Un bambino di una quinta elementare si rifiuta di tornare in classe perché teme le ritorsioni dei bulli.
(Luca Fazzo - Il Giornale) Il Billy Elliot di Città Studi ha 11 anni e sta per finire la quinta elementare. Ma in classe non ci vuole più andare. Continua a studiare, cerca di portare il programma alla sua conclusione naturale, ma di rimettere piede in quella classe «Billy» proprio non se la sente. «Billy» è vittima di un bullismo pesante ed ostinato. E, per incredibile che possa sembrare, a scatenare i maltrattamenti è stata la passione di Billy per la danza. Quando ha scoperto di amare il ballo, il bambino lo ha raccontato in classe, con l’entusiasmo e l’allegria di chi vuole condividere con gli amici una scoperta. Era meglio che non lo avesse mai fatto. Perché gli altri maschi della classe lo hanno marchiato immediatamente: «Sei gay». L’equazione «ballerino dunque omosessuale» gli è piombata addosso. E per «Billy» non c’è stata più pace.
La scuola dove tutto accade è un’elementare di buon nome, ben frequentata. Eppure, nel racconto del bambino e della sua famiglia, quel che colpisce è l’apparente sordità della scuola alle richieste d’aiuto lanciate dal ragazzo. È stata l’indifferenza delle insegnanti e dei vertici scolastici, racconta l’avvocato incaricato dalla famiglia, a rendere inevitabile la decisione di ritirare almeno per un po’ «Billy» da scuola: «A quel punto - dice il legale - mancavano le condizioni minime perché il bambino potesse entrare in classe, sapendo perfettamente quel che l’attendeva».
La prima lettera del legale alla direttrice è dell’11 aprile: «I miei assistiti hanno segnalato mesi orsono alle insegnanti che il minore era oggetto di continua derisione da parte di nove compagni per la decisione di partecipare a un corso di danza. Ad onta delle richieste di intervento a suo tempo inviate al corpo docente, la situazione è rimasta pressoché invariata». La direttrice della scuola risponde programmando una serie di interventi teoricamente destinati a risolvere la situazione che però continua a peggiorare: il 13 maggio l’avvocato scrive nuovamente alla responsabile dell’istituto, «gli interventi da lei effettuati non hanno sortito gli effetti sperati, infatti i bulli - passati nelle more da nove a dieci - continuano imperterriti a deridere il minore e a farsi belle dell’Autorità». Nella lettera, l’avvocato dei genitori di «Billy» minaccia di chiedere i danni alla scuola se le prepotenze ai danni del bambino continuassero a venire tollerate. Ma non cambia niente.
Anzi, a leggere l’ultima lettera del legale alla direttrice, si ha la netta impressione che a ritrovarsi sotto accusa sia stato, paradossalmente, «Billy». «I signori E. mi comunicano che ieri lei ha convocato il minore, anziché i bulli, facendogli presente che non avrebbe effettuato alcun intervento diretto sugli artefici delle molestie. I miei assistiti sottoporranno il caso alle competenti autorità e la riterranno personalmente responsabile» di ogni danno causato a «Billy».
E adesso? Fortunatamente tra due settimane l’anno scolastico sarà finito, l’anno prossimo «Billy» andrà alle medie. Con compagni meno ottusi, spera: anche perché di smettere di ballare non ha, giustamente, alcuna intenzione.
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