A scuola di bullismo.
(L’Avvenire ) Il Comune di Roma ha deciso di patrocinare un’iniziativa anti-bullismo «a 360 gradi» che – «per ora», viene sottolineato – si svilupperà in 6 scuole superiori romane e si articolerà in 60 incontri «obbligatori» per insegnanti, famiglie e studenti delle classi prescelte.
Presentata così, la cosa meriterebbe solo applausi. Invece hanno subito preso a fioccare da più parti allarmi e riserve. E può sembrare strano, ma solo fino a quando non si colgono gli esatti e sconcertanti contorni dell’operazione. Basta, infatti, informarsi appena un po’ per scoprire che questa meritoria battaglia, col beneplacito dell’amministrazione capitolina, è stata appaltata al ’Mario Mieli’, un’organizzazione che si definisce «circolo di cultura omosessuale».
Gli «operatori» che verranno inviati nelle sei scuole di Roma sono stati, insomma, selezionati all’interno di una precisa e unica realtà militante, da anni polemicamente impegnata per l’affermazione della sua parziale visione «culturale» della sessualità umana. Perché? In base a quali criteri si è stabilito che la «non sopraffazione» e la «non discriminazione delle diversità» per diventare finalmente materie di studio e di formazione debbano finire per concidere, incredibilmente, con le posizioni sostenute in certi ambienti gay? La scuola non può e non deve diventare campo libero per imposizioni propagandistiche e scorribande pseudo-educative. Il bullismo del ’politicamente corretto’ non fa meno danni di ogni altro bullismo. E l’autentico rispetto per ogni persona ci impone di denunciarlo con la stessa determinazione.
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