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lunedì 12 maggio 2008

Da gnoccatravel a escortsuperstar. Oggi la squillo della porta accanto la trovi in rete. E tutte senza sfruttatori.

L'ultima frontiera della prostituzione: escort imprenditrici di sé stesse. Lavorano in appartamenti, non hanno sfruttatori. E per trovarle c'è la Rete La squillo della porta accanto così rinascono le case chiuse.
(Paolo Berizzi - La Repubblica) A vederlo così, con le candele profumate all'essenza di sandalo, il piccolo acquario all'ingresso, i mobili Ikea, le riviste femminili e di fitness sparse su una mensola in marmo, la porta schiusa della cucina che lascia scorgere un pacchetto di cereali e una bottiglia d'acqua, il bilocale dell'amore potrebbe essere la casa studio di una matricola universitaria o di una ragazza all'inizio della nuova vita da single. Poi entri nella camera da letto, e capisci. Accanto al tatami con materasso in lattice, ordinati sul ripiano di una cassettiera in legno chiaro, ci sono due frustini, dei falli di gomma - uno argento - un paio di cinghie di pelle nera borchiate, un ventaglio di piume bianche e canarino. Creme, unguenti. Anche qui, candele dappertutto. Un vaso di vetro a forma cilindrica pieno di preservativi.

Benvenuti nell'ufficio di Jane, 35enne colombiana, e di Matisse, nome d'arte, 25 anni, da Orzinuovi, Brescia, ex ragazza cubo nelle discoteche del Garda. Dieci clienti al giorno (200 euro a prestazione, una su due sadomaso) spalmati su due turni: pomeriggio e sera. "La mattina andiamo in palestra, facciamo le nostre cose". Il condominio è in via Vitruvio, comodamente raggiungibile, anche a piedi, dalla stazione Centrale. Zona ad alto tasso di "case matte", che poi sono soprattutto mono o bilocali incastrati in mezzo a schiere di appartamenti "normali". Se e quando la polizia scoprirà l'ufficio di Jane e Matisse, ci sarà almeno un vicino di casa che dirà "mi ero accorto già da un po'". Perché nell'immaginario collettivo, quando si pensa a una casa di tolleranza, c'è sempre un androne o un cortile dove il traffico di uomini è incessante. Dopo cinquant'anni e una legge (Merlin), i bordelli vivono una nuova primavera. Sono solo "spacchettati". Sempre più diffusi, sempre più frequentati.

E' un franchising in mostruosa espansione. Una rete commerciale che ogni giorno fa nuovi proseliti e allarga le sue filiali. Nei salotti buoni delle metropoli, negli interstizi dei centri storici, nelle balere di periferia, nelle masserie di campagna. Di ipermercati e botteghe del sesso è pieno. Per tutti i gusti e per tutte le tasche. A Milano c'è una tale concentrazione immobiliare di case a ore che le strade te le immagineresti ormai vuote. E invece sono piene anche quelle: lucciole, viados, travestiti, ragazzi di vita, soprattutto romeni. "La domanda di sesso a pagamento è altissima, sempre più alta - dice Francesco Messina, capo della squadra mobile di Milano dove pochi giorni fa è stata scoperta una rete di appartamenti, decine, che insospettabili agenti immobiliari affittavano a prostitute auto-organizzate - Sono solo cambiati i posti, e il modo di arrivarci". Già.

Nella nuova toponomastica del sesso a pagamento e a domicilio ci sono indirizzi che non contemplano targhe di marmo: o almeno non subito. Per raggiungerli, che sia una casa "attrezzata", un hotel con stanze riservate, un centro estetico, una sauna, un eros center camuffato da spa, bisogna prima affacciarsi, e bussare, in Rete.

Basta cliccare su www. gnoccatravel. com, che non sarà un tocco di classe, ma che nella sua efficacia non disorienta. Oppure su RosaRossa. com, o Chiamami. it. I possessori di portafogli a fisarmonica, ma qui si sale in alto, nell'agenda del blackberry hanno impostati i siti delle peripatetiche per pochi: www. bluescort. com, www. escort superstars. com, www. pianetaescort. com. Sono i "non luoghi", le piazze di annunci a pagamento dove reclutare bellezze mozzafiato da convocare per notti e fine settimana da mille e una notte (e da 3mila euro). Si naviga in Internet per arrivare ai nuovi bordelli.

Sono 100-130 mila, secondo stime recenti, le prostitute "censite" in Italia. Cinquantamila sono immigrate, 3 mila minorenni, 5 mila quelle ridotte in schiavitù. Il 65 per cento dice di lavorare ancora in strada (ma spesso mentono per evitare perquisizioni e sequestri); il 29% in albergo, le altre ricevono in appartamento.

Nei moderni lupanari milanesi appena scoperti dalla polizia i clienti pagavano fino a 2mila euro per un'ora di sesso. Uno di questi appartamenti è già entrato negli annali della trasgressione metropolitana. Un bilocale in via Mercadante, sempre zona stazione Centrale. Una sottile parete di plexiglas trasparente che separa la camera da letto dal bagno attrezzato con vasca e palo da lap dance. Per i più esigenti era questa la nuova frontiera da superare: dare libero sfogo alle fantasie sul letto king size - possibilmente poligamico - e nello stesso tempo godersi lo spettacolo che andava in scena nel bagno palcoscenico.

"Oggi le prostitute sono sempre più organizzate - dice ancora Messina - La maggior parte utilizza gli appartamenti. Il numero dei clienti è in costante aumento, e per soddisfare le richieste si moltiplica l'offerta". Basta coi viaggi a Cuba, o nella vicina Lugano. Basta coi voli del sesso low cost. Milano come Budapest e Praga. Si resta in città perché la città offre posti sicuri dove comprare l'amore. Con una corsa all'immobile.

C'è stato proprio un mutamento sociale della prostituzione. Per strada si vendono quelle che stanno sotto protezione, le albanesi, le rumene, le slave, le nigeriane. Ma chi si affranca dal pappone, chi vuole guadagnare e riesce a autogestirsi, affitta casa, e lì lavora.

Sembra di essere tornati agli anni 50. Semplice: 1,50 lire. Doppia: 2,50. Un quarto d'ora: 3,10. Mezz'ora: 5. Un'ora: 7,20. Asciugamano e sapone: 0,5. C'era una volta il bordello, c'erano una volta i suoi tariffari.

Placche di metallo appese all'ingresso della casa dell'amore. Prezzi in vista, sulla parete in alto, come ancora se ne vedono in alcuni bar. Entravi, ti accomodavi nel salottino, e quando l'uomo reclamava il suo diritto alla felicità, oplà, sceglievi. Due parole con la maitresse, e via in camera. C'è stata un'epoca - secondo alcuni molto felice - che i "casini" erano luoghi da vivere. Si stava lì delle ore, si passava il tempo. Lupanari sì, ma "sociali". Oggi quella socialità maschile è stata cancellata. Ci si ferma solo il necessario, si entra e si esce alla chetichella. E le prostitute, imprenditrici di se stesse, maghe della Rete, guadagnano anche cinquemila euro alla settimana.

In via Cagliero, dalle parti di viale Abruzzi, e cioè un pezzo di Amsterdam a Milano, in una casa-vetrina è stata trovata morta una cinese quarantenne: anche lei come le altre si prostituiva in questo appartamentino che pareva un piccolo tempio della pornografia. Yang li, 47 anni, adescava in strada. Le sue colleghe, quelle delle case vicine, la prendevano in giro. "Che fai ancora sul marciapiede?". Ormai Venere convoca o viene convocata direttamente a domicilio, e quasi sempre tramite Internet. È da lì che parte tutto. La mercenaria di lusso; la studentessa che vuol pagarsi le rette all'università; la moglie al di sopra di ogni ragionevole dubbio; la squillo dell'Est che arriva, si ferma due anni, lavora in proprio e poi ritorna nel suo paese; le splendide sudamericane che concentrano il lavoro estivo in Costa Smeralda e a Saint Tropez e quello invernale a Saint Moritz e Gstaad: per tutte o quasi la parola d'ordine è cercare di togliersi dalla strada. Lavorare in casa.

"I clienti li trovo tutti sul sito, è il modo più sicuro per lavorare e per selezionare - racconta Scescé, nome d'arte, argentina di Buenos Aires, 35 anni e due figli che studiano in Svizzera (sì, in Svizzera), sempre in viaggio con il suo borsone Gucci dove, in mezzo a biancheria intima, creme da 100 euro, scarpe griffate, spunta l'attrezzatura necessaria per una seduta fetish.
Libere da papponi o da maitresse truccati da agenzie di modelle o da saloni di bellezza, le lucciole oggi si chiudono nelle quattro mura.

Come le studentesse ungheresi ventenni che si vendevano in un appartamento di Porta Romana, a due passi dal Duomo, e si pagavano gli studi alla facoltà di Economia. Facevano tre clienti al giorno Beba, Ana, Monica e Petra, 84 anni in quattro, da Budapest. Settecento euro d'affitto - da dividere - e 1.200 euro al giorno (ciascuna) di incasso. Il locatore era un agente immobiliare del centro di Milano, che ogni mese, regolarmente, intascava in nero 1.500 euro. Le casalinghe del sesso sono una categoria trasversale, liquida come il mercato della lussuria. In un appartamento di corso XXII Marzo, non lontano dal Tribunale, due trans e due donne sudamericane assicuravano spazi alternativi a uomini facoltosi di mezza età, molti professionisti, imprenditori, normali studenti. Tutti soddisfatti, manco a dirlo. Anche di non dover più accostare l'auto ai marciapiedi di via Melchiorre Gioia e viale Abruzzi.

È un commercio cross-mediale quello delle ragazze e delle donne di vita. Dalla carta stampata (non c'è quotidiano di annunci economici dove non si trovino le "inserzioni dell'amore", ma il "vangelo" sono le riviste di settore come "Chiamami", cartaceo e anche on line) ai siti per adulti, passando per le strisce notturne delle emittenti televisive locali che, dietro il paravento dell'intrattenimento telefonico, offrono la possibilità di un incontro. Rigorosamente al riparo da occhi indiscreti. Grazie al web la legge Merlin è aggirata e le ragazze di vita hanno conquistato la libertà di una specie di tele lavoro.

"Di portali dove le donne invitano a casa è pieno - spiega Domenico Vulpiani, direttore della polizia postale - Dopo il contatto online, scatta l'incontro, a volte solo un modo utilizzato dalla lucciola per valutare il cliente e gestirne il passaggio successivo, sempre in appartamento". Il gioco è fatto. Suonare il citofono. Quelle stanze da collegio universitario diventano piccole aziende dal fatturato d'oro che offrono oasi di piacere nel cuore della metropoli stressata.

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