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lunedì 5 maggio 2008

Verona e Padova, tolleranza zero? Ricordate il giudice Carnevale?

(Gennaro Carotenuto - Giornalismo partecipativo) A Verona, la città più razzista d’Italia, delle ronde e della tolleranza zero, un ragazzo veronese è in coma, massacrato di botte non da cinque egiziani o romeni, come ti aspetteresti leggendo il giornale, ma da cinque bravi ragazzi veronesi.

Gli avevano chiesto una sigaretta, lui aveva rifiutato, i cinque bravi ragazzi veronesi, parlavano in dialetto, l’hanno preso a calci e pugni fino a non poterne più e ora lotta tra la vita e la morte. La notizia, terribile, fa fatica a farsi spazio, ma pensate che show sarebbe stato se i massacratori fossero stati stranieri.

Al GR la corrispondente dal Veneto ci ha addirittura tenuto a mettere una chiosa senza senso: “un fatto di cronaca che sarebbe potuto accadere ovunque”. E chissà, magari i cinque bravi ragazzi sono di quelli che pensano (pensano?) che le ronde contro gli immigrati siano necessarie.

A Padova intanto, un cittadino marocchino incarcerato in attesa di giudizio perché accusato di aver stuprato una ragazza un anno fa, è stato scarcerato. Malissimo, vergogna! Guardo meglio, è stato scarcerato perché un testimone aveva due avvocati e solo uno dei due era stato convocato. Vizio di forma, errore, magistratura incapace o che rema contro.

Ricordo meglio, io ho memoria.

Esattamente per lo stesso motivo il famoso giudice Corrado Carnevale annullò il maxiprocesso contro la mafia nel 1987. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano lavorato dieci anni, per un processo che portò a 19 ergastoli e migliaia di anni di carcere. Tutto annullato perché uno dei due avvocati di un testimone minore, anni prima della sentenza, non aveva ricevuto una raccomandata di convocazione. Sono passati 21 anni.

Metto insieme le due notizie e penso che questo paese è irredimibile.

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