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sabato 1 marzo 2008

Caso Don Gelmini: Il Papa l'ha ridotto in stato laicale.

(Vivicentro) Don Pierino Gelmini è stato ridotto allo stato laicale dal Papa, come chiesto dallo stesso fondatore della Comunità Incontro di Amelia per difendersi al meglio nell'inchiesta della procura di Terni nella quale è accusato di molestie sessuali nei confronti di alcuni ex ospiti della struttura (addebiti ai quali si è sempre proclamato estraneo).
La notizia è stata riportata dal Corriere dell'Umbria.

"Con Gelmini ha accolto con grande gioia la decisione del Papa" ha detto il portavoce del sacerdote, Alessandro Meluzzi, parlando stamani con l'Ansa. "Considera questo - ha aggiunto - un segno di attenzione e disponibilità da parte del Vaticano, in uno spirito di grande unità tra don Pierino e la Chiesa". La decisione del Papa è stata comunicata al vescovo di Terni monsignor Vicenzo Paglia con una lettera.

Don Gelmini in tarda serata tornerà in Italia dopo avere trascorso un soggiorno a scopo terapeutico nelle sue comunità del sud America. In seguito alla riduzione allo stato laicale non potrà più celebrare messa o confessare.

ATTESA PER DECISIONE PM TERNI SU INDAGINE
E' attesa nelle prossime settimane la decisione della procura di Terni per l'inchiesta condotta nei confronti di don Pierino Gelmini accusato di molestie sessuali a carico di alcuni ex ospiti (nove quelli indicati nell'avviso di conclusione indagini) della Comunità Incontro. Il pm Barbara Mazzullo dovrà infatti decidere se chiedere il rinvio a giudizio del sacerdote, che si è sempre proclamato estraneo a ogni addebito, o l'archiviazione del fascicolo. Nell'inchiesta sono coinvolti anche due collaboratori del sacerdote e la madre di uno dei suoi accusatori. Devono rispondere di favoreggiamento per avere aiutato don Gelmini ad eludere gli accertamenti condotti dalla squadra mobile della questura di Terni. A tutti il 27 dicembre scorso è stato notificato l'avviso di conclusione indagini. A don Gelmini la procura contesta di avere costretto nove ospiti della comunità a "soddisfare le sue richieste sessuali" mediante "la minaccia di avvalersi della sua autorità e della conoscenza di numerosi personaggi politici influenti o promettendo favori tramite dette conoscenze". Fatti che sarebbero avvenuti nella sede di Molino di Silla dal 1997 all' ottobre scorso, quando ormai da quasi un anno il sacerdote sapeva di essere indagato. Circostanza, questa, che al momento del deposito degli atti era stata sottolineata dal portavoce di don Pierino, Alessandro Meluzzi, il quale aveva parlato di "accuse surreali".
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