambierà solo con il prossimo Presidente”.

LA FRASE DEL GIORNO
"Noi non vogliamo tornare al puro e semplice antiberlusconismo, ai girotondi, alla giungla del tutti contro tutti".
Walter Veltroni, capo del principale partito di opposizione. (La Repubblica, 19 giugno 2008)

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