(Salvatore Dama - Libero) La gaya destra non è gaia neanche per niente. Una festa il Gaypride? «Ma no, qui c'è poco da festeggiare. L'Italia è l'ultimo paese in Europa quanto a diritti per le coppie omoaffettive. Ci ha superati anche il Venezuela». Enrico Oliari, (nella foto), è il presidente di Gaylib, associazione omoliberale. Tessera di Alleanza nazionale in tasca dagli anni Novanta.
È arrabbiato con Alemanno?
«E perché dovrei?».
Sindaco di Roma da poche ore e già dice che non vi vuole trai piedi.
Alemanno fa bene a condannare l'esibizionismo degli ultimi Gay pride. Non era quello lo spirito iniziale della manifestazione».
Quale allora?
«Un momento per affermare i diritti, ma anche i doveri (dico io che sono di destra) dei gay. E invece, cos'è diventato: un' ostentazione volgare e pesante di corpi nudi».
Non va bene?
«E non va bene no. Il Gay pride è una manifestazione sindacale. Che si faccia in giacca e cravatta allora».
Non si sente in imbarazzo a militare nello stesso partito di Alemanno, allora?
«Tutt' altro. Sono i gay di sinistra che devono vergognarsi dei loro partiti. Ecco perché non bisogna lasciargli il monopolio delle libertà».
Scordatevi pure Pacs, Dico e coppie di fatto…
«Noi vogliamo le unioni omoaffettive, ma senza usurpare il concetto tradizionale di famiglia. E siamo contrari alle adozioni da parte delle coppie gay».
Il suo partito le ha proposto candidature?
«Ci avrei sperato».
E invece niente.
«Però il sindaco di Roma ha un consulente per la comunità omosessuale».
Cos'è, un'autocandidatura?
«Noi di Gaylib abbiamo le carte in regola».
La destra "macha" e quelle battute sui froci. Mai pesato?
«Sono una persona di spirito. Cosa dovrebbero dire i carabinieri, allora?.».
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