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sabato 1 marzo 2008

Sulla Tatangelo dagli Usa.

Sono davvero rattristito dalla valanga di critiche che hanno investito una canzonetta(perche' sono solo canzonette) che non fa altro che parlare di un'esperienza personale. Se da un lato infatti la canzone parla di stereotipi, da un altro non parla di fiori (ndr. Nilla Pizzi per qualcuno?), o di altre banalita'. Se non ci permettiamo di essere banali, alllora abbiamo gia' perso ogni battaglia contro il pregiudizio, che si fonda su banalita' spesso dettate da altri cantici e canzonette(quelle della messa domenicale ad esempio).

Complimenti a tutti i critici letterari che fanno esegesi e interpretano ermetismi come offensive espressioni di supporto. Continuiamo ha essere sempre uber critici di chiunque non ci comprende fino in fondo, anche quando non ci attaccano(ndr. Mr Tonini e la sua pieta' da due lire). Forse siamo noi che non ci capiamo a vicenda a meno che non siamo in circoli chiusi e a mio parere inconcludenti. Sempre pronti a puntare il dito con malizia contro chiunque trova il coraggio e le parole di essere dalla nostra parte in una societa' dove sempre meno troviamo alleati. Mi spiace realmente e soprattutto constatare che la maggior parte delle critiche vengono dalle donne delle nostre fazioni. Perche' a me estraneo come omdno, le lesbiche hannno frociarole come amiche?
Vorrei che qualcuno mi spiegasse che cosa c'e' poi di male a ricevere affetto da una frociarola, giusto per usare un termine da parlamentare, che forse tramite il suo amore genuino per l'amico ha imparato a sua volta ad amare meglio ed essere una persona migliore. Mi sembra che siano proprio le frociarole ad essere mancate alle inacidite critiche che continuano a piovere. Io nella critica della canzone non ci voglio entrare perche' di canzoni stupide al festival di Sanremo ne ho sentite abbastanza per una vita intera.

Sara' anche vero che le immagini della Tatangelo non rispecchino l'intera popolazione finocchia(LGTBQ e' una sigla sempre meno poetica), ma almeno espone quella che e' una realta', un disagio che se anche un finocchio, femminiello, o semplice truccatore patisce per colpa di preconcetti basati su banali predicozzi sociali, tutti noi in parte ne soffriamo.
io non sono un truccatore e non sono neanche un addetto ai lavori, e forse ho anche la grande fortuna di aver trovato un amore esplicato tramite un matrimonio, che se da un lato mi appaga sentimentalmente, mi mette spesso in disagi sociali con chi ancora non capisce, ma ho lasciato sbafature di mascara e rossetto su mille cuscini di amici, ma soprattutto di amiche, che quando avevo bisogno di essere carezzato come un gatto, erano li' senza giudizio ad offrirmi lo spazio per soffrire con la dignita' che non viene offerta altrove.

Io ribadisco il diritto alla banalita', equiparato al diritto di tacchi e parrucche, a motociclette e finte barbe. Il diritto alla superficialita' contrapposto a serismi sterili ed inconcludenti.
Ci accaniamo contro chi a modo suo ci vuole bene tanto che ci dividiamo e separiamo dagli alleati etero, che quando si tratta di essere accaniti su cose serie non siamo capaci di compattare le forze dietro obiettivi reali, od unire le voci in cori unisoni, rimanendo tre milioni di finocchi(lesbiche transgender curiosity kill the cat e chi piu' ne ha piu' ne metta) a dire tre milioni di cose diverse.
La prossima volta il Mario Mieli forse dovrebbe trovare un proprio candidato al Festival di San Remo che si metta a cantare di cose serie. Siamo tutti bravi a criticare, ma fino a che non traduciamo le critiche in azioni concrete, siamo solo Canzonette!
Con rammarico, ma speranzoso.

Fabrizio Gentili~Davis

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