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sabato 1 marzo 2008

Laicità: le condizioni per il confronto. Nessuno è proprietario dello Stato, nessuno ha diritto a ipoteche.

(Costanza Firrao - Libertà giustizia) Mercoledì 27 febbraio, a Ivrea, si è discusso dei rapporti tra mondo laico e mondo cattolico, di laicità e democrazia, tra “non possumus”, “valori non negoziabili” e moratorie. A parlarne in una sala gremita, il Prof. Gustavo Zagrebelsky, docente di Giustizia Costituzionale all’Università di Torino e Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Don Ermis Segatti, docente di Storia del Cristianesimo alla facoltà Teologica di Torino, referente per la Cultura e l’Università della Diocesi cittadina. Sollecitati dall’introduzione di Tullio Lembo, del Forum Democratico del Canavese che insieme a LeG ha organizzato l’incontro, i due relatori hanno dimostrato che il dialogo e il confronto sono non solo possibili ma auspicabili.

L’autonomia e la responsabilità dei laici, ricorda Lembo, erano state riconosciute dalla Chiesa con il Concilio Vaticano II, poi, dopo la caduta del muro, l’atteggiamento è cambiato: sempre più ingerenze da parte della gerarchia ecclesiastica nell’ambito della sfera istituzionale e politica. Ma nel Paese c’è una reale contrapposizione su questi temi?
Nei dibattiti in cui si chiamano a discutere due persone che rappresentano la Chiesa da una parte e i laici dall’altra, sottolinea Zagrebelsky, nessuna delle due vince niente e, pur mantenendo ferme le proprie convinzioni, sarebbe una grave perdita se si scavasse un solco tra questi due mondi. Oggi tutti si proclamano laici e nessuno propone la cristianizzazione dello Stato ma si è aperta una controversia. Si auspica, da parte del mondo cattolico, una “nuova” o “sana” laicità, inquinando in tal modo il discorso. Lo Stato laico deve mantenere nei confronti di tutte le professioni di fede un’assoluta neutralità mentre le convinzioni etiche di ciascuno debbono trovare all’interno dello Stato stesso, il loro spazio naturale e di convivenza. Posizione, questa, maturata a seguito delle guerre di religione che hanno insanguinato il mondo. E’ necessario fare chiarezza: negli anni ’20 in Germania e in Italia, nazisti e fascisti si dicevano portatori di una “vera, sana e leale democrazia”, contrapposta a quella corrotta degli altri Paesi.
I dibattiti tra mondo laico e cattolico trovano un reale coinvolgimento nella società? Sì, esattamente come i temi di carattere economico o sociale. Il mondo laico si sente sotto assedio, quello cattolico si sente schiacciato dal peso del cosiddetto “relativismo etico”. Due posizioni di debolezza che sfociano in aggressività reciproca e provocano continue tensioni nei due campi. “Non possumus” da una parte e dall’altra, perché ci sono dei presupposti che nessuno dei due soggetti è disposto a mettere in discussione, quindi reciproca sopraffazione. Ma questa non è democrazia.
Replica Don Segatti che la laicità in Europa e in Italia, rispetto ad altri posti nel mondo, non è a rischio anche se, riconosce, c’è un certo livello di contenziosità. Si dice d’accordo con l’analisi di Zagrebelsky, le due debolezze creano ansietà sociale. Come è vissuta oggi la fede cattolica? Si è passati nel giro di pochissimi decenni da una situazione di “cristianità stanziale”, di “ovvietà del cristianesimo” a una situazione di precarietà: cresce il senso di “non appartenenza”, una sorta di “infantilismo della religione” e un “riduzionismo della sfera religiosa”. Il cattolico vede una società senza orizzonti di valori, di qui è maturata una fase reattiva che lo spinge a vivere la religione non più solo come un fatto di coscienza privata, bensì a proporre delle posizioni forti e a mettere dei punti fermi rispetto a un mondo frantumato, di riproporre alla società civile una serie di valori irrinunciabili, dando in tal modo alla fede una funzione di supplenza ai valori etici.
Ma la Chiesa, interviene il moderatore, facendosi supplente di tutto è portata a compiere dei passi falsi di cui poi potrebbe essere messa in condizione di dover chiedere scusa (vedi ieri la contrapposizione con Galileo). La Chiesa ha una diffidenza nei confronti della democrazia e della pluralità?
La Chiesa, risponde Zagrebelsky, dice che le nostre società sono in una situazione di crisi, hanno perso un orizzonte di valori. Ma non solo la Chiesa, anche il mondo laico è preoccupato dalla “dittatura della scienza”, ci si chiede con angoscia, stiamo progredendo, ma verso cosa? E specularmente alla Chiesa i laici discutono di valori: dalle unioni di fatto a quelle gay, dal testamento biologico alla fecondazione assistita, ma con una visione etica della vita molto diversa. Si può essere pro o contro ma non si può negare che dietro a chi li propone ci sia una questione “valoriale” che viene invece percepita dalla Chiesa come disvalore. Bisogna trovare il modo di convivere. Una parte dei cattolici non si sente a “casa propria” nel dibattito sui valori, ma questo è proprio della laicità: nessuno si deve sentire a casa propria ma in una “casa comune”. Nessuno è proprietario dello Stato, nessuno ha diritto a ipoteche. I cattolici dicono che i laici vogliono relegarli nel privato delle loro coscienze ma nessuno, religioso o non credente, può avere la pretesa di intervenire, a livello politico, nella gestione della casa comune.
Quando la Chiesa protesta contro la secolarizzazione sbaglia, ben vengano tutte le professioni religiose ma fuori dalle decisioni comuni. Fino a qualche anno fa i problemi tra Chiesa e Stato erano diversi ( le scuole cattoliche, la sacra Rota, l’insegnamento della religione) mentre oggi la Chiesa interviene nel funzionamento delle istituzioni e vincola i propri fedeli a seguire determinati dogmi anche all’interno del Parlamento. Questo è un problema per la democrazia. Chi ha fede oggi, concorda Don Segatti, ha diritto allo spazio pubblico ma non a invadere quello politico-istituzionale.
Dopo alcuni interessanti interventi da parte del pubblico, il dibattito si è concluso con le parole del moderatore: se prevalesse la visione di Monsignor Segatti non ci sarebbero problemi, il confronto è possibile, basta solo volerlo ricercare.

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