Per liberare il nostro amore, la nostra fantasia, la nostra dignità.
(Aurelio Mancuso) Due anni fa l’Unione promise di affrontare, pur con una formulazione involuta e bislacca, la questione del rinoscimento delle coppie di fatto. La nostra critica fu forte e chiara, e non abbiamo cambiato opinione.
Due anni di governo Prodi ci hanno consegnato un bilancio magro, diremmo inesistente, se non fosse per l’azione dei nostri due parlamentari uscenti Franco Grillini e Gianpaolo Silvestri, che hanno fatto un ottimo lavoro e che voglio ringraziare pubblicamente a nome di tutta l’Associazione.
E proprio per questo che il nostro giudizio su quello che è avvenuto nelle aule parlamentari sul riconoscimento delle coppie di fatto e sulle norme anti discriminatorie non può che essere decisamente negativo.
Ancora una volta è andato in scena uno spettacolo umiliante ed offensivo rispetto alla nostra dignità, ai nostri vissuti, alle nostre lunghe e faticose battaglie.
Non sono bastate manifestazioni come il RomaPride2007, sit in, iniziative in tutta Italia, pressioni, partecipazione a tavoli giuridici e tecnici. La politica ancora una volta si è dimostrata cieca e sorda.
Ora si apre una fase nuova. Il precipitare della crisi politica, la scomposizione e ricomposizione di partiti ed alleanze, da noi ampiamente prevista già al Congresso di maggio 2007, hanno bisogno di una nostra precisazione rispetto al ruolo, al posizionamento, alla strategia di Arcigay.
Credo che sia necessario in premessa ribadire un concetto, che forse non è stato compreso bene dai partiti, dai mass media, da alcune associazioni lgbt: Arcigay è un soggetto politico e sociale autonomo, distante e distinto dai partiti.
Non esistono, e chi pensa di poterle costruire è bene che si metta il cuore in pace, correnti partitiche all’interno di Arcigay e, quindi, nemmeno capo corrente di riferimento. La nostra libertà di pensiero è massima e limpida.
Manteniamo inoltre un severo giudizio sull’incapacità di questa classe politica di rinnovarsi. Cambiano le sigle, cambiano i posizionamenti, ma i leader sono sempre gli stessi, gli stati maggiori si autoriproducono e, questo si ripercuote su programmi e posizioni politiche assolutamente non in sintonia con le esigenze concrete della società.
Grillo cerca di interpretrare il malessere sociale con posizioni discutibile, noi invece siamo il malessere sociale che esprime proposte ed esperienze serie e comprensibili.
Noi abbiamo un programma preciso, un sistema di valori condiviso, una storia che parla da sola, mettiamo tutto ciò al servizio delle persone lesbiche e gay uniche destinatarie del nostro impegno quotidiano, nelle città, nelle sedi di aggregazioni, nelle reti di servizio, che vogliamo aumentare, diffondere e rendere finalmente una lobby sociale forte e auto sufficiente.
Sta ai partiti, se lo vogliono, mettersi in relazione con la nostra presenza sociale, avanzare proposte di legge, condurre una battaglia culturale e sociale nel paese.
Non siamo più all’anno zero. Tutti i partiti e le espressioni sociali del paese hanno gli strumenti adeguati per conoscere cosa significa oggi la presenza organizzata della comunità omosessuale.
Allo stesso tempo voglio ribadire con nettezza che chi si adopera dentro i partiti a costruire politiche di attenzione e di dialogo con il movimento lgbt, che sia omosessuale o meno, ha il nostro apprezzamento e svolge un compito meritorio. Alcune di queste persone hanno una relazione con il movimento, e per questo non si sono mai sognate di sostituirsi ad esso, altre non ce l’hanno, ne prendiamo atto, ma non si confondano i piani, le storie, le competenze.
Detto questo, nei giorni scorsi si sono rincorse voci di tutti i tipi. Si è fantasticato su squadroni di candidati Arcigay nei vari partiti del centro sinistra, si sono accreditate sui giornali e sui Tg candidature certe tra cui quella del sottoscritto.
Si è trattato di una campagna ben orchestrata, condotta da alcuni personaggi, che pur di emergere e di agguantare la poltroncina non si sono fatti scrupolo di mettere in seria diffoltà Arcigay. Di indebolire la nostra immagine di associazione e la nostra funzione sociale.
Dovremo in futuro riflettere su un certo tipo di carrierismo gay e lesbico fine a se stesso, quello che oggi si può dire è che nessuno può permettersi per conto nostro o contro di noi di trascinarci in squallide polemichette che tentano di squalificare un tenace lavoro sociale, che difenderemo sempre con energia, perché è il frutto della volontà di migliaia di volontarie e di volontari, di decine di territori, di tante professionalità, strumenti e servizi, che non possono essere strumentalizzati da chi nemmeno sa di cosa stiamo parlando.
Bisogna essere severi con noi stessi, e se vi sono state ingenuità e sottovalutazioni, vanno sottolineate e corrette, ma respingiamo al mittente, soprattutto all’indirizzo di vallette che si sono prestate alla presentazione di nuove formazioni politiche, l’accusa di auto candidature. Notiamo con una certa ironia, che personalità note del movimento, che da tempo si ergono a paladine dell’autonomia del movimento dai partiti, sguazzano sulle agenzie stampa, nei salotti e nelle riunioni di partito per accreditare il loro appoggio incondizionato.
E’ un brutto spettacolo, che speriamo finisca presto e che ci incita ancor di più a condividere, con le associazioni a noi più vicine, prima fra tutte ArciLesbica, un percorso unitario più stringente, che porti entro il 2008 ad ipotizzare la costruzione di una Federazione Nazionale lgbt, che coordini l’azione delle reti nazionali che davvero vogliono porsi l’obiettivo di rinnovare la nostra presenza sociale.
A questo progetto hanno inoltre già dato il loro assenso anche l’Agedo e l’Associazione delle Famiglie Arcobaleno.
Perché carissime e carissimi, deve essere chiaro, questo movimento così come oggi si esprime è inadeguato e noi riaffermiamo ciò che abbiamo scritto al Congresso: è necessaria una seria evoluzione del movimento, e quindi anche di Arcigay. E’ necessario metterci in sintonia popolare con la società in generale, ma anche con il popolo lgbt. Oggi giustamente deluso, amareggiato, fortemente critico anche nei nostri confronti. Questa situazione va affrontata di petto. Dobbiamo dare dei segnali precisi! E’ necessaria una vera e propria Costituente moderna del movimento lgbt. Dopo le elezioni e il Pride, dovremo lavorarci in modo aperto e coinvolgente. E fin d’oggi rilancio un appello: gay e lesbiche italiane siamo pronti a costruire una nuova Arcigay, che sia uno strumento adeguato ai vostri desideri, ai vostri bisogni.
Ecco perché Arcigay si è tenuta e si tiene distante dal teatrino che è andato in scena. Siamo orgogliosi di avere nelle nostre fila parlamentari come Franco Grillini e Gianpaolo Silvestri che hanno dimostrato sul campo serietà e abnegazione, come speriamo che altri nostri militanti e dirigenti possano in questa tornata elettorale, in Parlamento e nelle amministrazioni locali portare il bagaglio di idee e di serietà maturato nell’esperienza collettiva di Arcigay.
Non vi è mai stata da parte mia alcuna richiesta di candidatura ad alcun partito o formazione; è accaduto l’esatto contrario. Di ciò ho dato immediata comunicazione alla Segreteria nazionale, ed avviato una riflessione anche più larga.
Nessuna proposta concreta è mai stata avanzata da queste formazioni, se non dopo la sapiente campagna stampa di mercoledi 27 febbraio, e come possono testimoniare le persone coinvolte, io l’ho immediatamente respinta.
Nell’ipotesi che la proposta di candidatura fosse emersa in clima diverso e in condizioni assai differenti dalle attuali, e avessi deciso di accettare, un minuto dopo mi sarei dimesso da presidente nazionale Arcigay.
E in questo senso credo sia opportuno domani votare un’ordine del giorno del Consiglio Nazionale che aiuti all’interno e all’esterno di Arcigay a comprendere che la nostra distinzione dai partiti non sono parole scritte sull’acqua. Un’ordine del giorno che espliciti che presidente e segretario e i componenti della segreteria non possono svolgere le loro funzioni se candidati alle elezioni politiche, e non solo eletti, come previsto dallo Statuto.
Domani 2 marzo discuteremo ed approveremo il documento politico di indicazione al voto.
Il testo base tiene conto di un confronto tra opinioni differenti, punti di vista che sono influenzati anche dalle varie appartenenze territoriali, che compongono la ricchezza della nostra rete, anche in questo il nostro punto di vista non può che essere diverso da esperienze pur importanti ma solamente locali.
Il documento non lo esplicita, ma è chiaro che il quadro con cui ci dobbiamo confrontare è complicato e riteniamo assolutamente in evoluzione. Sappiamo che ora e dopo le elezioni proseguiranno mutamenti e questo ci consegna una situazione dove è difficile oggettivamente individuare interlocutori precisi. Lo stesso quadro istituzionale che uscirà da queste elezioni sicuramente non si assesterà e assisteremo a novità e cambiamenti. Insomma la transizione non è terminata e noi dobbiamo adeguatamente attrezzarci cosi come abbiamo detto oggi, come una moderna lobby pronta a interpretare fino in fondo il suo ruolo.
L’indicazione di fondo del documento è in linea con queste affermazioni: non indichiamo nessun partito, non facciamo una scelta per questa o quella formazione ad esclusione del fatto che invitiamo esplicitamente a non votare tutte le formazioni della destra!
Una destra omofoba, razzista, che propaganda i disvalori dell’esclusione, dell’odio, di un familismo orrendo, dove le donne sono di nuovo interpretate come le vittime di un sistema sociale illiberale, senza alcun sostegno sociale.
Una destra che noi combattiamo a viso aperto. Che con il movimento delle donne contrastiamo sul terreno dell’autodeterminazione, delle libertà, della vita, delle scelte.
E’ colpa di questa destra e delle gerarchie cattoliche se in questo paese oggi si diffonde l’idea che le donne che abortiscono sono assassine e che gli omosessuali dei malati. Nessun compromesso è possibile. Il partito delle libertà, la destra di Storace, il centro neo democristiano di Casini sono avversari, rappresentano bene quanto questa politica italiana sia arretrata. Magari ci fosse un partito conservatore di stampo europeo con cui poter dialogare, d’altronde anche la sinistra e il centro sinistra non sono all’altezza.
Rispetto al centro sinistra e alla sinistra il nostro ragionamento si fa più articolato.
La tentazione all’indifferenza è forte, ma come lobby non possiamo permettercelo, come cittadine e cittadini italiani, non vogliamo sottrarci al dettato costituzionale del diiritto e dovere al voto.
Per queste ragioni proclamando ancora una volta la nostra profonda delusione ed insoddisfazione che si esplica nel non allineamento ad alcuna proposta politica e di coalizione, proponiamo come strumento positivo di azione politica un patto con tutti quei candidati eleggibili che sosttoscriveranno la piattaforma del Roma Pride 2007, e che dichiareranno pubblicamente una relazione diretta con Arcigay.
Sarà compito dei Comitati provinciali lavorare in questo senso e produrre una lista di candidati che verrà diffusa nazionalmente e resa pubblica sul nostro sito.
Il 9 marzo si voterà in Spagna. Anche per noi quelle elezioni sono importanti, se Zapatero vincerà, come noi tutte e tutti ci auguriamo, sarà la vittoria della libertà contro l’oscurantismo, della civiltà democratica contro la teocrazia reazionaria. Anche per noi quella data potrà significare una svolta, un nuovo inizio. Per questo Arcigay oltre a sostenere gli amici e compagni spagnoli si interpreta come la forza che in Italia raccoglierà con convinzione quella bandiera preparandosi nel prossimo futuro ad essere quel sogetto che in relazione con la società italiana cambierà la politica e la cultura.
Il BolognaPride2008 è per noi uno snodo essenziale che renderà evidente che la storia avanza con noi e noi ce ne assumeremo tutto il peso e tutta la responsabilità.
Avanti sulla strada tracciata dal Congresso di maggio, avanti tutte e tutti insieme per liberare l’Italia, per liberare il nostro amore, la nostra fantasia, la nostra dignità.
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